MARIO MELAZZINI: “LA SLA MI HA DATO PIÙ DI QUANTO MI HA TOLTO”

Press Meeting

Una telecamera montata su una carrozzella per guardare la realtà con gli occhi di Mario Melazzini, medico oncologo malato di Sla, che attraverso la malattia ha riscoperto la bellezza della vita. È la sfida raccontata dal film “’Io sono qui’. La realtà è sempre positiva” del regista Emmanuel Exitu. La proiezione è avvenuta ieri sera alle 21.45 nella sara Neri Ge, all’interno della rassegna di reportages Storie dal mondo curata da Roberto Fontolan, direttore del Centro internazionale di Comunione e Liberazione e Gian Micalessin, giornalista. Al dibattito che si è tenuto al termine del film ha partecipato anche il deputato Renato Farina.
Secondo Exitu il documentario tenta di sintetizzare in sette giorni la vita di un malato di Sla (sclerosi laterale amiotrofica), patologia molto rara che paralizza gli arti fino a portare rapidamente alla morte. Il filmato è stato girato nelle corsie dell’ospedale Niguarda di Milano, dove Melazzini ha fondato nel 2002 il centro “Nemo” per la cura delle malattie neuro-degenerative. La domanda su cui si basa il film è: può un malato di Sla essere felice e trasmettere questa felicità agli altri?
Attraverso la vita del medico e la sua giornata tipo, Exitu fa immergere lo spettatore nella rete di rapporti con altri malati e amici, che affrontano insieme questo “nuovo modo di vivere”, ribaltando gli schemi di chi considera la Sla l’anticamera della morte.
“Guardando le montagne dal basso verso l’alto sapendo che non avrei mai più potuto scalarle – afferma il medico in una scena del film – ho iniziato con il tempo a godere della loro bellezza per il solo fatto che ci sono, ma esse ci sono perché io sono vivo. Quando ho capito questo ho tirato un lungo sospiro di sollievo… consapevole che la mia vita apparteneva a qualcun altro”.
Il film è un vero e proprio percorso che inizia dalla sofferenza “di non poter vivere con questo male e desiderare di morire”, come afferma lo stesso Melazzini, e termina con la consapevolezza di essere ancora protagonisti della propria vita, lottando per avere una carrozzella adeguata alla proprie esigenze o un ventilatore tracheale portatile per poter respirare anche fuori dalla camera.
Il documentario è ricco di scene toccanti, non sentimentali. Fra tutte l’immagine di un malato completamente paralizzato e in grado di comunicare solo con un particolare software, che prima di uscire di casa chiede alla moglie il profumo “per essere ancora più elegante”.
“Quando ho mi hanno comunicato che avevo la Sla – ha raccontato Melazzini nel dibattito al termine della proiezione – ho pensato che di questa malattia si muore. Ora mi rendo conto che il mio male mi ha dato più di quanto mi ha tolto ed è questo sguardo che voglio dall’infinito. Apprezzare con gioia la vita, ma con la consapevolezza del Mistero che ci circonda… anche su una sedia a rotelle non si smette mai di cercare”.

(S.C.)
Rimini, 22 agosto 2012

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