Dal Vaticano a San Marino. “Una mostra dovuta alla disponibilità di molti che lavorano nelle varie sezioni dei Musei Vaticani, del Governatorato della Città del Vaticano e di monsignor Giovanni Lajolo”, ha voluto sottolineare in apertura della presentazione al Meeting dell’importante evento espositivo, Giovanni Gentili, curatore con Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, della mostra “L’uomo, il volto, il mistero. Capolavori dei Musei Vaticani” allestita nei Musei di Stato della Repubblica di San Marino. L’esposizione comprende circa cinquanta opere con un excursus cronologico molto ampio che va dal V secolo dopo Cristo alla fine del Novecento.
Romeo Morri, segretario di Stato alla Pubblica istruzione della Repubblica di San Marino, ha portato il saluto del governo della vicina Repubblica. “La mostra – ha sottolineato – ha molte valenze, non solo culturali, ed è stata realizzata come omaggio alla recente visita del 19 giugno scorso di papa Benedetto XVI. Un evento non solo religioso, ma anche civile e istituzionale, che non dimenticheremo. Due piccoli stati, uniti nel nome dell’arte, che è stato il primo strumento di diffusione del Cristianesimo”. Per la Repubblica, ha spiegato Morri, si tratta di un’occasione unica di promozione culturale dopo la mostra sugli Impressionisti nel 2010 e insieme all’altra mostra attualmente in corso della Collezione Pizzi. “Abbiamo predisposto per il pubblico del Meeting un servizio di navette che porteranno a San Marino quanti vorranno visitare la mostra”.
Gentili ha quindi illustrato con immagini quello che ha definito una sorta di cammino nella mostra, “quasi come un pellegrinaggio attraverso momenti che vanno considerati appunto come omaggio alla visita del papa”. Sei momenti, dalla Creazione al Santo Volto, prendendo le mosse dal “desiderio di bene che abbiamo dentro, da quella positività di fondo che abbiamo e che la storia ha confermato, che permette di guardare con fiducia al tempo presente”.
L’illustrazione ha quindi preso le mosse da un rilievo marmoreo da sarcofago, proveniente dai Musei Archeologici Vaticani, raffigurante Prometeo, semidio che non può dare spirito e vita alla creta se non grazie all’intervento di una divinità, ovvero Minerva. “La Genesi invece parla di un Dio creatore che con la polvere e l’alito delle narici infonde la vita stessa. La creatura è un’unità fondamentale generata da un’Unità che ci ama e ci crea a sua immagine”.
“L’impatto con l’opera d’arte riempie di senso la vita”, così commenta le suggestive opere d’arte Maria Gloria Riva, monaca dell’Adorazione Eucaristica e studiosa dell’arte, sottolineando il valore salvifico dell’arte in un’epoca in cui “l’orrore è di moda” e la diffusione di “immagini mortifere” è dilagante. La studiosa ha suggerito ai potenziali visitatori di “guardare le opere con gli occhi di chi cerca di comprendere il sé”. La mostra, infatti, attraverso le opere degli artisti greci, romani e contemporanei, idealmente rappresenta la ricerca costante dell’animo e dell’identità dell’altro attraverso il riconoscimento del suo volto. Ed è nell’incontro con l’altro che l’io riscopre e delinea la propria identità, perché, come ha sottolineato la studiosa, “il volto è il veicolo del sé”. “Un desiderio di umanità – prosegue la relatrice – che si risolve in un rapporto più grande”, quello con il Cristo e il suo volto, a sua volta rivelatore del volto di Dio creatore.
È infine intervenuto lo storico dell’arte Giovanni Villa che ha illustrato ai numerosi partecipanti il tema del volto sacro. In particolare, ha commentato il relatore, attraverso le opere di Antonello da Messina, il volto del Cristo sofferente nel travaglio della Passione tende al Mistero. “Le immagini – ha spiegato lo storico – rivelano la ieraticità di Cristo con il proposito di catturare i fedeli e coinvolgerli nel battesimo”. Un volto, dunque, che si propone all’uomo con “immagini umane e vivide” – ha spiegato Villa – in grado di rivelare all’uomo di tutti i tempi l’irriducibile presenza di Cristo nella storia.