L’Italia e la sfida del mondo

Press Meeting

Rimini, 25 agosto 2015 – Matteo Renzi al Meeting: un giovane presidente del Consiglio fra i giovani che costruiscono la kermesse riminese. Subito dopo l’arrivo in Fiera, il presidente del Consiglio ha compiuto una breve visita dei padiglioni, rispondendo alle numerose richieste di saluti, foto e strette di mano del pubblico. Non è mancata una breve sosta allo stand della Regione Emilia Romagna, che ha successivamente ha offerto al premier un piccolo rinfresco con gli aperitivi dello chef stellato Paolo Teverini. Sotto la guida della curatrice Mariella Carlotti e insieme all’ex ministro Maurizio Lupi, Renzi ha poi visitato la mostra “Opus Florentinum. Piazza del Duomo a Firenze tra fede, storia e arte”. Dopo aver incontrato, allo stand di Federlegno, il presidente Roberto Snaidero, il premier si è intrattenuto nel padiglione D1 con gli organizzatori del Meeting, nonché con personalità del mondo istituzionale e imprenditoriale: il presidente della regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, il sindaco di Rimini Andrea Gnassi, l’ad di Ferrovie dello Stato Michele Mario Elia, il direttore della Country Italia di Enel Carlo Tamburi, Stefano Lucchini di Intesa SanPaolo, Massimo Angelini di Wind, Riccardo Pugnalin di Sky, Angelo Sticchi Damiani (presidente Aci), Giovanni Bariviera di Ferrero e Massimo Goldoni di Federunacoma, presente anche il ministro degli Esteri tunisino Taieb Baccouche.
Alle 13 nell’Auditorium Intesa Sanpaolo B3 Renzi ha partecipato all’incontro pubblico “L’Italia e la sfida del mondo”. Nell’introduzione Emilia Guarnieri, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, ha raccontato della propria esperienza e del Meeting. “Questo sarà un incontro di verifica – ha affermato – vorremmo verificare quanto possa essere socialmente e politicamente utile la testimonianza disarmata di chi cerca di spendere la vita perché i propri desideri e quelli degli altri possano vivere, perché, come ci ha detto papa Francesco, non ci venga rubata la speranza”. Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, ha posto al presidente del consiglio quattro domande sulla valorizzazione delle forze che costruiscono l’Italia “dal basso”, sul contributo dell’Italia a un’Europa sussidiaria, sul rilancio del Sud dell’Europa e lo sviluppo del Mediterraneo e infine sul ruolo dell’Italia nelle dinamiche internazionali.
Il premier ha precisato che il taglio che avrebbe dato al suo discorso parte dalla esperienza personale, in un’edizione in cui è centrale il richiamo alla responsabilità dell’io, attraverso la figura di Abramo: “Anch’io mi sento richiamato ad una responsabilità personale nei vostri confronti – ha tenuto a sottolineare – l’Italia deve tornare ad essere la terra delle opportunità e non dei rimpianti e per far ciò dobbiamo essere capaci di formulare un giudizio. Il mondo corre e noi abbiamo l’obbligo nei confronti dei nostri giovani di far ripartire l’Italia”.
“L’Europa a 28 è troppo o troppo poco? – si è chiesto il premier – Essa è nata senza una visione politica e l’Italia non ha giocato la sua parte. Abbiamo perso vent’anni cancellando il Mediterraneo dalla discussione e cancellando anche i Balcani. C’è un’emergenza Balcani che è pazzesca. Così le istituzioni europee hanno guardato altrove e non al Sud. Queste regioni sono sempre state oggetto di un racconto macchiettistico solo negativo”.
In realtà in questo momento l’Italia ha davanti a sé un gigantesca sfida – ha continuato – educativa e culturale. “Sono venuto al Meeting perché colpito dall’esperienza personale che qui vivete. Riconosco questo luogo come quello in cui tanti amici hanno arricchito la loro esperienza. Io credo che questo arricchimento possa generare un’amicizia che va al di là della contrapposizione politica”. Renzi ha lamentato che in questi vent’anni l’Italia ha trasformato la seconda repubblica in una rissa ideologica che ha smarrito il bene comune “e mentre il mondo correva noi eravamo impantanati nella sterile discordia interna tra berlusconismo e anti-berlusconismo”.
“Le riforme che stiamo facendo sono il tentativo – ha proseguito – perché l’Italia riparta dopo vent’anni di pausa. La nostra nazione ha bisogno di regole semplici come la legge elettorale, il job act, la riforma della pubblica amministrazione, la legge sul terzo settore e la prevista riforma fiscale, sicuramente migliorabili ma che danno una spinta al cambiamento. Il mondo italiano è un mondo molto più ricco di quello che ci raccontano i talk show che propagandano solo negatività”.
Renzi si è soffermato anche sul ruolo dell’Italia nel mondo. “Il nostro Paese deve avere come stella polare il rapporto con gli Stati Uniti; tuttavia possiamo svolgere un’importante ruolo di mediazione fra le varie potenze, in particolare nei confronti della Russia. Pensare di costruire un’Europa contro la Russia è un errore tragico: le radici culturali che ci legano sono più profonde degli aspetti economici”.
Non è un caso poi, ha sottolineato il premier, che l’azione dei terroristi ultimamente sia rivolta contro luoghi simbolici da un punto di vista culturale, educativo e religioso: “I terroristi cercano di farci morire come piace a loro, ma non riuscendoci, cercano di farci vivere come piace a loro, convincendoci che il vicino è un nemico. Contro questa barbarie l’Italia può svolgere un ruolo centrale per la sua storia che è luogo di qualità e bellezza”.
A chi dice che il nostro paese è un elenco di problemi, consiglia Renzi “raccontate le tante storie affascinanti di un paese che va avanti, nonostante la politica. Bloccare l’Italia non serve a nessuno, piuttosto deve essere rimessa in moto. L’Italia la fanno ogni giorno le persone che fanno bene il loro lavoro. Il compito dello Stato non è ingabbiare queste persone in un sistema, ma lasciarle libere. Intervenire oggi sul fisco non è una questione di consenso ma un aumento di libertà e di giustizia sociale per il paese. Per questo bisogna rendere l’Italia più semplice”.
Prendendo lo spunto dalla mostra visitata il premier ha ricordato che la sua scelta come sindaco di Firenze di pedonalizzare piazza del Duomo trasse spunto da una frase di Chesterton: “Il mondo non finirà per mancanza di meraviglie, ma di meraviglia”. La stessa ricetta secondo il premier si può applicare all’Italia intera. Il nostro Paese finora “si è bloccato perché si è quasi assuefatto alla bellezza. L’Italia deve riscoprire la meraviglia per la sua bellezza e la sua forza. Abbiamo uno spazio gigantesco se smettiamo di piangerci addosso e ci accorgiamo che ciò che ci fa grandi è ancora tutto lì”. “Di fronte alle istituzioni che cercano di tirare il Paese fuori dalla crisi – chiude l’incontro Emilia Guarnieri – noi ci siamo, al di fuori dalle contrapposizioni ideologiche e collaborando per il bene comune”.

(V. Car., A.S.)

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