Dedicato a Dvoràk il primo degli incontri musicali del ciclo “Musica e parole”, inserito nel programma del Meeting 2003: del musicista polacco sono stati eseguiti da parte dello Schubert Trio, composto da Giulio Giurato (pianoforte), Roberto Noferini (violino) e Andrea Noferini (violoncello), sei brani scelti (Dumpky).
Dumpka, come spiegato da Pier Paolo Bellini, letteralmente significa pensiero, riflessione, canto epico: Dvoràk mette in musica canti del popolo moravo e boemo (gipsy songs), della civiltà degli zingari, con l’atteggiamento di un uomo di cultura che recupera una tradizione già adulta e straordinariamente ricca guardandola con semplicità, come un bambino.
Bellini cita Don Giussani: “Ascoltando questi brani di Dvoràk, brevi, ma intensi e puri come l’aria rarefatta, non si può non ritornare bambini”. Sottolinea inoltre la mancanza di mediazioni che caratterizza il suo stile (es. lento-maestoso allegro o andante-vivace-andante) e la musica orientale: Dvoràk riproduce senza mediazione la dualità drammatica di due possibilità della vita (vita e morte), alterna sentimenti contrastanti.
“La mia canzone risuona piena della voglia di camminare. Solo nella pozza larga (solo nella grandezza) può risuonare felicemente la mia canzone”, così recitano i Dumpky cui si ispira Dvoràk, e ancora, “Oggi felici, oggi ancora più felici, domani infelici come al solito”.
Nella voglia di vivere c’è una contraddizione, la percezione del limite: “Canzoni, ballo e amore finiscono per sempre”, ma anche una speranza: “Chi può cantare anche nel dolore, lui sì che vive, e la sua canzone non svanirà mai”.
P. D.
Rimini, 26 Agosto 2003