Rimini, mercoledì 22 agosto – Nel Salone Intesa Sanpaolo A3, alle ore 15, Giulia Guidi, studentessa di Lettere e Filosofia all’Università Cattolica di Milano, introduce l’incontro “L’unità della persona”. Protagonisti Pilar Vigil, medico specializzato in Ostetricia e Ginecologia, docente alla facoltà di Scien-ze biologiche della Pontificia Università Cattolica del Cile, presidente di Teen STAR, e José Clavería, rettore della Fondazione Sacro cuore di Milano. L’idea dell’incontro nasce dalla curiosità di Giulia verso il progetto Teen STAR (Sexuality Teaching in the context of Adult Responsibility), programma di educazione all’affettività e alla sessualità, scoperto tra i chiostri dell’Università Cattolica. Ma soprattutto dallo stupore destato dall’incontro con la professoressa: “Incontrare Pilar ha suscitato in me una curiosità totale verso la mia umanità in tutti i suoi aspetti – spiega Giulia –. Mi ha posto delle domande fondamentali per la vita: io chi sono? Come sono fatta? Perché sono fatta in questo modo? Pilar mi ha colpito per la sua capacità di affrontare questioni come la sessualità, togliendo ogni imbarazzo”.
La professoressa Vigil racconta di essersi appassionata al mistero dell’inizio della vita sin da bambina e di aver perseguito questa ricerca per tutta la sua esistenza. Di fronte alle numerose critiche al pro-getto Teen STAR, è stato Giovanni Paolo II a incitarla a proseguire: “Il Papa mi disse di andare avanti e io non potrò mai dimenticare come brillavano i suoi occhi. Quella fu per me una risposta all’inquietudine del mio cuore. Teen STAR vuole vedere le persone integrate con se stesse nel loro affetto e nella loro ragione. L’uomo è un’unica totalità di corpo e anima”.
Interrogata poi sul significato dell’affettività e dell’intimità tra uomo e donna, Vigil afferma che “l’intimità è la capacità di esistere in un altro diverso da me. Ma questa capacità va educata. Spesso l’educazione sessuale si limita ad aspetti che riguardano la salute ma ciò è limitante. L’intimità si rag-giunge solo quando si sa di esistere nel cuore dell’altro. E questo è possibile solo quando si ha un’ identità. Negando la propria identità la relazione con l’altro non è più possibile perché serve una re-ciprocità nel dare e nel ricevere, oltre che una gratuità. Se io riconosco la mia vera natura, sto con te, ti permetto di esistere e permetto a me stessa di esistere. La cosa importante è imparare a riconoscersi, accettarsi così come si è e, come Maria, rispondere alla propria vocazione”.
José Clavería ha messo in luce l’importanza capitale della questione affettiva, dimostrando che le difficoltà scolastiche sono sempre legate a problemi nella sfera emotiva. Riguardo al ruolo dell’insegnante, afferma che “chi educa non può mettere da parte gli aspetti scottanti della vita trattando solo gli aspetti didattici. L’insegnamento accade dentro un rapporto”.
Il rettore si sofferma poi sulla natura delle relazioni. “C’è molta emozione nel rapporto – dice – so-prattutto all’inizio. Serve per colmare la distanza con l’altro. Il rischio però è quello di vivere un lega-me amoroso dettato dal possesso. È necessario perciò il distacco, come quando si osserva un’opera d’arte. Spesso la distanza aiuta a cogliere alcuni aspetti fondamentali che da vicino andrebbero persi. È giusto allora voler conoscere subito tutto dell’altro? Il rapporto non deve essere esclusivo, ma inserito in un contesto familiare e di amicizia. L’altra persona è un mistero da scoprire, con i giusti tempi. Riguardo la sessualità, i giovani devono fare un passaggio di maturità. Spesso la castità prematrimoniale sembra assenza di rapporto, ma, vissuta come affezione all’altro, è il modo più efficace per accoglierlo nella sua totalità”.
Riprendendo infine il messaggio di papa Francesco ai giovani, durante l’incontro al Circo Massimo del 12 agosto, Clavería sottolinea che ogni relazione affettiva è un lavoro da compiere in due, in modo da offrire sostegno reciproco nel cammino verso il Destino e rendere uomo e donna pienamente tali. “Una relazione non è salvata da un’idea, ma da un rapporto più grande che offra il contesto per indagare più a fondo la propria persona e tendere insieme all’infinito”.