MALATTIA: NELL’ESPERIENZA DEL LIMITE L’APERTURA ALL’INFINITO

Press Meeting

Alle 11.15 nella gremitissima Sala Neri GE si è parlato del fondamentale rapporto tra medicina e persona e tra malattia e positività della realtà. “Come sottolineato dal titolo del Meeting, la natura dell’uomo è in rapporto con l’infinito – ha detto introducendo i partecipanti Felice Achilli, direttore dell’Unità operativa di Cardiologia all’Ospedale San Gerardo di Monza – ma anche questo anelito al compimento totale non può non portare dentro di sé il tarlo, che scava in tutto quello che facciamo, della malattia, dell’esperienza e della sofferenza. Nel suo intervento di martedì Javier Prades Lopez ha ricordato come nell’uomo anima e corpo, biologia e spirito, non possano non andare insieme. Dalla sofferenza nasce un grido che alle volte sembra non possa essere raccolto da nessuno. Ecco perché in questo momento vogliamo anzitutto incontrare dei testimoni”.
Javier Gutiérrez, medico ortopedico e responsabile dell’associazione Medicina e Persona in Spagna, ha raccontato come la sua vocazione familiare nel segno dell’accoglienza, e il rapporto stesso con la sua professione, siano cambiati a partire dal 1986 quando partecipò per la prima volta al Meeting con l’allora fidanzata, ora moglie. L’ortopedico spagnolo, grazie all’amicizia con Felice Achilli, incontrò l’Associazione Medicina e Persona e l’Associazione Famiglie per l’Accoglienza, decidendo poi col tempo di dar seguito a varie adozioni, anche di un bambino con gravi handicap e rilevanti problemi di salute.
Gutiérrez racconta due esempi di rapporto privilegiato con pazienti, una ragazza brasiliana e una romena alla quale erano state amputate parti importanti del corpo. Incontri questi che gli hanno aperto la mente e il cuore sul significato della sua professione e sul valore della vita nel rapporto con l’Infinito. “La mia professione – ha detto – era diventata una routine esasperante. Ora è cambiato il mio modo di concepire la medicina, nel segno del rapporto con il paziente come persona. Quale persona ho davanti? Qual è la sua situazione familiare e affettiva? Essere in rapporto con un paziente vuol dire agire all’interno di una relazione personale. Non solo provare compassione, ma essere ‘commosso’ per lui o per lei. Un amore pieno di tenerezza che a poco a poco, senza che tu te ne renda conto, ti insegna un po’ ad amare come ama il Signore. Veramente si impara a scoprire la strada da seguire, seguendo l’insegnamento di chi ha dato la vita per noi”.
Stefano Conti, ingegnere meccanico, ha raccontato il senso di vuoto nella propria vita, che chiedeva un compimento, determinato nel 1988 dalla drammatica perdita del padre ucciso da banditi entrati nel suo ufficio per una rapina. “Questo delitto ha portato almeno a un fatto positivo: si è insediata in me la grande ricerca di significato. Ogni cosa è un’occasione per tendere a qualcosa di grande a cui anche il vuoto apparente appartiene”. Oggi Conti si trova a convivere quotidianamente con la malattia di sla della madre, che rimane ugualmente una presenza che dà significato e gioia a lui e ai cinque fratelli. “La malattia di mia madre è un male e solo un pazzo direbbe che questa realtà è positiva”, continua. Ma il rapporto con la madre, che nella relazione Conti esemplifica in modo stupendo con numerosi episodi (il suo sorriso, la sua letizia, il suo parlare senza parole, il suo amore per la musica), è una sfida che gli apre la via dell’incontro con l’Infinito.
Così l’ingegnere prosegue il suo intervento: “Tutto questo mi sta educando ad amare l’Infinito, ma perché si attui un simile educazione occorre qualcosa di concreto, occorre fare un incontro concreto. L’infinito è un’esigenza attuale che c’è, perché accoglie qui e ora. Guardare il Mistero con questo sguardo può generare imprevedibili momenti di salvezza anche ‘fra quattro mura stupefatte di spazio’ come dicono i versi di Clemente Rebora. È la sfida che Dio ci lancia, per grazia”. Come dice san Paolo, siamo giustificati nella fede e siamo lieti anche nella tribolazione e la nostra risposta a Dio è la nostra faccia, il nostro sguardo rivolto al Mistero. “Per grazia il Mistero mi ha sfidato perché la mia vita vale”.

(M.T. A.B.)
Rimini, 23 agosto 2012

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