In sala tiglio A6 si apre il dibattito con tre delle personalità più importanti del mondo calcistico italiano. Il moderatore, Tiziano Saggiomo, presidente di Compagnia delle Opere Sport, introduce il tema dell’incontro riferendosi ai fatti attuale del mondo calcistico: “lo sport è parte integrante della vita”, soprattutto nelle prime fasi di età, quindi “bisognerebbe ripartire dalla base”, dai ragazzini, “per consegnare una classe più sana”. Il primo ospite a prendere la parola è Edio Costantini, presidente nazionale del C.S.I.: “queste tematiche sono quelle che ci portiamo dentro”, l’impegno difficile dell’educazione dei giovani allo sport. Costantini si è dilungato a descrivere la difficile situazione sportiva in Italia, cercando nello stesso tempo di sottolineare come invece lo sport possa essere una via preferenziale per educare i giovani: “più dello sport credo non ci sia, perché non ammette mediocrità”, lo sport chiede tutto ed è “metafora della vita”. Lo sport vero è uno strumento miracoloso, ma ha bisogno di punti di riferimento: per Costantini servono quindi allenatori e società che siano compagni di strada per i giovani; il rischio più grande sono coloro che sfruttano i più giovani. Il presidente del C.S.I. individua quindi la necessità di luoghi che divengano innanzi tutto punti di incontro, scopo da sempre al primo posto per la sua società, dove l’agonismo resta al centro in quanto è necessario “educare questo bisogno di vittoria”. Per Costantini gli anni Settanta sono stati il periodo peggiore per lo sport in Italia: fu allora che sorse quella mentalità dello “sport come festa” che eliminava il concetto di competitività e di agonismo, mentre è necessario per lo sport puntare “all’eccellenza e alla fatica”. Per tutto questo le società sportive devono divenire punto di riferimento e di sviluppo nel territorio.
In sala tiglio A6 si apre il dibattito con tre delle personalità più importanti del mondo calcistico italiano. Il moderatore, Tiziano Saggiomo, presidente di Compagnia delle Opere Sport, introduce il tema dell’incontro riferendosi ai fatti attuale del mondo calcistico: “lo sport è parte integrante della vita”, soprattutto nelle prime fasi di età, quindi “bisognerebbe ripartire dalla base”, dai ragazzini, “per consegnare una classe più sana”. Il primo ospite a prendere la parola è Edio Costantini, presidente nazionale del C.S.I.: “queste tematiche sono quelle che ci portiamo dentro”, l’impegno difficile dell’educazione dei giovani allo sport. Costantini si è dilungato a descrivere la difficile situazione sportiva in Italia, cercando nello stesso tempo di sottolineare come invece lo sport possa essere una via preferenziale per educare i giovani: “più dello sport credo non ci sia, perché non ammette mediocrità”, lo sport chiede tutto ed è “metafora della vita”. Lo sport vero è uno strumento miracoloso, ma ha bisogno di punti di riferimento: per Costantini servono quindi allenatori e società che siano compagni di strada per i giovani; il rischio più grande sono coloro che sfruttano i più giovani. Il presidente del C.S.I. individua quindi la necessità di luoghi che divengano innanzi tutto punti di incontro, scopo da sempre al primo posto per la sua società, dove l’agonismo resta al centro in quanto è necessario “educare questo bisogno di vittoria”. Per Costantini gli anni Settanta sono stati il periodo peggiore per lo sport in Italia: fu allora che sorse quella mentalità dello “sport come festa” che eliminava il concetto di competitività e di agonismo, mentre è necessario per lo sport puntare “all’eccellenza e alla fatica”. Per tutto questo le società sportive devono divenire punto di riferimento e di sviluppo nel territorio.
Vincenzo Pincolini, preparatore atletico del Parma Calcio e docente presso la facoltà di Scienze Motorie all’Università di Parma, riprendendo l’intervento di Costantini ha compiuto un excursus per evidenziare l’assenza di una cultura sportiva in Italia: “siamo l’unico stato senza corsi di educazione fisica nelle scuole elementari”. Pincolini ha poi individuato l’esigenza di un intervento diretto delle amministrazioni locali per potenziare questa cultura sportiva: servono regole centrali e un lavoro capillare, “non si può lasciare tutto in mano alle società sportive”. La stessa trasformazione dell’ISEF in Facoltà Scienze Motorie presenta, per il relatore, delle facce oscure, eliminando totalmente l’insegnamento alla prevenzione. Per Pincolini la colpa maggiore sta però nella scuola, che al contrario delle federazioni e delle società sportive non ha ancora intuito il vuoto presente in Italia in tema di educazione sportiva. In conclusione egli ha evidenziato due temi scottanti: primo, come l’abbandono sportivo avvenga in un’età decisiva come la fascia tra i 12 e i 13 anni, e si ritorni allo sport solamente intorno ai 16 anni; secondo, il doping, che può essere sconfitto “solo dalla strada della cultura” partendo dalla famiglia, dalla scuola e dalle società sportive.
“Io nasco negli oratori salesiani”, così ha aperto il suo intervento Gianni Petrucci, presidente del C.O.N.I., volendo sottolineare la necessità di luoghi ben definiti dove fare sport, ma soprattutto dove poter fare degli incontri. Il compito del C.O.N.I. e del neonato Ministero dello Sport è proprio quello di richiamare i giovani all’attività sportiva, per far crescere i ragazzi come uomini: ad esempio di questo Petrucci a portato l’avventura della nazionale: “in Germania si è dimostrato che questi atleti sono cresciuti da uomini”; questo è l’ultimo esempio di come la forza dello sport in Italia sia grande. Petrucci individua proprio nell’educazione la via d’uscita: insegnare ai giovani il valore dell’agonismo e della vittoria. “Trent’anni fa una certa cultura di sinistra si era inventata che lo sport non è agonismo”, e questo periodo ha rovinato la mentalità sportiva in Italia. Riferendosi ai fatti attuali nel mondo del calcio, Petrucci ha confermato la necessità di dare al calcio delle regole etiche, ribadendo però che i primi educatori devono essere i genitori, poi i dirigenti e gli allenatori. Anche per Petrucci quello che manca è proprio “una cultura dell’attività motoria”: per questo egli vuole “rilanciare i giochi della gioventù”, perché lo stare insieme, il ritrovarsi, fa parte della cultura dello sport. Per concludere Petrucci ha richiamato alla necessità di una “rivitalizzazione” a livello sia di costruzione di impianti sia di regolamento interno. Riprendendo il processo al calcio ha sottolineato come sia necessario il rispetto del regolamento interno dello sport, e la necessità di “difendere la nostra autonomia”. “Oggi siamo di fronte a un periodo delicato, ma ne stiamo uscendo nel rispetto delle regole, e anche questo è un crescere da uomini”.
“Io nasco negli oratori salesiani”, così ha aperto il suo intervento Gianni Petrucci, presidente del C.O.N.I., volendo sottolineare la necessità di luoghi ben definiti dove fare sport, ma soprattutto dove poter fare degli incontri. Il compito del C.O.N.I. e del neonato Ministero dello Sport è proprio quello di richiamare i giovani all’attività sportiva, per far crescere i ragazzi come uomini: ad esempio di questo Petrucci a portato l’avventura della nazionale: “in Germania si è dimostrato che questi atleti sono cresciuti da uomini”; questo è l’ultimo esempio di come la forza dello sport in Italia sia grande. Petrucci individua proprio nell’educazione la via d’uscita: insegnare ai giovani il valore dell’agonismo e della vittoria. “Trent’anni fa una certa cultura di sinistra si era inventata che lo sport non è agonismo”, e questo periodo ha rovinato la mentalità sportiva in Italia. Riferendosi ai fatti attuali nel mondo del calcio, Petrucci ha confermato la necessità di dare al calcio delle regole etiche, ribadendo però che i primi educatori devono essere i genitori, poi i dirigenti e gli allenatori. Anche per Petrucci quello che manca è proprio “una cultura dell’attività motoria”: per questo egli vuole “rilanciare i giochi della gioventù”, perché lo stare insieme, il ritrovarsi, fa parte della cultura dello sport. Per concludere Petrucci ha richiamato alla necessità di una “rivitalizzazione” a livello sia di costruzione di impianti sia di regolamento interno. Riprendendo il processo al calcio ha sottolineato come sia necessario il rispetto del regolamento interno dello sport, e la necessità di “difendere la nostra autonomia”. “Oggi siamo di fronte a un periodo delicato, ma ne stiamo uscendo nel rispetto delle regole, e anche questo è un crescere da uomini”.