L’innovazione che nasce dal talento

Press Meeting

Rimini, lunedì 20 agosto – In Arena Cdo for Innovation A5/C5, si parla ancora una volta di innovazio-ne, dopo aver analizzato nei precedenti incontri come competenza e talento possano essere le chiavi per accenderne la scintilla. Gigi Gianola, direttore generale Cdo, mostra due esempi molto diversi di percorsi intrapresi per individuare tali risorse, con gli ospiti Alessandro Mele, direttore Associazione Cometa, e Carolina Pozzi, manager di Academy Kasanova.

“Il talento si scopre e si coltiva, questa è la scoperta della nostra scuola, che con l’esperienza di accoglienza e educazione che le sono proprie ha trovato un metodo per individuare le capacità di ogni singola persona”. Esordisce così Mele, che poi continua: “Tanti anni fa la scuola era come abbandonata e gli studenti erano mortificati per gli scarsi risultati che ottenevano. Abbiamo capito che dovevamo cambiare noi operatori dell’educazione e così abbiamo focalizzato la nostra attenzione sul reale costituito dagli ambiti espressivi del singolo studente. Abbiamo cercato di capire cosa è il talento e soprattutto abbiamo capito che il talento si scopre, si coltiva, si conserva, si mette a disposizione. Ognuna di queste azioni è faticosa e comporta sforzi diversi. Oggi abbiamo seicento collaboratori per circa mille studenti e la scuola è in crescita con persone motivate”.

“Ma come inizia il percorso?”, chiede Gianola. “Il talento è l’unità della persona e il problema educa-tivo che si pone è innanzitutto fare in modo che ciascuno diventi sé stesso, quello che realmente è – ribatte Mele –. Ma poi si scopre che, anche se individuiamo talenti, nella scuola di oggi essi vengono calati in un contesto di antagonismo e ci si preoccupa solo della standardizzazione educativa. Ogni persona invece è diversa, proviene da storie diverse, ha caratteristiche diverse.” L’innesco del percorso di individuazione, dice Mele, è stato frutto di sperimentazione che alla fine ha fatto vedere come la migliore soluzione sia quella di scoprire talenti in azione. “Scoprire in azione quello che siamo è stata una grande cosa, mentre lo facevamo sugli studenti l’abbiamo scoperto anche sui collaboratori. Alcuni di noi educatori hanno scoperto attitudini e inclinazioni semplicemente applicandosi al progetto”. Il talento, però, in sé non dà valore se non entra in una relazione e non si applica alla realtà e quindi alla diversità dei progetti. Ed è così che nasce l’idea di mantenerlo, crescerlo, coltivarlo: proprio finalizzandolo alle circostanze del reale. “Questa osservazione è stato la svolta del nostro progetto educativo” conclude Mele.

Pozzi prosegue col racconto della sua esperienza: “La nostra azienda gestisce negozi in franchising di prodotti per la casa e all’uscita di un meeting con il nostro A.D. avevamo il compito di ideare nuovi prodotti. Io con qualche altro collega di diversissima formazione abbiamo allora pensato di attrarre talenti bandendo un concorso di filmati brevi su prodotti nuovi, quello che abbiamo chiamato il pro-getto OTTO. L’iniziativa ha avuto un grande successo e in molti ragazzi hanno risposto dando idee assolutamente nuove. Ha vinto un ragazzo indiano molto giovane. Abbiamo quindi capito che è l’atteggiamento della persona che fa la differenza, la sua passione, la sua creatività, il suo rapporto critico col mondo, tutti aspetti che vanno incentivati nelle nuove generazioni. L’osservazione e l’ascolto della realtà innescano il cambiamento e la nostra prima idea è stata di invitare i giovani in quanto persone tendenzialmente aperte e non condizionati da schemi aziendali”. Conclude quindi il relatore: “Le due parole chiave nate da questa esperienza sono apertura, dentro e fuori azienda, e collaborazione”.

(A.Le.)

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