Anche la 38ma edizione del Meeting di Rimini ospiterà una serie di incontri di approfondimento in aree dedicate alle relative mostre. È il caso di “Nuove generazioni. I volti giovani dell’Italia multietnica”, che ospiterà due appuntamenti al giorno con testimoni che racconteranno la propria vicenda umana confrontandosi con il tema del Meeting.
«Abbiamo pensato a questa modalità per permettere a tutti di fare un incontro»: inizia così il giornalista Giorgio Paolucci, tra i curatori della mostra, presentando, alle ore 18,30 nell’Arena “Nuove generazioni” A1, Abdoulaye Mbodj. Nato a Dakar in Senegal, è cresciuto in Italia dall’età di sei anni, ed è oggi il primo avvocato di origine africana del Foro di Milano. Singolare la sua storia, che porta con sé un carico di gratitudine, evidente dalla frase con cui esordisce: «Faccio solo il portavoce del vero eroe di questa storia: mio padre». Abdoul è figlio di uno di quei lavoratori spesso definiti, in modo dispregiativo “vu cumprà”, un venditore di accendini arrivato in Italia negli anni ’80, con un semplice permesso di soggiorno turistico, ma con il desiderio di dare un futuro migliore ai suoi figli.
Mbodj racconta dei sacrifici di suo padre, della sua onestà e del suo tener duro. La legge Martelli dell’89 gli consente finalmente una vita regolare in Italia, un lavoro più stabile e soprattutto la possibilità di ricongiungersi con la sua famiglia: «Gli stranieri che hanno qui le loro famiglie difficilmente compiono atti di delinquenza: avere un figlio vicino a cui dare l’esempio non è uguale a zero». Così Abdoul inizia la prima elementare, scontrandosi con la difficoltà di non conoscere una parola di italiano. Incontra allora una maestra, che non dimenticherà mai: «Al pomeriggio mi offriva ripetizioni gratuite, ma soprattutto mi ha insegnato a credere in me, a combattere sempre. Quell’anno sono stata promosso grazie a lei e ho iniziato ad avere fiducia». Da lì matura la sua passione forense, nata guardando la trasmissione “Un giorno in pretura”: « Mi piaceva risolvere problemi concreti. La giurisprudenza in fondo è questa».
Il giovane Abdoulaye è di tradizione islamica praticante, ma frequenta l’oratorio, i gruppi scout. Si contamina e forse proprio questa è la sua forza. Al momento di scegliere l’università, nonostante il parere contrario del padre, si iscrive alla “Cattolica”. Per mantenersi d’estate va a raccogliere i pomodori, successivamente vincerà sempre borse di studio grazie al suo alto profitto. «Ho scelto l’Università Cattolica perché lì hanno studiato ottimi avvocati, magistrati e giudici della Corte Costituzionale. La mia fede musulmana non è stata un problema: non potevo esibire il certificato di battesimo, ma ho accettato volentieri di sostenere gli esami annuali di teologia, diritto canonico e diritto ecclesiastico».
Mbodj non ha mai avuto paura di confrontarsi e lo ritiene un arricchimento. «Ricorda da dove vieni, saprai dove andare»: questo proverbio insegnatogli dalla nonna è stato per lui come un manifesto di vita. «Io non ho paura di mescolarmi, perché ho le mie radici. Se si dimenticano le proprie tradizioni, si perde il contatto con la realtà.». L’avvocato ha fondato una Onlus intitolata ai suoi nonni materni, Babacar Mbaye e Awa Fall (www.aabaonlus.org), per aiutare lo sviluppo di Guedawaye Sahm-Notaire, la circoscrizione di quarantamila abitanti di Dakar, sua città natale, creando collaborazioni con varie realtà lombarde: l’ospedale maggiore di Crema, la parrocchia San Giovanni Bosco di Codogno (Lodi), il Rotary di Crema.
Abdoul è un fan di papa Francesco e non lo nasconde: «Non è costruendo muri che fermeremo il terrorismo.» Perciò invita i giovani ad essere curiosi, ad approfondire e a non perdere mai la voglia di conoscere.
Al termine dell’incontro spiazza tutti, chiudendo con questa affermazione. «Tutti noi, sia islamici che cristiani, verremo giudicati da questa frase del Vangelo di Matteo: “Qualunque cosa avete fatto ai più piccoli, lo avete fatto a me”».