Storia e responsabilità per un futuro possibile. Incontro con Luciano Violante
Una lectio magistralis sulla nostra Repubblica del presidente emerito della Camera dei deputati, Luciano Violante, alle 19 nella sala Illumia B1: questo il primo degli incontri per approfondire il percorso di conoscenza e di memoria implicati nella mostra “L’incontro con l’altro: genio della Repubblica. 1946-2016”.
La Repubblica, sostiene Violante, non è solo una forma di governo e la sua scelta viene prima della Costituzione: “Ha alle spalle una riflessione critica sul potere assoluto e in questo si distingue dalla monarchia, che ad esso è compatibile”. Violante ha poi descritto le caratteristiche proprie di due filosofie democratiche contrapposte: l’idea repubblicana e quella liberale. La prima, pur non evitando possibili torsioni negative che sfociano in autoritarismo, dà un valore positivo alla politica, muove dall’idea di un uomo libero da domini di altri che, grazie alla virtù civile, è orientato alla costruzione della comunità, partecipa alla vita politica, si impegna per essa, vive una solidarietà e tende alla regolazione del conflitto politico senza travolgere le istituzioni nell’eventuale critica delle persone. La seconda sottolinea l’essere “liberi da”, valorizza i suoi diritti individuali, non si pone il problema della partecipazione e dei doveri civici e muove da una critica alla politica.
Il relatore ha poi documentato i due compromessi cui giunsero i padri costituenti, da un lato, con la scelta di affidare le regole di stabilità politica ai partiti politici, mantenendole fuori dalla Costituzione e, dall’altro, di prevedere un equilibrio tra repubblicanesimo e liberalismo nella formulazione di principi fondamentali.
Nella seconda parte della lezione ha descritto e analizzato “le tre fasi dei settant’anni della Repubblica”. La prima fase, caratterizzata dalla prevalenza di valori repubblicani con grandi riforme sociali dal 1948 al 1978, si conclude con l’assassinio di Moro e vede da una parte una sostanziale stabilità della linea politica, pur nella variazione dei governi, e dall’altra l’inizio della strategia di stragismo di matrice di destra e del terrorismo di sinistra. La seconda fase va dal 1978 al 1989 ed è segnata da un progressivo allontanamento dei partiti dalla vita sociale, un innalzamento della spesa pubblica nel tentativo di tenere un simile rapporto e un incremento dello spirito liberale, poi sfociato nel dilagare dei populismi in tutto l’Occidente nella terza fase. Questa, che va dal 1990 ad oggi, secondo Violante è caratterizzata soprattutto da eventi quali la fine del bipolarismo internazionale, il trattato di Maastricht, tangentopoli e il referendum sul sistema elettorale maggioritario, fino alla recente trasformazione automatica di pur legittimi desideri in diritti.
“Ma da dove nasce la virtù civica e cosa consente di accettare di lasciare quel che si ha per superare l’egoismo e riguadagnare una prospettiva di costruzione del futuro?”, hanno chiesto alcuni studenti alla fine dell’incontro.
Rispondendo, il presidente Violante ha ampliato l’orizzonte: “Non è uno scherzo vivere, comporta doveri e la necessità di andare oltre il contingente e il mero principio di convenienza. Il problema è quale significato ognuno di noi dà a questa vita: dire ‘tu sei un bene per me’ non è una dimensione angelicata, ma comporta una responsabilità”. Perché, ha continuato, “è scoprire il senso della vita che ti dà la forza di andare avanti; la vita è un impegno e una responsabilità e va vissuta con impegno e responsabilità anche sul piano politico e civile”.