All’inizio dell’incontro delle 15.00 nel Salone Intesa Sanpaolo B3 scorre il video di apertura della mostra Migranti, la sfida dell’incontro visitabile nella Piazza A1. “Le immagini toccanti e le parole che Papa Francesco, in visita all’isola di Lesbo, ha pronunciato lo scorso 16 aprile sono importanti per condurci all’immedesimazione con le vite di sessanta milioni di rifugiati presenti in Europa. Quale compito spetta a noi?” Queste le parole con cui il Giornalista Giorgio Paolucci introduce le riflessione dei relatori presenti sul palco: Monsignor Silvano Maria Tomasi, membro del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, Romano Prodi, Presidente della Fondazione per la collaborazione tra i popoli e Naguib Sawiris, Direttore Generale e Presidente del CdA di Orascom Telecom Media and Technology Holding Sae.
Monsignor Tomasi ha sviluppato il tema dell’accoglienza come strada percorribile per lo sviluppo dei paesi che si trovano ad accogliere migranti: “Il nostro mondo non funziona bene se migliaia di persone hanno trovato la morte nel fondo del Mediterraneo – sottolinea il prelato – mentre noi ci trinceriamo dietro le barriere della paura. Perché non accogliamo chi scappa da situazioni impossibili?” Oggi prevale la paura, eppure le migrazioni sono un fenomeno costante nella storia umana. Il problema è che l’esodo è iniziato e non si sa per quanto potrà durare, perciò domina l’incertezza. Aggiunge il presule: “Vi sono uomini e donne, ispirati dal messaggio del Vangelo o anche solo dal proprio cuore, che esercitano l’accoglienza in nome del fatto che l’altro mi dà la possibilità di capire me stesso”. “L’altro può diventare una forza propulsiva vera – conclude Tomasi – per una società così fortemente in crisi sul piano demografico. Abbiamo bisogno dei migranti, che possono essere efficacemente integrati. L’accoglienza che si offre è la preparazione alla nuova società e una strada verso il futuro”. Ma ciò può accadere solo in un contesto sociale che condivide valori e orientamenti comuni.
Per Romano Prodi l’Europa si mostra miope di fronte alle sfide dell’immigrazione. Ci si muove in modo disordinato, senza un progetto unitario e strategie coordinate. Lo dimostrano in modo evidente il comportamento nei confronti dei rifugiati siriani e libici, che tra l’altro “dovrebbero godere di una precedenza sui migranti economici”. Il professore affronta poi le difficoltà non solo dell’accoglienza, ma dell’integrazione: “Molti rimangono alcuni anni in Italia, ma proprio perché manca una vera integrazione, i più dotati dopo un po’ partono attirati da mete più promettenti”. Un percorso solido di integrazione si può compiere comunque solo in tempi molto lunghi e questo non fa altro che aumentare la paura della perdita del welfare state. Secondo il relatore anche la deriva in senso populista (vedi il consenso a Trump negli Stati Uniti o a Le Pen in Francia) che comporta l’essere disposti a rinunciare in tutto o in parte alla democrazia ha origine dalla paura.
Sawiris concorda sul fatto che il problema dei migranti rivela una strategia miope della comunità internazionale: «Non si è voluto sostenere i fermenti che venivano dal movimento delle primavere arabe». Un’ipotesi da percorrere per l’imprenditore egiziano è comprare un’isola del Mediterraneo dove realizzare una patria per il flusso di migranti e avviare con loro un modello di sviluppo: costruire case, ospedali, scuole. “La fattibilità finanziaria c’è, manca solo la libertà politica”. Un accenno quindi al tema della paura: “Gli europei non possono non avere paura: i mass media si concentrano solo sulle cattive notizie”.