POLITICA INTERNAZIONALE E LIBERTÀ RELIGIOSA Protagonisti della politica internazionale e della Chiesa si confrontano sul tema

Press Meeting

Considerare la libertà religiosa un elemento basilare per la difesa dei diritti umani fondamentali. È il tema con cui si sono confrontati tre personaggi di spicco nel mondo delle relazioni internazionali nell’incontro dal titolo: “Politica internazionale e libertà religiosa”, oggi alle 17.00 in auditorium B7. Alla conferenza, moderata dal direttore del Centro internazionale di Comunione e liberazione Roberto Fontolan, sono intervenuti Nassir Adulaziz Al-Nasser, presidente dell’Assemblea generale dell’Onu, Giulio Terzi di Sant’Agata, ministro degli Affari esteri e il cardinale Jean Luis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso. In apertura vi è stato il saluto di Antonella Mularoni, segretario di Stato degli affari esteri della Repubblica di San Marino.
“A Rimini ogni anno si riuniscono persone di diverse religioni ed etnie. Questa città ogni estate si trasforma in luogo di amicizia”, ha affermato Nassir Adulaziz Al-Nasser, confessando la sua ammirazione per un evento come il Meeting che ha la capacità di raccogliere non solo grandi personaggi, ma soprattutto tanti giovani. Musulmano proveniente dal Qatar, il presidente dell’Assemblea generale dell’Onu ha sottolineato la sua personale preoccupazione per le tragedie dovute alla violazione della libertà religiosa in molte aree del mondo. “Tali questioni continuano a turbarci – ha detto – le Nazioni Unite sono state create sul presupposto che il dialogo fra le culture e le diversità è la via migliore alla pace. L’Assemblea generale sta lottando per contrastare queste discriminazioni”. Al-Nasser ha elencato alcuni interventi fatti dall’Assemblea durante il suo mandato, che ha dato alle Nazioni Unite un nuovo ruolo nel lenire le dispute, organizzando una serie di eventi aventi a tema il dialogo fra religioni e culture. Per diffondere l’ideale di pace e rispetto nel mondo, il diplomatico, attualmente in scadenza di mandato, ha annunciato varie iniziative, tra cui l’imminente proiezione di un documentario dal titolo: “Al di là del bene e del male”, che avrà come tema principale il perdono. “L’umanità – ha sottolineato – deve costruire ponti abbastanza forti da resistere all’urto delle differenze”. Secondo Al-Nasser, le Nazioni Unite vogliono tutelare la diversità e ciò è possibile solo se si prende atto dei vantaggi che essa determina godendo dei frutti della globalizzazione.
Giulio Terzi di Sant’Agata ha invece focalizzato l’attenzione sulla Primavera araba che ha cambiato gli equilibri dei Paesi del Mediterraneo, sottolineando il ruolo dell’Italia nel dialogare con queste popolazioni sia sul piano economico sia culturale. Negli ultimi anni gli scambi commerciali fra l’Italia e gli Stati della regione nordafricana e mediorientale sono aumentati di circa il 20 per cento: il valore dell’interscambio è pari a 82 miliardi di euro. L’Italia sta diventando sempre più protagonista nello scenario mediterraneo. In virtù di tale rapporto il nostro Paese può usare la sua influenza nel difendere le minoranze religiose, in particolare i cristiani. Essi rischiano di scomparire dalla regione (il ministro ha portato Betlemme e la Bosnia come esempi) a causa di conflitti etnico religiosi come quello siriano e fenomeni di estremismo. Secondo Terzi è necessario invogliare i giovani a conoscere queste drammatiche situazioni di guerra e di sofferenza, anche attraverso i social media, per evitare che il termine “martire” sia ricondotto solo a personaggi del medioevo. “Il tema della religione – ha dichiarato – è stato per troppo tempo marginalizzato in Europa. Le vicende legate al rispetto della libertà religiosa erano considerate sconvenienti: nella politica occorre riportare valori fondamentali come la libertà religiosa e diritti umani”.
“Ci si potrebbe chiedere come mai si parla tanto di libertà religiosa” ha esordito il cardinale Tauran. “Probabilmente perché è tra le libertà che più spesso vengono violate” e ricorda che proprio in questi giorni una ragazza undicenne in Pakistan è in prigione per la ormai tristemente consueta accusa di blasfemia. “Fino al ’45 il problema della libertà religiosa era gestito all’interno di ogni singolo stato, ma gli orrori della seconda guerra mondiale fecero emergere la necessità di un accordo su quali fossero i diritti dell’uomo su base internazionale”. Tauran descrive con precisione come viene difeso e codificato il diritto alla religione nei trattati e nelle convenzioni vigenti. Certo questi accordi hanno avuto degli effetti positivi, “la laicità dello stato ha permesso alle minoranze di farsi sentire” precisa il cardinale “ma c’è ancora divario fra le intenzioni e i fatti”.
Il porporato fa poi riferimento al diritto alla libertà religiosa dal punto di vista della Chiesa. Esso non solo viene difeso, ma gode di un rango speciale: “Tale diritto – spiega Tauran – si fonda nella natura stessa dell’uomo come è stata creata da Dio”. Di qui un’idea ben precisa del ruolo dello stato: “Esso non deve interferire con la vita religiosa, almeno fino a quando non vengono lesi i diritti altrui. Lo stato deve solo prendere atto che l’uomo è per natura religioso, che il fatto religioso è parte integrante della società. Un mondo senza Dio sarebbe un mondo disumano”. E, approfondendo il concetto: “Lo stato deve difendere la libertà religiosa nel suo stesso interesse”, perché cittadini liberi di esprimere il loro rapporto con l’infinito “sono più colti e più partecipi della cosa pubblica”, come diceva anche Wael Farouq ieri sullo stesso palco.
Concludendo, il cardinale esorta gli ascoltatori a mettere in pratica ciò che hanno visto in questi giorni al Meeting: “L’uomo è grande quando fa della sua vita una risposta all’amore di Dio. Questo vi chiedo: cerchiamo di mantenere aperta la porta della speranza e dell’amore. Dio ci ha costruiti come speranza” dice citando Péguy. E ricorda: “È il dispotismo che può fare a meno della fede, ma non la libertà”.
“C’è ancora tanto cammino da fare. In una società le differenze di religione non devono essere ostacolo, ma ricchezza” conclude Fontolan riprendendo Al-Nasser. “Ognuno deve fare la sua parte per favorire la libertà religiosa, ma non basta la legge, ci vuole un’educazione dell’io”.

(S.C., M.F)
Rimini, 24 agosto 2012

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