“La Primavera del Maghreb deve farci riflettere innanzitutto sul cambiamento radicale del modello di sviluppo economico che l’Occidente ha imposto ai paesi del Nord Africa; la fragilità delle architetture istituzionali di quei paesi, tuttavia, è solo la punta dell’iceberg di società radicalmente cambiate e che cercano una propria determinazione nei confronti del mondo”. A parlare così è Salvò Andò, rettore della Libera Università “Kore” di Enna, intervenuto al workshop “Conoscenza e sviluppo tra globalizzazione e identità: l’esperienza del Mediterraneo”, svoltosi alle 15.00 in sala Mimosa B6 e promosso in collaborazione con la Rivista Non Profit.
Sempre per Andò, che si è soffermato sulle principali pagine di storia europea degli ultimi vent’anni fino ad arrivare al drammatico attacco terroristico dell’11 settembre, “l’Europa, ed in particolar modo i paesi del Mediterraneo direttamente collegati per vicinanza e storia a quelli del Nord Africa, primo tra tutti l’Italia, devono riflettere su quale futuro dare ai rapporti di collaborazione con quelle realtà. È necessario offrire loro rapporti paritari, aiutarli in loco cercando di far sviluppare un nuovo modello economico e commerciale che abbia a cuore le caratteristiche territoriali e le identità specifiche”.
D’accordo con lui Vincenzo Tondi Della Mura, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università del Salento, che citando lo storico mosaico presente da millenni nel duomo di Otranto, la sua città natale, ha sostenuto che “il Mediterraneo, luogo in cui sono nate e sviluppate le maggiori civiltà classiche, trova la sua forza proprio nella collaborazione e nell’integrazione di identità profondamente diverse, come risposta ad una globalizzazione imposta dalla finanza; in questo contesto – ha concluso – la globalizzazione può diventare una risorsa straordinaria”.
Di esperienze concrete, sperimentate anche personalmente, ha parlato Sebastiano Missineo, assessore ai Beni culturali e all’Identità siciliana, raccontando i rapporti di collaborazione tra la Regione Siciliana con queste aree: “Il ruolo dell’Italia, e ancor di più della nostra isola, è lavorare a nuovi processi culturali da sviluppare in collaborazione con le migliori realtà di quei paesi. Non hanno più senso i finanziamenti assistenzialistici, occorre lavorare sulla cultura e su fatti concreti come la formazione, il turismo arrivando anche alla gastronomia”.
A moderare l’incontro Andrea Simoncini, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Ferrara, per il quale “è emersa in maniera preponderante la necessità di una nuova cultura dello sviluppo basata su rapporti tra le persone, che parli di economia reale e non solo di finanza. Proprio questo rafforzamento dei rapporti permetterà ai paesi nordafricani di sviluppare le piccole reti di saperi e competenze e all’Europa, ed in particolare all’Italia, di ritornare ad essere guida per lo sviluppo culturale, economico e sociale di una delle aree più importanti del mondo”.