Rimini, mercoledì 19 agosto – Una passeggiata per le vie della città di Soria è lo sfondo che accompagna l’intervista del giornalista Fernando de Haro allo scrittore spagnolo José Ángel González Sainz. Dopo gli anni passati in Italia, tra Padova, Venezia e Trieste, da quattro lo scrittore è tornato nella città natale, in compagnia dei suoi libri, dei suoi amici e del paesaggio con la sua quiete. E il tema del cammino e dell’incontro segnano la prima parte di questo dialogo: dal segno lasciato a Giacobbe dopo la lotta, quel femore slogato che proprio camminando si manifesta come segno dell’aver incontrato Dio, alla raccolta di racconti intitolata, non a caso, “Los encuentros”.
L’incontro diventa, secondo lo scrittore, qualcosa di magnifico e infinito che può essere incontro di sguardi, ma anche di spade, o conseguenza di una ricerca, ma resta, sempre, un incontro con “l’altro”. E anche di fronte al nichilismo, la ricerca che Sainz cerca di effettuare attraverso le sue opere si rivela una ricerca della realtà: non solo quella tangibile, ma soprattutto quella che si costruisce con le parole silenziose, che provengono dai “momenti di sospensione” come li chiamava Simon Weil. Ed è la realtà verso cui occorre tenere la tensione viva: il ritorno alle cose, dice l’autore, è tornare all’inizio, alle origini.
E ancora nel dialogo è il dramma della Spagna segnata dall’ETA: “Occhi che non vedono” è il libro di Sainz che attraversa questo periodo. Eppure, ricorda lo scrittore, il protagonista, piegato dalle vicende dolorose e tentato dal nulla, sale di fronte all’abisso, ma non si lancia nel vuoto perché percepisce il respiro dell’eterno che gli dà la «saggezza del cammino», compiendo un passo indietro, «verso la terraferma», rispetto all’apparenza del vuoto.
L’incontro tra lo scrittore e il giornalista si conclude con un ricordo di Antonio Machado: dalle sue opere José Ángel González Sainz spiega i versi «(…) no che non dorme il mio cuore, né sogna, è desto, aperti gli occhi chiari, a segni lontani ascolta, agli orli del grande silenzio». Il cuore dell’uomo è desto e vigila. Un cuore che sente, vede, ascolta preparandosi, nel dialogo con l’altro e con sè stesso, al dialogo con Dio.