Parigi Bruxelles, la paura non vince

Press Meeting

“È il racconto di testimonianze e possibilità di incontro e di integrazione oltre la paura, in Francia e in Belgio, dove negli ultimi mesi sono state centinaia le vittime del terrorismo”, così Francesco Magni ha descritto in apertura l’odierno incontro delle 14.15 allo spazio “Un caffè con…”. Protagoniste Caterina Vaglio Tessitore volontaria dell’Associazione Solidarité di Note Dame de Tanger di Parigi e Rosanna Pelosi, insegnante a Molenbeek (Bruxelles).

Caterina si trova a Parigi per il conseguimento di un dottorato di ricerca in Storia dell’arte. Lei e i suoi amici nello scorso mese di ottobre hanno incontrato Suor Marie Jo, camerunense, inviata a Parigi dalla sua congregazione per essere vicina ai migranti. “Avevamo l’esigenza di trarre spunto dalle parole del Papa, rendendoci conto che di fronte a questo problema non si può mettere la testa sotto la sabbia. Il punto, ci disse Suor Marie, è che dobbiamo partire dall’umano”. E di lì abbiamo iniziato, con il sostegno della diocesi, in alcuni locali di una parrocchia nel 19simo arrondissement, una delle realtà territoriali più complesse, cercando di far attenzione, come diceva Suor Marie che ognuno di loro fosse prima di tutto “incontrato”, aiutandoli anche nello svolgimento delle pratiche d’ufficio per ottenere asilo, così come con corsi di alfabetizzazione e dando sostegno psicologico. Anche se non si riesce sempre a far fronte ai loro problemi, l’esigenza che hanno maggiormente è quella di essere accolti e stando con loro nascono anche veri rapporti di amicizia”.

Rosanna Pelosi è insegnante d’italiano per conto dell’ambasciata italiana, a Molenbeeck, quartiere ad alto disagio sociale, salito alle cronache per gli attentati terroristici dei mesi scorsi. “L’estremismo islamico nasce in tanti giovani dalla radicalizzazione di una ricerca delle proprie origini e questo crea insicurezza. Anche questi fatti mi fanno sentire l’esigenza di tornare alle origini della nostra fede perché diventi un dialogo con altre culture e mi spinge a cercare, nel rapporto con i ragazzi di cui sono insegnante, di conoscere il meglio me stessa”.

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