Rimini, 20 agosto – Non è facile parlare di vittoria sul razzismo allo stadio, ma la campagna antirazzista di FC Internazionale “Buu al razzismo” sembra aver fatto centro. La campagna social, in cui hanno messo la faccia il presidente della società Steven Zhang, il vicepresidente Javier Zanetti e altre stelle sportive del club, è stata spiegata oggi al padiglione C7 dello Sport Village del Meeting in un incontro intitolato “Buu al razzismo. Quando lo sport vince il razzismo”. Luca Danovaro, chief marketing officer di FC Internazionale Milano, guidato dalle domande di Piero Vietti, responsabile dell’inserto sportivo de “Il Foglio”, ha raccontato la nascita e l’evoluzione della campagna che è diventata ben presto un fenomeno mondiale.
L’iniziativa ha preso le mosse dall’episodio dei cori razzisti dei tifosi interisti al difensore del Napoli Koulibaly, nella partita di Santo Stefano dello scorso anno. L’espressione offensiva è stata tramutata in un acronimo che echeggia la storia del club lombardo: BUU, Brothers Universally United. Internazionalità e coraggio sono infatti i valori fondanti dell’Inter, realtà sportiva milanese nata per dar spazio ai giocatori stranieri esclusi dai club cittadini preesistenti. Vietti ha sottolineato l’originalità dell’operazione social della società: «Da giornalista colpisce come in un mondo, quello dei media, dominato dal problema della generalizzazione, siate riusciti a ribaltare la narrazione di un evento, trasformando l’eco negativa dell’episodio a livello internazionale nell’occasione di un messaggio positivo». «Il nostro sforzo a livello internazionale è teso non solo a far tifare Inter, ma a far tifare i valori che l’Inter incarna» ha commentato Danovaro. Educare, dunque? Danovaro è chiaro: «I calciatori sono un esempio per i ragazzi, il nostro primo compito è far capire che attraverso lo sport passano valori importanti anche per la quotidianità delle persone».
Il tifo interista va comunque ben al di là dell’episodio dello scorso anno. «Da non interista colpisce sempre l’attaccamento dei tifosi alla squadra nonostante tutto, come si spiega?» domanda Vietti. «Da un lato c’è la passione, dall’altro i servizi e le attività offerte allo stadio. I nostri campioni raccontano l’Inter ai più giovani e le iniziative internazionali sostengono il bacino di passione interista», replica Danovaro. «Attraverso le Inter Academy, di cui un esempio è presente qui al padiglione sport del Meeting, i nostri allenatori mostrano ed esportano il nostro modo di insegnare il calcio». Un progetto ambizioso e ben strutturato a livello societario anche in ambito giovanile, insomma, «un’Inter sempre meno pazza?» si chiede Vietti. «Da quando alla presidenza dell’Inter è arrivato Steven Zhang, il nostro progetto anche a livello di brand intende puntare su un messaggio di consistenza». La prova del campo è rimandata all’inizio della stagione.
(L.V.)
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