Preghiera Shomyo e canti della tradizione cristiana

Press Meeting

Rimini, 25 agosto 2015 – Grazie all’amicizia tra don Luigi Giussani e il professor Shodo Habukawa, nata nel 1987, l’anno successivo i monaci del monte Koya in Giappone hanno iniziato a partecipare al Meeting, e ogni anno partecipano al Meeting. Roberto Fontolan esordisce all’Arena Frecciarossa 1000 d3, ore 15, ricordando che quando i monaci pronunciano Shomyo ogni giorno, nel tempio Muryokoin, sono circondati dalle statue di Buddha e dalla memoria degli antenati. Tra questi, il professor Habukawa mette anche le foto di Giovanni Paolo II, di don Giussani e di don Francesco Ricci, in modo da pregare anche per loro, perché l’amicizia con i cattolici è davvero importante.
Wakako Saito, professoressa dell’Università Aichgakuin in Giappone, accompagna il professor Habukawa e traduce le sue parole: “Il Meeting è il luogo del miracolo perché nonostante le differenze di cultura, di fede, di nazionalità, si può sentire ugualmente il grande abbraccio del Mistero senza limite”. Fontolan da parte sua invita il pubblico a “non perdere nessun colore, suono e sfumatura di quello che percepì don Giussani quel giorno di 28 anni fa”.
Il canto liturgico buddista, Shomyo, eseguito dai monaci, risale al VI secolo d.C. e celebra l’armonia, “quando tutte le cose che hanno una voce propria in questo mondo, risuonano insieme mantenendo ciascuna le proprie caratteristiche pur fondandosi in un unico suono e questo momento è quanto vi sia di più vicino alla voce del Buddha”. Proprio per mostrare questo “risuonare insieme”, il coro Millennium di Rimini ha eseguito canti del repertorio liturgico della tradizione cristiana: brani antichi come l’“Alleluia” del popolo armeno (il primo a convertirsi al cristianesimo), l’“Uri saphon” in lingua ebraica dell’Antico Testamento e i brani nati nei conventi, quali le laude francescane, espressione della tradizione popolare. Nell’ultimo canto i due cori si sono fusi come un’unica lode in omaggio al “Mistero che vibra dentro tutte le cose”.
Come sorpresa finale il coro Millennium, quasi per ricordare l’incontro con don Giussani, dedica ad Habukawa la famosa canzone napoletana “Torna a Surriento”. Alla fine quello che colpisce è l’impassibilità dei monaci di fronte alla malinconia, che non è indifferenza, ma desiderio di arrivare alla profondità dell’essere.

(A.Cap., D.P.)

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