L’Italia è paese centrale nel Mediterraneo, ma il Mare Nostrum da grande risorsa è diventato anche un grande problema, in quanto crocevia delle migrazioni. L’immigrazione non autorizzata – come l’ha definita il giornalista Robi Ronza nell’aprire alle 11.15 l’incontro in sala B7 sui problemi politici e demografici dei flussi migratori – pur determinata essenzialmente dalla ricerca di migliori condizioni di vita per gli uomini, è diventata un fenomeno anche di organizzazione criminale.
“Sono passati vent’anni dallo spettacolare arrivo di una nave stracolma di albanesi nel porto di Bari e oggi in Italia è presente un quinto della popolazione dell’Albania; ma quanti altri casi di massiccio impatto sono dietro l’angolo?” si è chiesto Gian Carlo Blangiardo, ordinario di Demografia all’Università di Milano-Bicocca nel trattare i profili demografici della questione. È impensabile ovviamente che l’Europa possa sostenere il surplus africano di una popolazione che è passata dai 400 milioni degli anni Settanta al miliardo di oggi. In quel continente vi è un anziano ogni sedici giovani: un rapporto che rivela l’esistenza di una forza lavoro da impiegare nella crescita di quel continente. L’Europa – ha sottolineato Blangiardo – “deve, nel suo interesse, valorizzare le condizioni demografiche favorevoli a uno sviluppo dell’Africa affinché il miglioramento delle condizioni di vita aumenti l’attrattiva di quel continente invece che spingere verso l’Europa”. L’Europa – è la conclusione – non deve aspettarsi straordinari effetti favorevoli dall’immigrazione, ad esempio una compensazione dei limiti del nostro assetto demografico.
L’impatto sul territorio di grandi numeri di immigrati è stato trattato da Michele Emiliano, sindaco di Bari, che ha ricordato la risposta positiva della sua città, vent’anni fa, nell’accoglienza degli albanesi e oggi la cautela ma anche il grosso sforzo operativo di Bari per accogliere i trasferimenti da Lampedusa. Per la sua esperienza passata di magistrato Emiliano ritiene che “il configurare il reato di immigrazione clandestina non vale purtroppo nei confronti di una criminalità che gestisce i flussi migratori. Sarebbe più utile una politica di intese con gli stati di provenienza per prevenire il fenomeno migratorio”.
Molto atteso, l’intervento del ministro dell’Interno Roberto Maroni è partito con una premessa: la gestione dei fenomeni migratori va sempre aggiornata. Il 2010, ad esempio, concludeva un decennio che aveva registrato 80mila immigrati: ebbene, con l’esplodere delle rivoluzioni in nord Africa gli arrivi da gennaio di quest’anno sono stati ben 57mila (con 13mila rimpatri ad oggi).
A parte “l’indiscutibile dovere di accoglienza di chi si presenta sulle nostre coste nelle condizioni che ormai conosciamo, dopo traversate drammatiche”, per il ministro è fondamentale “stabilire regole per la permanenza, soprattutto evitando l’abuso delle vie del diritto d’asilo, effettuare rigorosamente i rimpatri, ma anche coordinarsi con le autorità locali per la gestione del flussi dopo la prima fase di soccorso dei migranti”.
Purtroppo l’Europa continua a ritenere che Lampedusa sia un approdo e quindi un problema solo italiano, ha lamentato: a questo punto “tutto dipenderà da ciò che succederà nei prossimi sei mesi”. In Tunisia infatti ottanta partiti si preparano alle elezioni del prossimo ottobre, poi sarà la volta dell’Egitto e poi forse della Libia, che con le sue oltre cento tribù presenta un’impostazione istituzionale assolutamente non comparabile con gli ordinamenti occidentali.
Maroni si è francamente augurato che dopo le rivoluzioni non abbiano a prevalere i partiti dell’Islam intransigente, per i quali l’Europa è un nemico. “Per questo – ha aggiunto – ritengo importante tenere costanti contatti con gli stati nordafricani – e annota di averlo fatto lui stesso in prima persona, pur nella sua posizione di capo degli Interni – i quali, pur nella loro instabilità, ci consentano di raggiungere risultati progressivi”. Meglio così “piuttosto che aspettare la fine della situazione caotica”.
Il ministro si è augurato in tal senso che gli interventi di Europa e Italia vadano oltre l’assicurarsi la stabilità delle forniture energetiche ed ha concluso ripromettendosi da subito di tornare al prossimo Meeting, con voluta sottolineatura della sua convinzione circa la continuità dell’attuale Governo.