Non è l’azienda di papà: la rivoluzione femminile nelle imprese

Sofia Bronzetti

Rimini, 24 agosto – In questi giorni di Meeting si è parlato molto di donne: donne e salute, donne e politica. Si è parlato altrettanto di management e d’impresa, di commercio ed economia. Dai vari incontri di management è sempre emerso come un’azienda che funziona è anche un’azienda in cui le persone si trovano bene. Mentre nei vari incontri a tema “donne” si è più volte discusso come le donne siano differenti dagli uomini e come, proprio in virtù di questa differenza, sono necessarie all’economia di un paese, già più volte considerato come una grande famiglia.

All’incontro “Donne e lavoro” abbiamo incontrato quattro donne che mostravano come il mondo dell’impresa ne abbia forte bisogno. Stefania Brancaccio è la vice presidente della Coelmo ed è riuscita a far fruttare un’impresa sana su un terreno malato come la “terra dei fuochi”. Ma la Brancaccio ha partecipato al ’68 ed è una donna rivoluzionaria, una presenza femminile che più di tutto ci ricorda quanto sono diversi i bisogni della donna e che è fondamentale, in un’impresa che vuole funzionare, andare incontro al “ben-essere”, ovvero allo “stare bene” sul posto di lavoro. La Brancaccio si è alzata in piedi e di fatto ha tenuto una scuola di “buona impresa” per le donne. Non ha mascherato mai questa sua natura femminile per “maschilizzarsi”. Ha detto di aver preso parte a un momento decisivo: la distruzione dei vecchi schemi.

Infatti, è proprio dalla distruzione dei vecchi schemi che derivano le altre esperienze. Per esempio quella di Mariacristina Gribaudi, che proviene da una famiglia d’imprenditori e il cui padre era un sopravvissuto al campo di concentramento. È proprio dallo sguardo privo di giudizi a priori del padre, il quale si è sempre definito “fortunato”, che deriva la determinazione per guidare l’azienda del marito, cercando di dimostrare di non essere la moglie del capo, tanto da essere riconosciuta come più talentuosa di lui a capo dell’impresa. La Gribaudi ha aumentato la percentuale femminile presente in azienda, passando dal 18 per cento al 40 per cento, prendendo parte a quell’ottica culturale cosciente del fatto che una percentuale femminile sa compensare alcuni deficit presenti in quella maschile, e viceversa.

Angelica Sansavini guida invece una onlus ed è presidente della cooperativa sociale domus coop. Angelica si è fatta strada da sola nel mondo dell’imprenditoria, senza laurea, solo con un diploma scientifico e con una figlia. Nel suo lavoro ha poi aumentato la percentuale maschile per quello che sembrava dover essere un lavoro prettamente femminile, arrivando ad un totale di 75 uomini su 159 dipendenti.

Infine, Valentina Losa, amministratore unico della Gde Bertoni, giovane mamma, ci ha dimostrato ancora una volta l’imprescindibile lavoro di un padre che incoraggia una figlia. Infatti, nel 2010, alla morte del padre, Valentina si è ritrovata in un istante, da testamento, nonostante fosse totalmente priva delle conoscenze necessarie al business di un’azienda, proprietaria dell’azienda artigianale che produce coppe e trofei ad alto livello. La realtà a cui si è trovata davanti è stata, soprattutto all’inizio, d’impronta maschilista ma, in cinque anni, prendendo ad esempio la sua vita da madre, è riuscita a far diventare l’azienda “di papà” una vera e propria “azienda di Valentina”.

 

(A.F.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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