Al centro della pubblicazione (Ed. Guerini e Associati), opera di Marcello Foa, inviato speciale de “Il Giornale”, il tema scottante dei rapporti tra informazione e politica.
“Faccio questo mestiere da 20 anni – ha sottolineatol’autore – e ho scoperto come la realtà sia molto più complessa di quanto si creda. I politici, di destra come di sinistra, hanno imparato ad usare a loro vantaggio quelle “tecniche” che devono far sì che il loro messaggio giunga nel modo più opportuno. La comunicazione politica è quel meccanismo che permette di partecipare al gioco politico diffondendo le proprie convinzioni. Quando questo avviene, le democrazie sono sane. Ma all’interno di alcune democrazie, specie anglosassoni, è nato un nuovo, presunto “stile” delle notizie, del quale in genere esiste scarsa consapevolezza: lo “spin doctor”, letteralmente “il sapiente che fa ruotare”, ovvero che fa girare le notizie sostanzialmente nell’interesse del proprio committente. Questa figura sa esattamente come inserirsi nei media al fine di condizionare l’opinione pubblica. C’è in gioco la credibilità del nostro sistema politica e di comunicazione.
Il problema del giornalista – ha quindi sottolineato – non è oggi di cercare le notizie ma di selezionarle. L’80% delle notizie nasce all’interno delle istituzioni ad ogni livello, e sono i grandi network televisivi ad avere i filmati che poi vengono distribuiti sui circuiti internazionali. Chi siede all’interno delle istituzioni ha un potere discrezionale enorme.
“Non avete idea – ha aggiunto – di come si sia perfezionato il sistema dell’informazione dietro ad ogni governo. Tutto è predisposto secondo griglie pianificate per condizionare l’opinione attraverso l’uso dei media.. Anche la scelta dei luoghi dove svolgere i ‘summit’ internazionali è tutt’altro che casuale”. Uno dei tanti esempi, l’incredibile “caso Gannon”, sconosciuto “giornalista” accreditato alla Casa Bianca, a cui George Bush aveva sempre rivolto per due anni la parola durante ogni conferenza stampa: ma Gannon è stato smascherato da alcuni colleghi, che hanno scoperto come fosse un finto giornalista. Episodi come questo, e numerosi altri citati nel libro, avvenuti in vari Paesi, devono spingere, ha concluso l’autore, giornalisti e opinione pubblica a riflettere, a sviluppare una coscienza di fronte ai problemi dell’informazione.