Nuovi strumenti finanziari per lo sviluppo delle cooperative

Press Meeting

Rimini, 25 agosto 2015 – Per resistere sul mercato, oggi, le aziende hanno sempre più bisogno di capitali per sostenere i propri progetti di ampliamento e di investimento. Le tradizionali forme bancarie di approvvigionamento non sono più adeguate e sufficienti a sostenere lo sviluppo internazionale dell’azienda. Se ne è parlato questo pomeriggio al Meeting, in sala Poste italiane C2, in un workshop dedicato ai nuovi strumenti finanziari per lo sviluppo delle cooperative. Hanno partecipato esponenti della Cmc, come il presidente Massimo Matteucci e il direttore generale Roberto Macrì, e analisti e operatori finanziari: da Giampiero Bergami di Unicredit, ad Andrea Mantello, amministratore delegato della AdviCorp, da Gabriele Vianello di Bnp Paribas, a Francesco Confuorti, amministratore delegato di Advantage financial. Ha moderato l’incontro Andrea Cabrini, direttore del canale televisivo di notizie economiche Class Cnbc.
Quattro anni fa il decreto Monti ha permesso alle società non quotate in borsa, come le cooperative, di emettere bond nazionali e internazionali per far fronte alle necessità di cassa. La prima a far ricorso a questo tipo di obbligazioni è stata la Cooperativa muratori e cementisti (Cmc), un colosso con un fatturato di 1,1 miliardo di euro, il 60 per cento del quale all’estero, ottomila dipendenti e quattrocento e un socio, molti dei quali soci-lavoratori. Il portafoglio ordini della Cmc è tre volte il fatturato, con commesse addirittura in Cina, oltre che negli Stati Uniti, in India, in regioni dell’Africa e dell’America latina; aree nelle quali opera da oltre trent’anni.
In questo contesto, il direttore generale della Cmc, Roberto Macrì, ha preannunciato la quotazione in borsa, fra quattro anni, della famosa Cooperativa di Ravenna. La crescita, l’espansione costante e l’internazionalizzazione delle attività richiedono una maggiore capacità di reperire fondi in maniera immediata. Di qui la prospettiva di affacciarsi al mercato mobiliare. Una scelta condivisa dal presidente della Cmc, Matteucci, che ha tenuto a ricordare la necessità di mantenere comunque l’identità originaria del colosso delle costruzioni.
Gli altri interventi del workshop hanno evidenziato che nel prossimo futuro si andrà verso una forma di disintermediazione del credito bancario, con nuove modalità di reperimento dei fondi. “Questo fenomeno è dovuto, in parte, alle nuove regole di Basilea – ha spiegato Confuorti – che imporranno un capitale di vigilanza per gli istituti di credito sempre più elevato”, e, in parte, alle esigenze finanziarie di medio e lungo termine delle aziende (dai cinque anni in su) che potranno essere soddisfatte in maniera più appropriata sui mercati nazionali e internazionali. Sui mercati esteri infatti è possibile finanziarsi con procedure semplificate, rispetto a quelle italiane, e a tassi più ridotti. “Agendo con prudenza – ha detto Mantello – Cmc ha cercato fonti alternative alle banche italiane e verificato la disponibilità del mercato azionario”. “Quello che viene richiesto alle imprese italiane – ha precisato Bergami – sono una dimensione adeguata, performance sostenibili e una governance capace di garantire un’assoluta trasparenza con report infrannuali”.
Gli investitori esteri, è emerso dal dibattito, non sono più sospettosi nei confronti del mondo della cooperazione che, rispetto alle società per azioni, garantisce una maggiore stabilità nella governance. Quello che vogliono vedere è trasparenza, rigore e serietà, oltre alla qualità dei dati societari (fatturato, esposizioni verso terzi…). I bond che le cooperative possono utilizzare per il proprio funding liberano le stesse, in particolare quelle di costruzioni, dai molti crediti di firma necessari per i singoli cantieri e permettono di finanziarsi nel medio e lungo periodo, migliorando così la struttura finanziaria della cooperativa stessa.
I relatori, considerato che il risparmio degli italiani costituisce il quarto mercato in termini assoluti a livello mondiale, sono stati concordi sulla necessità di un cambiamento di mentalità finanziaria nella gente. “In sostanza – hanno detto – occorre superare la cultura del soldo sotto al materasso e investire nel mercato azionario e obbligazionario corporate (società private), anche attraverso operatori specializzati, come i fondi di investimento”. In questo modo, la liquidità si incanala verso gli investimenti, facendo crescere l’economia reale del Paese.
Non potevano mancare le valutazioni sulle turbolenze che stanno interessando le borse mondiali a causa della Cina. Il dubbio degli operatori “è se si tratti di un fenomeno strutturale, che produrrebbe effetti negativi sull’economia mondiale – ha sintetizzato per tutti Vianello – oppure di un aggiustamento necessario dei valori borsistici cinesi cresciuti a dismisura nel periodo precedente”. Una risposta nessuno ha detto di averla “perché troppo presto”, proprio come rispose Ciu En Lai quando fu richiesto da Kissinger di un giudizio sulla rivoluzione francese.

(A.S., D.B.)

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