“LO SPAZIO DELLA SAPIENZA. SANTA SOFIA A ISTANBUL”

Press Meeting

Lo splendore di una bellezza e l’orizzonte di una speranza sono il duplice scopo al fondo della presentazione della mostra inaugurata oggi presso il Castel Sismondo.
Emilia Guarnieri, Presidente dell’Associazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, nell’introdurre i lavori, ha letto il messaggio che S.S. Bartolomeo I, Patriarca di Costantinopoli, ha fatto pervenire agli organizzatori del Meeting. “Sono commosso del vostro interesse per questo monumento”, ha scritto il Patriarca, “dove è possibile scoprire che il nostro triadico Dio è amore” e chiama tutti alla verità.
Riccardo Piol, co-curatore della mostra, ha poi presentato l’incontro cui hanno partecipato Ugur variegato Ambasciatore della Repubblica di Turchia in Italia, Fabrizio Bisconti, Segretario della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, Ilber Ortayli, Presidente Topkapi Palace Museum, Antonio Meneguolo, Vicario Episcopale per gli Affari Economici e Moderator Curiae della Diocesi di Venezia, Marina Ricci, giornalista del TG5.
Ugur Ziyal, all’inizio del suo intervento si è detto colpito dallo spirito del Meeting, soprattutto per il fatto che esso ha come principale obiettivo quello del “dialogo e lo scambio culturale per una crescita reciproca”. In questo contesto la mostra assume una particolare e significativo aspetto anche in relazione al tema sulla verità e Hagia Sofia è “uno dei luoghi in cui troviamo questa verità”. “Sapienza, conoscenza, verità, sono gli elementi distintivi di cui ha bisogno il mondo”, ha continuato Ziyal, e per poterli raggiungere occorre “attingere al nostro patrimonio comune”, in cui Hagia Sofia rappresenta un “gioiello splendente”. La mostra, frutto di un arduo e meticoloso lavoro, ricreando lo “spazio della Sapienza”, valorizza un patrimonio umano da far crescere perché rappresenta il simbolo del dialogo, della tolleranza e dell’amicizia, che ci si augura rafforzi i rapporti culturali di questa collaborazione italo-turca.
Bisconti, ha iniziato invece il suo intervento partendo dai “titoli di coda”, cioè dai ringraziamenti per quanti hanno collaborato alla costruzione di un evento espositivo eccezionale, nato a seguito del viaggio che Benedetto XVI compì in Turchia lo scorso novembre. “È una mostra che suggestiona, avvolge, il visitatore” – ha continuato – frutto anche del rapporto tra personalità diverse (giornalisti e studiosi), che hanno considerato le tantissime fonti storiche disponibili, e di quello con gli enti prestatori delle opere in mostra.
Ortayli, nel suo intervento ha delineato le diverse vicende che hanno contraddistinto le trasformazioni del monumento (dal passaggio da chiesa cristiana a moschea con l’opera dell’architetto Sinan, fino alla trasformazione in monumento laico sancita nel 1934 dal governo di Ataturk, passando per il restauro operato dai fratelli Fossati di Brera). Nonostante tutte le trasformazioni – ha proseguito – Santa Sofia non ha mai cambiato nome e anche per questo può essere considerato patrimonio comune, da consegnare al rispetto e all’ammirazione di tutti. “I suoi preti dovrebbero essere gli storici”, ha concluso Ortayli.
“Abbiamo prestato con gioia alcuni oggetti preziosi”, ha esordito Meneguolo, che ha aggiunto che “per la statura della mostra si sarebbe dovuto portare a Rimini tutta San Marco, una chiesa bizantina d’Occidente”. Meneguolo, riprendendo il celebre “sacco di Costantinopoli” avvenuto durante la quarta crociata del 1204, ha raccontato come alcuni tesori si trovano ora in San Marco a Venezia. Di questi tesori sono presenti in mostra: “il ciborio di Anastasia”, un “calice di agata di onice” (due materiali duri che lavorati diventano trasparenti), una “patena di alabastro” decorato, un “calice di porfido”.
Questo variegato gruppo di persone, ha detto la Ricci all’inizio del suo intervento, ha “guardato Santa Sofia come qualcosa di vivo” e con l’interrogativo su una possibile reciproca convivenza. Santa Sofia è bella, ha proseguito, e per noi rappresenta una pace reale, che può partire dal riconoscimento di comune della bellezza.
Alla fine degli interventi il sindaco di Rimini Alberto Ravaioli, insieme all’ambasciatore Ziyal, ha compiuto il fatidico taglio del nastro.

G.F.I.

Rimini, 19 agosto 2007