L’Inferno di Dante non si recita in Kenya: si vive

Sofia Bronzetti

AL VIA LA SERIE DI INCONTRI NELL’ARENA INTERNAZIONALE CON TESTIMONIANZE, RACCONTI E PROTAGONISTI DI UN MONDO CHE CAMBIA

 

Rimini, 18 agosto – In Kibera l’“Inferno” di Dante lo capiscono bene. Perché la vita dei bambini e degli adolescenti lì gli assomiglia molto. “Non di solo pane: lo sviluppo che passa anche da Dante in uno slum” è stato il titolo dell’incontro che ha dato il via all’Arena Internazionale, un nuovo soggetto del Meeting, promosso da una collaborazione tra Unione europea, Cooperazione Italiana, Fondazione Avsi, Concord Italia, Asvis e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

Il primo dei dodici incontri previsti per tutta la settimana è cominciato con una clip, frutto di una esperienza lunga circa sei anni a Nairobi, nata con l’intento di dotare una scuola del territorio di uno spazio teatrale vero. Antonino Masuri, Avsi Kenya, referente del progetto Dante a Kibera, slum di Nairobi, ha spiegato come, insieme a Marco Martinelli, regista delle Albe, ha realizzato laboratori teatrali proprio lì: «Questa avventura è stata una grande sorpresa, perché noi non conoscevamo Marco Martinelli. L’Avsi ci aveva avvertito che fosse un grande regista. E noi abbiamo cercato di preparare tutto. Ma lui ci ha risposto con ‘non mi serve nulla, vengo io a vedere’. Ed effettivamente è venuto. Mi ha molto colpito che abbia puntato soprattutto sugli adolescenti e non sui bambini. Perché, secondo lui, sono gli adolescenti che iniziano a chiedersi in che consiste, e soprattutto per loro il teatro deve essere una scelta e non un’imposizione».

Martinelli, da parte sua, ha raccontato al pubblico la sua proposta ai ragazzi di mettere in scena Dante: «All’inizio non avevo svelato di cosa stessi parlando, ma ho solo proposto loro una storia. Volevo sapere se fossero interessati ed è stato così». Perché un uomo perduto, solo in una selva oscura fatta di paura, angosce e fallimenti per loro è facile da immaginare. Delle belve feroci pronte a divorarti sono normali per chi ha vissuto profonde sofferenze. Allo stesso modo, è assolutamente normale la consapevolezza che al mondo non ci si salva da soli. E come Virgilio aiuta Dante, se ci si comporta con lealtà «si trova sempre un amico disposto a tendere una mano» e a rappresentare una speranza. «Voglio ringraziare i ragazzi per avermi insegnato Dante. L’universalità della Commedia veniva fuori dai loro racconti» ha concluso Martinelli.

L’incontro è proseguito con la storia di Lamas Maiyah, giovane attore, studente Scuola Cardinal Otunga, che ha raccontato la sua esperienza insieme al regista: «Io interpretavo un politico corrotto. All’inizio non volevo, perché io vorrei davvero diventare un politico. Ma alla fine ho capito che stavo solo imitando e ho ricevuto molti applausi. Poi se un regista italiano ti dice che sei bravo a recitare, allora lo sei davvero».

La testimonianza di Giorgio Ficarelli, International Relations Officer per la cultura, Commissione Europea Dg Devco, ha terminato un dibattito che ha attirato l’attenzione e il consenso del pubblico.

 

(C. Can)

 

Responsabile Comunicazione Eugenio Andreatta tel. 329 9540695 eugenio.andreatta@meetingrimini.org

Scarica