Nessuno si salva da solo
Nuovi sistemi sanitari nel mondo
Rimini, 23 agosto 2021 – Si continua a parlare di salute al Meeting per l’amicizia fra i popoli di Rimini. Roberto Speranza, ministro della Salute, ne discute con l’economista Amitabh Chandra, Ethel Zimmerman Wiener professor of Public Policy, HKS and Henry and Allison McCance professor of Business Administration, HBS, e Walter Ricciardi, presidente della World Federation of Public Health Associations e professore ordinario di Igiene e Medicina Preventiva, Università Cattolica del Sacro Cuore.
L’incontro si svolge in collaborazione con la Fondazione per la Sussidiarietà nella figura del suo presidente, Giorgio Vittadini.
Vittadini introduce il focus della tavola rotonda: «La pandemia ha rimesso al centro dell’attenzione le patologie di tipo infettivo che sembravano essere quasi scomparse nei Paesi più sviluppati. Inevitabilmente è esploso, a livello mondiale, il dibattito su come debbano essere organizzati nel prossimo futuro i sistemi sanitari per fare fronte a questo cambiamento epocale. Quali nuovi modi di affrontare la malattia e la salute sociale si prospettano dopo questa pandemia? Quali sono i pregi e le carenze dei sistemi sanitari attuali?»
Chandra descrive il problema della pandemia innanzitutto sul piano della perdita economica che ne è derivata: «Solo negli Usa, quattro volte tutte le perdite economiche dell’ultima recessione. Possiamo pensare a cinquant’anni di danni provocati dal cambiamento climatico. Se aggiungiamo quelle derivanti dai danni al sistema sanitario, la cifra si aggira attorno ai 60 trilioni di dollari». E i gli sforzi compiuti a livello planetario sono insignificanti in rapporto alla dimensione della catastrofe. «Se avessimo previsto due anni prima lo scoppio della pandemia, di certo avremmo speso meglio. Ma perché non abbiamo speso prima? “Non abbiamo i soldi” non funziona, perché non è pertinente al benessere e la salute».
Ricciardi concorda con la riflessione proposta. Spiega che gli oltre duecento paesi del mondo hanno dato risposte diverse al problema della pandemia in virtù dello specifico sistema in loro gestione, condizionato da vincoli culturali e sociali ben precisi. «Il sistema sanitario italiano, insieme a quello di pochi altri paesi quali Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, si è trovato particolarmente impreparato nel frangente della pandemia per una politica di mancati investimenti dei governi degli ultimi dieci-quindici anni sulle condizioni di lavoro e sulle retribuzioni del personale sanitario. Speranza ha trovato risorse mai cercate prima, ma il futuro ci chiama ad investire in sanità senza se e senza ma».
Speranza descrive i passaggi che hanno portato all’incremento della quota di bilancio destinata alla salute: «Siamo passati da un miliardo del 2019 ai 10 miliardi di euro del 2020. A portarci a questo è stata la lezione della pandemia che ha costretto tutti ad indicare l’essenziale: il diritto fondamentale e universale alla salute dell’individuo, così come recita l’art. 32 della Costituzione italiana». Conclude il ministro: «È il diritto alla salute che deve portare a scrivere il bilancio».
Chandra esprime apprezzamento per i sistemi sanitari univesalistici come quello italiano e inglese che potrebbero essere presi a modello: «La pandemia mi ha insegnato che gli Usa potrebbero imparare molto dagli altri paesi dell’Ocse». Ritiene però che l’investimento più importante sia verso la ricerca scientifica di base: «Dobbiamo sconfiggere patologie ancora molto diffuse nel mondo». Ricciardi torna sul tema della ricerca scientifica in rapporto ai sistemi sanitari universalistici: «Ogni singolo paese deve trovare la via per universalizzare il servizio sanitario, ma di certo la battaglia della pandemia non si vince da soli. C’è bisogno di un trattato internazionale di gestione dell’emergenza e della liberalizzazione temporanea dei brevetti per consentire il trasferimento tecnologico ai paesi meno sviluppati».
Il professore informa anche dell’investimento fatto dalla Germania per attivare dal 1 settembre 2021 un centro d’informazione mondiale sulla pandemia. Per Speranza l’investimento sul servizio sanitario nazionale deve riguardare innanzitutto «le donne e gli uomini che vi lavorano». Questo accompagnato dall’investimento in formazione soprattutto specializzante. «Credo molto nell’importanza di investire in capacità di fare reti internazionali», conclude Speranza. «Siamo una grande comunità internazionale e dobbiamo imparare a lavorare meglio e di più insieme».
(G.L.)