NELLE PIEGHE DEL TEMPO: OSSERVARE LA PRIMA LUCE

Press Meeting

“La più grande scoperta del secolo: la prima fotografia dell’universo com’era 14 miliardi di anni fa”. Marco Bersanelli, docente di Astrofisica all’Università degli Studi di Milano, ha definito così il lavoro di George Smoot, premio Nobel per la Fisica 2006, presentato oggi nell’auditorium D5 della Fiera di Rimini, di fronte a più di 8000 persone.
Il cosmologo americano ha raccontato alla platea la sua esperienza di oltre trent’anni, tesa a svelare il volto primordiale dell’universo tramite lo studio delle “rughe” che adesso – a miliardi di anni di distanza – esso presenta.
Questa intuizione, ha ricordato Smoot, lo colpì appena conclusi gli studi universitari, negli anni ’70. All’inizio, egli sviluppò uno strumento che consentiva di isolare la radiazione cosmica originaria, ancora presente nel nostro universo, in modo da costruire una mappa rudimentale della materia cosmica. Restava da capire quando, come e perché si fossero generate le galassie: così venne progettato un nuovo esperimento in Antartide – del quale fece parte anche Bersanelli – che consentì la realizzazione di una mappa più precisa, tanto da iniziare a somigliare ad una fotografia. Ma il passo decisivo fu il programma COBE della Nasa (concluso nel ’92) mediante il quale fu inviato in orbita un satellite in cui venne collocato il rilevatore di radiazioni, che quindi poteva essere ancora più preciso. Gli ultimi 15 anni sono stati impiegati da Smoot e il suo team di lavoro per riflettere sui dati raccolti e ideare una nuova campagna di misurazioni (progetto PLANCK), che dovrebbe partire nel 2008. Così, mentre il gruppo di ricerca inventa strumenti sempre più precisi – ha spiegato il cosmologo americano – “vediamo che nell’universo ci sono ammassi di galassie, che la materia oscura è preponderante e che, generalmente, la materia appare addensarsi in strutture reticolari”. Un’affermazione, questa, che Smoot ha illustrato con una spettacolare ricostruzione tridimensionale dei dati sperimentali. Ma la ricostruzione dell’universo primordiale – da cui si evince che “alcune fluttuazioni delle grandezze fisiche in gioco sono state sufficienti per il formarsi di qualche miliardo di galassie” – non è un punto di arrivo. Il premio Nobel ha ricordato infatti che molte domande ancora incalzano la cosmologia: “cosa ha fatto partire l’universo?” e tante altre.
“Abbiamo confermato che la teoria del Big Bang è esatta – ha concluso Smoot – Stiamo entrando in un’epoca di grandi scoperte, il nostro lavoro non si è esaurito. Restano una serie di quesiti interessanti ed affascinanti a cui rispondere”. Parole, quelle del Nobel, che documentano quanto aveva detto Bersanelli in apertura: “La verità non è una produzione del nostro pensiero, è qualcosa in cui ci si imbatte. Certamente questo è il modo in cui prosegue la ricerca scientifica, di scoperta in scoperta”.

A. Cag. – M. Cap.
Rimini, 23 agosto 2007