Il capitolo dedicato alla Chiesa cattolica ha chiuso il ciclo di conferenze dal titolo “L’incontro con l’altro: genio della Repubblica. 1946-2016, a cui è dedicata la mostra allestita al Meeting.
Massimo Bernardini, Giornalista e conduttore televisivo del programma Rai Storia, ha intervistato Agostino Giovagnoli, Docente di Storia contemporanea all’Università Cattolica di Milano, nella conferenza in programma alle 19 sala Illumia B1. I precedenti incontri hanno visto altre personalità, fra cui Luciano Violante, Giuliano Amato, Sabino Cassese, Giulio Sapelli, Michele Valensise, interpretare le relazioni fra la ricorrenza dei settant’anni della Repubblica e vari aspetti di rilevanza sociale. Nell’introduzione Bernardini ha ricordato che Giovagnoli ha dato un proprio contributo fondamentale quale supervisore storico ai contenuti della mostra.
Giovagnoli nella sua lectio ha trattato con sapienza e lucidità i passaggi fondamentali storico-politici che hanno accompagnato la ricorrenza dei settant’anni, partendo da un interrogativo e da una constatazione Qual è il futuro della Repubblica? C’è un futuro per l’Italia? La risposta – dice lo storico – è positiva, ma fermarsi a questo non è sufficiente. Ancora, qual è il futuro che ci attende? La domanda non è retorica, il problema dell’esistenza della Repubblica “non riguarda solo il nostro paese, ma anche altri stati come la Francia”. E spiega: “Per l’Italia però vale di più, a causa delle sue vicende travagliate, della fragilità, della tenuta dell’unità nazionale”.
Un’altra questione affrontata dallo storico è il punto di vista dei cattolici, evidenziato anche nella mostra. Per ricostruire i settant’anni anni della Repubblica Giovagnoli traccia le tappe fondamentali dal ‘43 ai giorni nostri. Fra il ‘43 al ‘45 con la fuga del re la Chiesa offre un contributo fondamentale alla costruzione della nazione, “la Chiesa – dice – incoraggia in maniera ‘generosa’ l’ingresso dei cattolici al governo, immette energia nella società dopo la disfatta della guerra. In questo sta il genio dell’incontro”. Tutti i primi passi sono fatti di incontri, con la svolta di Salerno del ’44 si arriva alla Costituente. Nel ‘48 i cattolici con De Gasperi ottengono la maggioranza assoluta dei voti degli italiani, ma De Gasperi dice no a governare da solo, nonostante il plebiscito, in quanto è il momento di favorire l’incontro fra cattolici e i non cattolici. Il rischio è la guerra civile, poi sono gli anni della Guerra Fredda e dell’avanzata del comunismo.
Il relatore arriva al periodo tumultuoso degli anni Settanta, gli anni del terrorismo. “È allora che arrivano i primi problemi per la Chiesa, partiti e cittadini non raccolgono la sfida e viene a mancare l’unità, una capacità progettuale, le grandi sfide imposte dalla globalizzazione. Con la seconda repubblica si accentuano le divisioni”. E il ruolo della Chiesa negli ultimi trent’anni? “I cattolici in questi anni sono slegati, divisi, viene a mancare un patto unitario. Ciò si evidenzia negli anni Ottanta, nel 1985 per la precisione, con il convegno di Loreto che sancisce la divisione fra cattolici della presenza e cattolici della mediazione.
Giovagnoli pone un altra domanda “Negli ultimi decenni i cattolici hanno fatto prevalere le singole identità o un progetto condiviso?” La salita di Papa Francesco al soglio pontificio pone oggi un’altra sfida ai cattolici: “il papa offre una chance a tutti i credenti: dialogare e ritrovare l’unità necessaria”. Il messaggio è unità, dialogo, superamento delle divisioni, visione nuova sul futuro.
Al termine il docente risponde ad alcune domande di studenti universitari, poi le conclusioni di Bernardini e l’invito a visitare la mostra nella giornata conclusiva del Meeting. A margine dell’incontro il giornalista legge l’appello diramato oggi dalla Cei per le vittime del terremoto nel Lazio: una colletta nazionale in tutte le chiese italiane si terrà domenica 17 settembre.