Quando la crescita crea occupazione

Press Meeting

La crescita porta occupazione e di cosa hanno bisogno le aziende italiane per crescere? A questi interrogativi hanno cercato una risposta nel pomeriggio, in sala Neri, politici e imprenditori, coordinati dal presidente della Compagnia delle Opere Bernhard Scholtz. Alla tavola rotonda, promossa dalla CdO in collaborazione con Unioncamere, hanno partecipato Domenico Arcuri, ad di Invitalia (un’agenzia nazionale con il compito prioritario di attrarre investimenti stranieri nel nostro paese); Francesco Caio, ad di Avio (all’avanguardia nel mondo per la costruzione di componenti aeronautiche); Enrico Giovannini, ministro del Lavoro e delle politiche sociali; Mauro Moretti, ad delle Ferrovie dello stato; Marco Morganti, ad di Banca prossima – Gruppo Intesa Sanpaolo.
Dal primo giro di interventi, accanto a problemi già emersi in questi giorni al Meeting, è risultata un’immagine del mondo produttivo e universitario italiano in controtendenza con le visioni pessimistiche ricorrenti. Caio e Moretti, ad esempio, hanno tessuto gli elogi delle facoltà di ingegneria industriale di Milano, Torino, Roma e Napoli che, secondo l’ad delle Ferrovie, sono ai massimi livelli mondiali. “Atenei strepitosi – ha aggiunto Caio – che mettono sul mercato professionisti capaci di una forza competitiva eccezionale”. Avio, di proprietà di General electric, ha visto il colosso americano investire un miliardo e mezzo di dollari. Oggi ha 5.200 dipendenti di cui 4.500 in Italia e nel 2012 ha aumentato i ricavi del 16 per cento. È un’azienda che lavora in Italia, con quattro stabilimenti e un altro in arrivo. Negli ultimi due anni ha creato trecento posti di lavoro. “Andiamo bene – ha ironizzato Caio – forse perché siamo lontani da Roma e nessuno ci raccomanda cugini e parenti. La verità è che abbiamo un rapporto positivo col territorio, che abbiamo tempi rapidi di scelta e un’agile disciplina gestionale e siamo strettamente collegati al mondo accademico”.
Buone notizie anche dalle Ferrovie, con 80mila dipendenti e un’occupazione pregiata, stimata da Moretti in 200mila uomini/anno. Le Ferrovie dello stato italiane sono presenti in tutto il mondo, Australia compresa, e di recente hanno vinto un appalto per l’alta velocità fra Brasilia e Rio de Janeiro. “Facciamo buoni prodotti e buoni sistemi, nell’alta velocità siamo ai vertici mondiali – ha detto Moretti – ma abbiamo bisogno di alcune condizioni fondamentali per crescere ancora: una forte delegificazione che riduca drasticamente vincoli e norme che affogano lo sviluppo e un quadro politico stabile che dia certezze ad imprenditori ed investitori”. Richieste, queste, sottoscritte da Domenico Arcuri. Secondo l’ad di Invitalia, gli stranieri non investono nel nostro Paese perché la nostra pubblica amministrazione è un grande labirinto dal quale non si sa se e quando si uscirà. Certo sono arrivati la Rolls Royce ad Avellino e Unilever a Napoli, ma in Sicilia per costruire un resort ci si mette il triplo del tempo che in Sassonia.
Morganti ha difeso le ragioni del terzo settore (“non è una riserva indiana”), capace di dare lavoro a 680mila dipendenti e 270mila esterni, oltre a mobilitare quattro milioni e mezzo di volontari. “Il terzo settore – ha spiegato l’ad di Banca prossima – è il principale fornitore di servizi in ambito di assistenza, sport, istruzione e cultura. Crea occupazione e produce pil. La nostra banca presta soldi che rientrano al 99,2%”.
Il ministro Giovannini ha denunciato una crescita che non si trasforma in occupazione. “Abbiamo perso tempo – ha detto – e invece di cogliere l’opportunità dell’euro per rilanciare la nostra economia abbiamo perso quegli anni. Purtroppo il Paese è capace di svegliarsi solo con crisi economiche come quelle del 2008 e del 2011”. Secondo il ministro nascono poche nuove imprese rispetto all’Europa: ci sono sempre più manager che non rischiano del proprio e meno industriali. “Inoltre – ha aggiunto – abbiamo a che fare con miriade di minuscole imprese, frutto di una retorica dura a morire secondo cui piccolo è bello. Non è sempre vero, anzi spesso vediamo microaziende chiuse su se stesse, non in grado di ammodernarsi e di far fronte alle sfide globali. Aziende che rifiutano innovazioni e processi di rete”. A detta del ministro, poi, non si investe a sufficienza nella scuola e nelle imprese. Fra i suoi impegni, quello di disboscare il ginepraio della pubblica amministrazione e di sostenere gli enti pubblici nei lavori socialmente utili, finanziandoli con voucher così da non incidere sui costi del personale dipendente.
Per un secondo round, Bernhard Scholz ha fatto la stessa domanda per tutti: di che cosa hanno bisogno le aziende per aumentare l’occupazione? Come battuta, che lui stesso definisce infantile e scherzosa, Arcuri risponde: “occorrono più soldi…” Poi però entra nel merito. “Non siamo simili a nessun paese europeo perché nessuno di loro ha il 40 per cento della popolazione staccata dal rimanente 60 per cento per risorse e sviluppo e la disoccupazione giovanile è altissima”. Termina con una battuta un po’ pessimistica: “Eravamo poveri, orgogliosi e volitivi, ora siano non poveri, non orgogliosi e non volitivi”. Caio prende al volo la frase finale per dire che “siamo stati i più bravi poveri del mondo, mentre come ricchi siamo un disastro”. Secondo Caio, c’è lavoro in abbondanza, occorre però spingere i ragazzi ad andare all’università perché la formazione serve non solo nel digitale, ma anche nella comunicazione (“Serve anche lo studio dell’italiano”).
“Finalmente nel governo non si parla più di articolo 18, ma di una garanzia sociale”, è il parere di Moretti. “La morte di un’azienda può essere doverosa, dando una garanzia sociale ai lavoratori e offrendo loro un nuovo lavoro”. Per Moretti è positivo il settore manifatturiero, mentre ci sono carenze nei servizi: “Il settore dei trasporti è tutto in crisi”, c’è da gestire un fatturato di 25 miliardi. Polemico Morganti sui tagli del precedente governo che ha abolito l’Agenzia per il terzo settore, uno strumento prezioso di lavoro e coordinamento. L’economia sociale ha la capacità di espandersi anche in settori come beni culturali e servizi (per esempio la gestione dell’acqua potabile). Il ministro Giovannini chiude rispondendo a una domanda sull’apprendistato, notando una grossa carenza nei servizi per l’impiego e ritenendo opportuno un reddito minimo di inserimento, al posto di prestazioni sociali troppo lunghe all’uscita dal mondo del lavoro. Sul non profit il governo ha posto alle regioni un ultimatum: o si approvano leggi adeguate entro il 30 settembre oppure il governo riprende tutta la materia per riformarla completamente.

(D.B., A.B.)

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