Micro credito per lo sviluppo: il progetto Petroleum

Press Meeting

Elaborare un progetto per la creazione di nuova occupazione per i giovani, attraverso la valorizzazione delle eccellenze italiane. È quanto si propone la Fondazione Obiettivo Lavoro con il progetto Petroleum. Finalità e caratteristiche sono state illustrate oggi al Meeting nella Sala Tiglio A6, direttamente dal presidente di Obiettivo Lavoro Alessandro Ramazza, da Giorgio Vittadini presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e dal presidente nazionale di Legacoop Marco Lusetti.
Alessandro Ramazza esordisce spiegando che il “petrolio”, in Italia, è rappresentato dal patrimonio artistico e culturale, turistico ed enogastronomico. “Il nostro paese – ricorda il presidente di Obiettivo Lavoro – ha il maggior numero di siti Unesco, il più rilevante patrimonio artistico e culturale, architettonico e naturalistico ed anche enogastronomico”.
Lo studio di Obiettivo Lavoro, però, fa emergere una delle difficoltà italiane: la difficoltà a “fare sistema”. I singoli elementi magari non valgono molto, dice Ramazza, ma messi insieme e combinati acquistano valore. Così, per valorizzare il nostro patrimonio e fare sistema, è nato il progetto in questione.
Sono molti gli aspetti che rendono “Petroleum” un progetto dalle caratteristiche singolari. Potrà essere finanziato coi fondi strutturali dell’Unione Europea, non andrà a “erodere” altri settori del mercato e – soprattutto – ricorre a fonti non esauribili e non delocalizzabili. “La bellezza di Firenze, spiega ad esempio Ramazza, non viene meno col tempo e non può essere spostata altrove”.
Spetta poi a Marco Lusetti aggiungere altri dettagli utili per comprendere le ricadute positive del progetto. La presenza del presidente di Legacoop acquisisce particolare significato. La realizzazione del progetto infatti potrà vedere protagonista, in via privilegiata ma non esclusiva, il mondo cooperativistico. Per i soggetti che vorranno essere accompagnati nell’avvio di attività rientranti nel perimetro di “Petroleum” sarà possibile contare sull’esperienza e sul sostegno di Legacoop.
“La valorizzazione del nostro patrimonio – precisa Lusetti – non si presta solo a nuove attività, ma anche alla conversione di attività già esistenti e operanti” ed aggiunge “il tema ‘bellezza’ è declinabile in tante forme e settori”. L’analisi dell’esponente di Legacoop si chiude con una considerazione che prospetta – in caso di successo di “Petroleum” – l’insorgenza di due fenomeni: da un lato si assisterà alla nascita di un numero considerevole di nuove cooperative, nel contempo – però – vi sarà anche una sorta di selezione naturale che porterà altre cooperative ad estinguersi.
La parola va infine a Giorgio Vittadini, che mette subito a fuoco alcuni punti utili per comprendere lo scenario entro il quale si inserisce il progetto. “Sono le iniziative imprenditoriali, e non le regole del mercato del lavoro, a sviluppare l’occupazione”, esordisce Vittadini, aggiungendo subito che vi è la tendenza a parlare molto di aspetti normativi connessi al mondo del lavoro, ma non ci si impegna adeguatamente a creare delle possibilità affinché le norme possano essere utilizzate.
Il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà rileva poi altri aspetti legati alle peculiarità del nostro territorio e ipotizza scenari futuri. Partendo dalla premessa che il nostro patrimonio artistico e culturale è diffuso su tutto il Paese, “abbiamo una notevole ricchezza territoriale – osserva – che consentirà l’estensione del progetto a tutto il territorio nazionale”. Da non sottovalutare, infine, la realtà cooperativistica, definita “una forma vincente per il futuro, anche per la sua capacità di aggregare soggetti sul territorio”.
Per concludere, alcuni numeri utili a comprendere quanto vale per l’economia e per il lavoro la riuscita di un progetto di questo tipo. E sono cifre strabilianti. Secondo la Fondazione Obiettivo Lavoro aumentando di un miliardo l’anno la spesa in cultura, il pil relativo crescerebbe di venti miliardi circa l’anno, con 200mila occupati in più. Dopo un quinquennio si potrebbe immaginare, con 7 miliardi di impegno pubblico per la cultura, un pil di 140 miliardi (poco meno del 10% del pil totale), con un milione e mezzo di occupati, a fronte di un pil del settore metalmeccanico di 120 miliardi circa. Il nostro petrolio, appunto. Tante ottime ragioni, a giudizio dei relatori, per avviare il progetto Petroleum, che sull’investimento nel settore culturale pone le proprie fondamenta.

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