Rimini, lunedì 20 agosto – Nell’ambito del ciclo di proiezioni denominato “Cammini” (a cura di Raf-faella Di Noia e Roberto Fontolan) – in Arena B2 è stato proiettato alle 16.30 il reportage “Ninive” (di 56 minuti) del giornalista spagnolo Fernando De Haro. Le riprese del documentario sono state fatte quando il Daesh (o sedicente stato islamico) controllava ancora la città. Non lontano dai luoghi ripresi erano in atto i combattimenti.
Nella breve presentazione, De Haro ricorda che nel 2016 la segreteria di Stato degli Usa e il Parla-mento europeo hanno riconosciuto il carattere genocidario di ciò che è avvenuto contro i cristiani, a partire dall’insediamento del Daesh nella piana di Ninive. L’Onu, invece, non lo riconosce, perché “i cristiani avevano la possibilità di scelta di convertirsi all’Islam”. Dalle città di Qaraqosh, Teleskof e Batnaya sono fuggiti 120.000 cristiani. “Oggi sta accadendo un miracolo: ben 25% degli sfollati stanno tornando”.
Quello che emerge dalla visione del filmato sono immagini strazianti. Città fantasma, case sbriciolate, chiese profanate, monasteri abbandonati, saccheggiati e bruciati. I racconti dei protagonisti, gente comune, personalità politiche e religiose, descrivono le atrocità subite, il ricatto di conversioni forzate o il pagamento della Jizya (la tassa islamica) in cambio della vita e la testimonianza eroica di chi ha voluto mantenersi fedele a Cristo. Racconta De Haro: “Da quando sono stato con loro, la mia vita è cambiata. È impressionante vedere dalle loro testimonianze che il cristianesimo è una presenza che ti fa compagnia”. Nella persecuzione, molta gente si chiedeva: “Dov’è Dio? Cosa ci sta succedendo? Perché a noi?”.
Nei campi profughi, i cristiani hanno potuto celebrare la Messa. Nell’antica città di Ninive ci sono cri-stiani fin dalla fine del primo secolo. Per essi è essenziale tornare nella loro terra. “Possono prendere le pietre, ma la fede rinasce sempre”, conclude il reportage Basha Mati Warda, vescovo dei caldei.