PENSIONI, PRIVILEGIO DI POCHI O DIRITTO DI TUTTI? NOTE PER UNA RIFORMA POSSIBILE

Press Meeting

All’incontro, svoltosi nella sala Neri, hanno partecipato Alberto Brambilla, Sottosegretario al Ministero del Welfare; Guidalberto Guidi, Presidente de Il sole 24 Ore e vicepresidente Confindustria; Fausto Marchionni, Amministratore Delegato e Direttore Generale Fondiaria-SAI S.p.A.; Savino Pezzotta, Segretario Generale CISL.Maite Barea, docente presso l’Università Autonoma di Madrid, ha introdotto l’incontro con una breve relazione ricca di cifre, in cui ha messo in evidenza come la spesa per le pensioni, unita all’invecchiamento del nostro Paese, rischi di mettere in crisi il sistema del nostro Welfare.Brambilla ha ripercorso le fasi delle riforma pensionistica, ricordando che in Europa solo Italia e Svezia hanno operato vere riforme. Da noi si è passati dal sistema retributivo a quello contributivo con un periodo di transizione che porterà all’equilibrio solo fra trent’anni: nel frattempo bisogna rispettare i patti – ha ribadito il relatore – per evitare uno scontro generazionale. Il Sottosegretario ha poi continuato auspicando che venga fatta una revisione del Welfare equilibrata e che si dia certezza ai lavoratori sul proprio futuro previdenziale, così che gli incentivi a rimanere al lavoro possano essere efficaci.Guidi si è detto perplesso sul fatto che il sistema sia sostenibile così come è. Ricordando che la riforma Dini andrà a regime nel 2050, ha fatto notare che in tale data la popolazione ultrasessantenne sarà il 54%. In situazioni di stagnazione dell’economia – ha affermato il Vicepresidente di Confindustria – di solito si tagliano le tasse: per fare questo bisogna tagliare la spesa pubblica che è determinata quasi totalmente da stipendi del pubblico impiego, sanità e pensioni. In questo momento – ha concluso – deve essere il Governo a fare una proposta che vada verso una riforma definitiva.Per Marchionni c’è il rischio che fra trent’anni il sistema pensionistico collassi perché quello retributivo non riuscirà a reggere in questa fase di transizione. Il primo pilastro, previdenza pubblica, assorbe troppe risorse a scapito del secondo, fondi di settore, e del terzo, previdenza privata. L’uso del TFR (trattamento di fine rapporto) al fine di far decollare il secondo e terzo pilastro è fondamentale, ma senza sgravi fiscali non sarà realizzabile.Pezzotta ha subito chiarito di voler fare un intervento di parte, di quella ovviamente da lui rappresentata. Per il segretario CISL è necessario mettere sul tavolo non solo il discorso pensioni ma il modello del Welfare nel suo insieme. Ad esempio, il relatore ha citato il problema delle persone anziane non autosufficienti e degli ammortizzatori sociali. Per Pezzotta è fondamentale tenere presente la differenza tra previdenza e assistenza; proseguendo ha ricordato che sulla delega presentata dal Governo si è fermato il dibattito. A tal proposito si è detto d’accordo sulla trasformazione del TFR in previdenza privata purché ci sia la volontarietà ed ha espresso la propria obiezione sulla decontribuzione del 5% per i giovani. Se servono soldi – ha ribadito Pezzotta – si parifichino i contributi al 20% per le categorie che versano meno e si scovino le 5.000 aziende che operano in evasione totale.Il segretario CISL ha espresso anche la convinzione che il sistema sia equilibrato, ma che occorra far ripartire l’economia del Paese: solo così il disastro del 2030 sarà evitato. Infine ha criticato il fatto che sul tema pensioni ci siano troppi interventi disomogenei che creano solo paura tra i lavoratori interessati e ha ribadito la necessità che il Governo faccia la sua proposta, sulla quale ognuno possa dare delle risposte.G.A.C.
Rimini, 24 agosto 2003