L’unione fa la forza: piccole imprese, grandi distretti

Press Meeting

“Spesso sui giornali e nei dibattiti si sente parlare di anomalia italiana relativamente alla presenza nel nostro paese di un numero considerevole di piccole imprese, ma in realtà questa è una grande ricchezza dell’Italia, non una sua disgrazia: anzi, bisogna incentivare la creazione di imprese, che poi da piccole possono nel tempo anche ingrandirsi”. E poi: “Lo scopo dell’impresa non è il profitto ma il costruire”. Con queste considerazioni Raffaello Vignali, presidente della Compagnia delle Opere, ha introdotto questo incontro su imprese e distretti, aggiungendo che “l’impresa nasce da una tensione ideale: solo riconoscendo che la vita e la realtà hanno un senso è possibile rischiare anche nell’attività imprenditoriale”. Perché ci sia sviluppo occorre che “chi fa impresa e opera nel mercato cominci a considerare gli altri imprenditori e soggetti del mercato come concorrenti, soggetti con cui dialogare e poter anche lavorare insieme, non solo come nemici”.
Alberto Quadrio Curzio, preside della Facoltà di Scienze Politiche all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dopo aver concordato con Vignali sull’assoluta importanza delle piccole e medie imprese per il sistema economico italiano, “che non starebbe in piedi senza di esse”, e aver difeso l’importanza del’associazione d’impresa, ha affermato che “per la crescita di una democrazia economica in Italia è necessario che vi siano dei principi fondamentali a cui ispirarsi”, che Quadrio Curzio individua “nel paradigma delle 3 esse, sussidiarietà, sviluppo, solidarietà”, un paradigma che in Italia “trova ancora molte resistenze”.
In seguito ha giudicato “mortificante per imprese e altri soggetti ridurre il dibattito economico al dualismo tra stato e mercato”, auspicando “che in Italia si giunga a nuove forme di collaborazione e di rapporti tra istituzioni (che non vuol dire esclusivamente lo Stato), società e mercato”. Quadrio Curzio ha poi parlato di ciò che è contenuto nella Costituzione Italiana su questi argomenti, sostenendo che “come nella Costituzione tedesca il primo articolo è riferito alla dignità del’uomo, così dovrebbe essere anche nella nostra costituzione” ed ha poi auspicato “un dibattito sugli articoli della costituzione relativi a tematiche economiche, che presentano un’impostazione statal–dirigista”.
Ha concluso il suo intervento ricordando che “naturalmente in alcuni specifici settori, come l’energia, il ruolo delle grandi imprese è fondamentale” ed ha auspicato che “grandi imprese, distretti e reti di piccole imprese possano integrarsi per rispondere alle sfide del mercato globale”.
Massimo Calearo, presidente di Federmeccanica, ha descritto nel suo intervento un caso concreto di nascita e sviluppo di un distretto vissuto da lui in prima persona. Ha spiegato come ha creato, in collaborazione con altri imprenditori, un distretto economico di una ventina di imprese in Slovacchia. “Tutto nasce dall’uomo, dalle esigenze dell’uomo, come a me è accaduto rispetto alla nascita di questo distretto” ha affermato Calearo, affermazione che ha riscontrato la piena condivisione di Vignali. In seguito ha descritto alcune caratteristiche dell’attività del distretto e l’impatto che ha avuto nella realtà slovacca: “l’attività è partita e si sta sviluppando positivamente anche perché lì è molto forte il legame tra l’azienda, la famiglia e il campanile e si stanno creando rapporti con la comunità locale, che apprezza non solo nuovi posti di lavoro disponibili, ma la possibilità di vedere e imparare nuovi sistemi imprenditoriali”.
Calearo ha poi spiegato che “alcuni figli di imprenditori veneti sono venuti in Slovacchia, rischiando lì l’attività, e stanno creando sistema tra di loro: questa ricchezza deve essere ricostituita anche in Italia, in Veneto dove essi vivono”.
Infine ha sottolineato “che parallelamente allo sviluppo delle imprese del distretto si stanno affermando forme di integrazione e di aiuto della comunità locale, che aggiungono valore e significato all’attività nel suo complesso”.
Andrea Cozzolino, assessore alle attività produttive della regione Campania, ha raccontato di come, entrando nel palazzo dell’assessorato, si aspettasse di trovare una stanza piena di leve e bottoni in grado di manovrare la politica economica e lo sviluppo della regione. Non era così: la maggior parte dei fondi anziché finanziare la crescita finanziavano la crisi, imprese senza speranza di salvezza anziché aziende con prospettive di sviluppo, non esisteva una mappa delle aree industriali libere e abbandonate e le mappe dei distretti non erano aggiornate da molto tempo. Si è resa necessario un deciso cambiamento di rotta, in cui si è rimessa al centro l’impresa, la sua capacità di creare valore e occupazione, l’idea di internazionalizzazione.
Una delle prime misure adottate è consistita nel riformare le modalità di assegnazione dei finanziamenti, puntando di più sulle eccellenze e riducendo i finanziamenti a pioggia. Si è poi deciso di riformare la gestione del credito d’impresa, concedendo maggiore flessibilità con una norma regionale rispetto alle disposizioni nazionali. Ha poi richiamato l’esigenza di estendere il concetto di distretto al di là dei confini regionali e, rivolgendosi in particolare Giovanni Alemanno, membro dell’intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, ha richiamato la necessità di “più Italia, di una politica che tratti realmente il mezzogiorno come un’opportunità”.
Vignali ha apprezzato l’intervento citando la pubblicità di una compagnia americana che recita “L’innovazione è negli occhi di chi guarda la realtà”, e ha continuato “questo vale anche in politica. Noi non vogliamo che non ci sia uno Stato, ma vogliamo uno Stato che faccia le cose che deve fare e non faccia quelle che non deve fare”.
Giovanni Alemanno, deputato al parlamento italiano, si augura che “la sussidiarietà non rimanga soltanto una parola, per di più relegata solo al non profit, ma possa essere il cuore di una riforma economico–istituzionale di cui il nostro Paese ha bisogno”. Raccogliendo la provocazione di Cozzolino, Alemanno ha ricordato che nel 2010 scatterà tra i paesi mediterranei, e quindi anche per l’Italia, un’area di libero scambio: questo deve essere un obiettivo e al contempo un’occasione da non perdere per l’Italia e in particolare per il meridione. Guardando al di là dei nostri confini, perché la nascita dell’area di libero scambio possa realmente portare benefici e benessere, “è necessario risolvere il conflitto mediorientale”. Cita da ultimo come esempio positivo di internazionalizzazione, politica da preferire alla delocalizzazione, quello appena raccontato da Calearo, per cui si cresce all’estero per crescere in Italia.
Vignali ha chiuso l’incontro richiamando l’esigenza di una educazione che abbia come metodo la valorizzazione di ciò che di positivo c’è nella realtà, metodo che ha apprezzato in tutti i relatori intervenuti.