INCONTRO CON S. EM. CARD. GUALTIERO BASSETTI, PRESIDENTE CEI
Rimini, 19 agosto – “Non fatevi rubare i sogni, sono il futuro”, è il titolo e anche il filo conduttore dell’incontro con S.Em. Cardinale Gualtiero Bassetti, presidente CEI, in Sala Neri UnipolSai. Ad introdurre il prelato è intervenuto Matteo Severgnini, direttore della Luigi Giussani High School di Kampala, che ha portato la propria esperienza, ha parlato del sogno di Rose e dell’incontro con alcune donne dell’Uganda perseguitate, da lei accolte e aiutate. “Da quell’incontro», ha detto Severgnini, «è nata un’amicizia profonda, ha preso vita il sogno che ha portato alla realtà più significativa oggi presente nel continente, la scuola e il lavoro fatto insieme. Dal lavoro delle donne, spaccare pietre e intrecciare collane, sono nate cose straordinarie: gli aiuti e l’amicizia alle popolazioni colpite dall’uragano Katrina a New Orleans o ai fratelli abruzzesi coinvolti nel terremoto dell’Aquila, una decisione di aiutare presa d’impeto dalle donne di Rose in quanto fratelli universali».
La testimonianza del cardinal Bassetti è stata ricca di citazioni bibliche, di parole attribuite a papi e figure laiche che hanno fatto di questo monito, “non fatevi rubare i sogni” un punto fermo nella loro vita: da Paolo VI a Giovanni Paolo II, da Giorgio La Pira a Thomas Merton, fino a papa Francesco e all’esortazione post-sinodale “Christus vivit” consegnata alle migliaia di giovani del Circo Massimo a Roma.
«Di Thomas Mann», ha detto il prelato, «ricordo con commozione il pensiero sul libro “Dono del fratello sognatore”, sull’ultimo ciclo della Genesi, la figura di Giuseppe e dei suoi fratelli». Poi ricorda papa Francesco, che, rivolgendosi ai giovani del Sinodo, ha detto: «Se hai perso il vigore interiore, i sogni, l’entusiasmo, la speranza e la generosità, davanti a te si presenta Gesù, come si presentò davanti al figlio morto della vedova e, con tutta la sua potenza di Risorto, ti esorta: “Ragazzo, dico a te, alzati! Oggi il Signore vuole svegliarci dal sonno interiore e il Papa lo dice con chiarezza: “Cristo vive ed è la più bella esperienza del mondo”».
Bassetti ha proseguito: “È un passaggio importante, perché mette in evidenza tre elementi fondamentali della vita: la speranza, la fede, la concretezza. Quando parlo di vita concreta mi riferisco ad una vita piena in cui la dimensione spirituale ha un peso decisivo. Andare verso il prossimo non è in contrapposizione con la capacità di sognare, anzi sono due dimensioni intimamente legate dalla gioia di seguire Gesù. Questo è a mio avviso uno snodo decisivo: occorre restituire il significato profondo del concetto di relazione, solo rapportandosi con gli altri un giovane diventa parte di un corpo vivo, una famiglia, una comunità cittadina, una scuola, un’associazione, una comunità ecclesiale”.
Ancora il Card. Bassetti: «Il concetto di relazione mi riporta a tre dimensioni: relazione con il corpo, relazioni interpersonali, relazioni con il trascendente e con la Chiesa». Per ognuna il presidente della CEI fa degli esempi di vita vissuta: per la relazione corporale ricorda l’incontro con Luna, una bimba di colore in una scuola di bimbi bianchi, cui, alla sua domanda «Perché Dio mi ha fatta così?», ha risposto che «Dio ama le nostre diversità, in quanto tutte cose straordinarie, come i mille colori e profumi che vedo e respiro quando mi reco a Castelluccio in Toscana». Per la seconda ricorda un passaggio di Merton, monaco trappista: «Nessun uomo è un’isola, in sé completa, ma ognuno è un pezzo-frammento di un continente, un frammento di un tutto».
Da ultimo la relazione con il trascendente e la Chiesa, la grande questione dell’uomo moderno. «Il rapporto tra i giovani e la Chiesa risente del clima sociale», ha proseguito, «un rapporto complesso e non univoco, a tratti intenso, intimo, spesso incostante e di breve durata. Con l’adolescenza questo rapporto in molti casi si incrina fino a rompersi. Come pastori, famiglie, laici alla base c’è una questione irrisolta, quella educativa. Mai come oggi siamo chiamati ad essere chiesa in uscita verso i giovani».
Le parole di Paolo VI sono, in tal senso, di straordinaria attualità: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». Bassetti ancora prosegue con un ricordo personale: «Nei primi anni Settanta accompagnai in Vaticano in qualità di rettore del seminario quattrocento giovani dei Villaggi della Gioventù di Pino Arpioni. Giorgio La Pira era alla guida del gruppo di giovani pellegrini. Paolo VI, rivolgendosi stupito a La Pira, chiese quali fossero i contenuti della formazione che venivano impartiti ai ragazzi. La risposta fu che a quei giovani, calati in un clima di forte secolarizzazione, si parlava senza difficoltà di Cristo, di Maria, stella polare della Chiesa, della barca di Pietro, il cui nocchiero era il Papa”. A quella risposta inconsueta seguì un dialogo pubblico fra La Pira e Montini.
Il cardinale ha così concluso: «Credibilità della testimonianza cristiana, da un lato, centralità della responsabilità nei rapporti umani, dall’altro, si sintetizzano in due parole da affidare ai giovani: vocazione, talenti. Ogni ragazzo ha nel suo cuore una vocazione e alcuni talenti, diciamo pure sogni. Voi avete tanti talenti, non abbiate paura ad esprimerli. La responsabilità degli adulti è annunciare ai giovani che ogni vocazione è una chiamata d’amore, perché saremo giudicati sull’amore e siamo chiamati a discernere la nostra vocazione». Ai numerosi giovani presenti in sala Bassetti fa un consegna finale: «State insieme, accompagnatevi nel cammino della vita, la giovinezza non è una fase di passaggio, ma un fuoco che vi scalda e che scalda». E ricorda il motto del vescovo Tonino Bello: «Dio ha dato agli uomini una sola ala, perché gli uomini volino insieme, perché Dio vuole volare con noi».
(G.G.)
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