Sulla pedana dove trovano posto i relatori dell’Invito alla lettura nella Sala Eni Caffè letterario D5 sta una scritta: “I libri si dividono in due categorie: i libri per adesso e i libri per sempre”. Quelli di Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna, fanno parte della seconda categoria. Anche se si tratta di un libro come “La fortuna di appartenergli – Lettera confidenziale ai credenti”, Edizioni Studio Domenicano, che è un opuscoletto di 14 pagine, proprio come dice il sottotitolo, una lettera ai fedeli cristiani sulla felice opportunità di essere credenti. Come argutamente afferma padre Giorgio Carbone, direttore delle Edizioni Studio Domenicano, si impiegano 45 minuti per presentare un libro che si legge in quindici (così dice lui, ma ne occorrono almeno trenta per un lettore normale). Camillo Fornasieri, direttore del Centro culturale di Milano, introducendo, sottolinea due aspetti che risaltano nel volume: il desiderio di appartenenza che l’uomo ha in sé e la stretta attualità del contenuto.
Padre Carbone racconta l’origine dello scritto. Il cardinale gli telefonò per proporgli questo scritto in vista della Pasqua, ma visto il successo della prima edizione, il volumetto cominciò a vivere di vita propria, per cui si pensò di farne una grande tiratura. Il cardinale Biffi elenca, con la sua sottile ironia, mai però gratuita, sei fortune dell’appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa. Fortune di varia tipologia. Per esempio un cristiano conosce il senso del mangiare il panettone a Natale… ma soprattutto sa che la vita non è determinata dal caso, ha un disegno eterno e un fine chiaro. Il secondo relatore, Stefano Alberto, docente di Teologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sottolinea l’ambrosianità dei contenuti del volume (sono molto citati sant’Ambrogio e la liturgia ambrosiana, un esempio per tutti è la frase “Ubi fides, ibi libertas”) e la chiarezza dell’esposizione del cardinale Biffi, pari in questo solo a Benedetto XVI, legata allo stesso tempo alla profondità del contenuto. “È un libro che si legge tutto d’un fiato, poi subito lo si rilegge e quindi lo si legge di nuovo frase per frase – ha detto don Alberto – per meditarlo e assimilarlo. È un libro che si mette in tasca e lo si tiene come il catechismo, esauriente e completo”.
Don Alberto chiude facendo notare che il cardinale Biffi sottolinea la misericordia di Dio, che non si accontenta di salvare neppure il 99 per cento degli uomini (la parabola della pecorella smarrita), ma li vuole salvare e tutti e, mandando Gesù, Verbo incarnato, permette all’uomo di chiamarlo “Abbà”, Padre.
(A.B.)
Rimini, 19 agosto 2012