Ancora a metà del guado della crisi economica, un indice confortante per l’impresa italiana è il costante aumento delle esportazioni: ancora un più 11 per cento per il 2011, così come già per il 2010. Con questo dato introduttivo, Enrico Biscaglia direttore generale della Compagnia delle Opere ha avviato alle ore 11.00 in sala C1 il confronto tra imprenditori e istituzioni pubbliche sull’andamento delle nostre esportazioni, ponendo la domanda sul modo per migliorare le nostra presenza all’estero e favorire l’approccio nei paesi emergenti, conservando nel contempo le doti qualitative caratteristiche della produzione italiana.
Andrea Illy, in rappresentanza della nota casa – ricordando significativamente che il caffè è stato definito “bevanda ufficiale della cultura italiana” – ha sottolineato che oggi “si deve andare oltre la soglia della qualità di prodotto, alla quale il consumatore è stato ormai ben abituato”, puntando all’intangibilità dell’immagine del prodotto italiano. Occorre per questo che l’italian style che piace tanto agli stranieri “non risenta dell’immagine istituzionale un po’ pasticciona dell’Italia che purtroppo spesso si percepisce all’estero”. Conta molto secondo Illy che l’impresa esporti ma curi anche il sistema di distribuzione, come Illy spa ha fatto con i punti di vendita monomarca.
Per le imprese che esportano è poi fondamentale l’aiuto delle associazioni di categoria. Federlegno Arredo, che raggruppa dieci associazioni di produttori della filiera componentistica dell’arredamento, ha stabilito un programma di sostegno organizzato per l’ingresso di nostri produttori nel mercato cinese. Ne ha parlato il presidente Roberto Snaidero dopo una breve commemorazione del predecessore Rosario Messina, improvvisamente scomparso nello scorso marzo.
Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria, è poi intervenuto rimarcando tra l’altro che oggi per un’impresa farmaceutica insediata in Italia l’essere a capitale italiano o a capitale straniero non fa differenza: quando esporta rappresenta la produzione italiana.
La voce delle imprese che producono ed esportano sistemi di servizi alla persona è stato Livio Tronconi del gruppo clinico-ospedaliero Villa Maria, il quale ha auspicato un maggiore ricorso al principio di sussidiarietà nel rapporto tra pubblico e privato nel settore sanitario: “un esempio sono le nostre esperienze di parternariato nella realizzazione di cinque poli sanitari in Polonia”.
Naturalmente il ruolo istituzionale è decisivo nella promozione dell’export: e un grido di allarme per la soppressione dell’Ice, l’Istituto per il Commercio Estero, è stato lanciato dall’ambasciatore Umberto Vattani, che ha diretto l’Istituto per vari anni. “L’ente – ha raccontato il diplomatico – era stato fondato nel 1926 ad opera di Leopoldo Pirelli e si è caratterizzato per il sostegno concreto alle nostre esportazioni promuovendo incontri tra imprenditori nazionali ed esteri, accordi tra Stati e categorie di imprese, formazione del management per l’export”. La recente soppressione è stata un errore, lamenta Vattani, “ancor più al confronto del permanere di istituzioni analoghe nelle più importanti nazioni industrializzate”.
A Raffaello Vignali, vice presidente della Commissione attività produttive della Camera, il compito di concludere l’incontro. Il deputato ha sottolineato l’importanza dei sistemi di rete tra grandi o piccole imprese o tra imprese dello stesso settore che hanno esigenze di penetrare nei paesi emergenti con adeguati sistemi di distribuzione. Numerosi gli esempi citati, che dimostrano come tale modalità abbia già permesso in alcuni nostri tradizionali distretti industriali (ad esempio quello di Premana in Lombardia per la produzione di forbici e coltelli) di resistere e rilanciarsi nonostante la crisi. Vignali ha annunciato anche un progetto di legge per la tutela del made in Italy, che affiderà a un ente governativo il conferimento di marchi ufficiali di riconoscimento alle imprese italiane che eseguono processi produttivi secondo disciplinari di qualità.