Lo spazio della filosofia

Sofia Bronzetti

So di me attraverso la parola

 

Rimini, 19 agosto – Nel contesto attuale, dove la tecnologia ha creato ampi spazi di relazione, ma anche di smarrimento, c’è ancora spazio per la filosofia? In Arena Polis Edison A1, Marco Ferrari, docente di Filosofia e Storia, ideatore e direttore delle Romanae Disputationes, nello spirito del manifesto per la filosofia (http://romanaedisputationes.com/), ha invitato Carmine Di Martino, professore di Filosofia Teoretica all’Università degli Studi di Milano, e Adriano Fabris, professore ordinario di Filosofia Morale all’Università degli Studi di Pisa, a dialogare sul tema “Guardare il mondo attraverso le parole”.

Alla domanda di Ferrari «Da dove viene il volto di ciascuno di noi?», Fabris ha risposto individuando innanzitutto la natura relazionale dell’io aperta alla dimensione della realtà. «Chi sono io? Quello che è nominato, e attraverso le parole guardo le cose». Il problema è che certe parole oggi, «sfarinate» per tutti gli usi, sono lontane da un referente oggettivo. Il professore ha sottolineato poi come sia «importante ricreare spazi con le parole dove sperimentare di essere insieme». Si pone quindi un problema etico nell’uso delle parole, cioè nella comunicazione. Fabris ha esemplificato con l’assembramento la logica della comunicazione dei nostri tempi: tutti a guardare un punto solo perché qualcuno lo fa. «Il social network non è un male in sé», ha precisato il docente, «ma richiede il vaglio della ragione critica per rappresentare una effettiva opportunità». La pena è l’isolamento e l’autoreferenzialità. «È necessario far capire che non è inevitabile cadere in una simile logica, ma che l’agire dell’uomo presuppone sempre la libertà». L’agire consapevole dell’uomo ha il peso della responsabilità, allora il linguaggio diventa comunicazione.

Di Martino ha sviluppato le sue riflessioni sulla proposta di un commento al titolo del Meeting: «Il cammino della nostra identità è legato a ciò che fissiamo, che è altro da noi. Io mi ricevo nello specchio che è lo sguardo dell’altro, tanto che il mio senso di identità non si produce col mero passare del tempo, ma occorre l’incontro che è sempre contingente. Il processo di identificazione è quindi sempre aperto». Qual è il valore del linguaggio in questo processo? Il professore ha precisato: «Il segno linguistico assume un valore universale in quanto suscita la stessa rappresentazione ideale nella sfera pubblica». Pertanto, ha così identificato per l’io la possibilità di stabilire un rapporto col mondo e con se stesso: «Pensare i miei pensieri, perché i segni mi consentono di prendere la distanza da essi». In questo senso per l’uomo è possibile muoversi anche nella dimensione della memoria. È ancora utile la filosofia in questa società? «La filosofia è la grammatica dei nostri pensieri» e si concretizza nell’apparente banalità della domanda di significato della realtà. «L’Occidente nasce dalla domanda: che cos’è ciò che vedo? Essa coincide col metodo che ha portato alla morte Socrate: non assumere una conoscenza perché deriva da una tradizione». A noi spetta decidere se rinunciare o tenere vive queste domande. Lo spazio proprio è la scuola: la struttura che l’Occidente ha organizzato per la trasmissione del sapere.

In conclusione il dialogo ha coinvolto il gremito pubblico della sala, che è intervenuto con riflessioni di ampliamento e richieste di chiarimento a cui i relatori non si sono sottratti. Marco Ferrari ne ha tratto una considerazione: «La filosofia bisogna farla e continuare a farla».

(G.L.)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

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