Gentiloni: «Rendiamoci conto della grande opportunità che abbiamo»
Lupi: «Fare debito pubblico tutti assieme è un passo che tre anni fa nessuno di noi credeva possibile»
Rimini, 24 agosto 2021 – Al via oggi al Meeting per l’amicizia fra i popoli il primo incontro in collaborazione con l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà. Paolo Gentiloni, com-missario europeo per gli Affari economici, interviene sul tema “L’Europa del Recovery Plan. Next generation EU”. Partecipano Alessandro Cattaneo, membro del Coordinamento di Pre-sidenza e responsabile nazionale dei Dipartimenti di Forza Italia; Carlo Fidanza, capogruppo al Parlamento Europeo di Fratelli d’Italia; Maurizio Lupi, presidente dell’Intergruppo parla-mentare per la Sussidiarietà; Fabio Melilli, presidente della Commissione Bilancio alla ca-mera, Partito Democratico; Giovanni Andrea Toselli, presidente e amministratore delegato PWC. Introduce e modera Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera.
L’incontro si svolge in due parti: una prima intervista al commissario europeo, che lascia l’auditorium al suo termine per impegni istituzionali, e un secondo momento di confronto con i partecipanti.
La prima domanda di Fontana per Gentiloni è in merito al fallimento della politica occiden-tale sulla situazione dell’Afghanistan: «Il duro lavoro per i diritti e il sacrificio di tanti, com-presi gli italiani, non dovevano finire così», è la risposta di Gentiloni. «Oggi l’Ue può fare due cose: affrontare il problema dei milioni di persone che vogliono scappare da quella dittatu-ra, lavorando sull’accoglienza e su quote di accoglienza, anche togliendosi l’alibi dell’una-nimità sulle decisioni; e accellerare la capacità di risposta sulle questioni di geopolitica con una difesa comune europea, pena il delinearsi di un vuoto militare che potrebbe essere colmato da paesi che non hanno il rispetto per i diritti. Se non ora, quando muoversi sulla difesa comune?».
La svolta più significativa nella politica comunitaria è avvenuta, al momento, con il varo del PNRR: 235,12 miliardi di euro sono i fondi destinati all’Italia dal Next Generation Eu. Fonta-na chiede a Gentiloni in quale misura rappresenti la premessa di un cambiamento profondo del patto di stabilità e crescita. «Dipende dalla qualità della discussione politica in Europa e nei singoli paesi», risponde il commissario, che mette in evidenza la grande responsabilità che avrà il successo dello stanziamento che viene fatto per l’Italia. «Andiamo verso l’autun-no più importante in termini economici degli ultimi trent’anni e non mi pare che ce ne ren-diamo conto abbastanza. Abbiamo chiaro le riforme da fare nei prossimi mesi? Gli investi-menti da decidere? Abbiamo avuto la più importante ripresa economica degli ultimi vent’anni e adesso con questi fondi possiamo dare qualità agli investimenti in termini di so-stenibilità ambientale e carattere duraturo». Diversamente tra due anni saremo ritornati al-la crescita striminzita e al divario nord e sud. Questa è la sfida che dovrebbe essere vissuta da tutti i partiti politici, dalle forze sociali e dalla cultura. «Il dibattito italiano mi sembra che non abbia chiaro la straordinarietà della occasione e dei rischi di fallirla, rischiando di produrre un debito cattivo sull’intera posta richiesta dall’Italia».
Toselli commenta: «I suggerimenti di Gentiloni sono assolutamente rilevanti: il nostro am-biente economico non ha bisogno di denaro: ci sono più soldi che capacità d’investimento. Ha bisogno di riforme che rendano attrattivo l’investimento nel nostro paese. Tanti impren-ditori sono nell’attesa di questo, con un grande desiderio di veder cresce il valore delle pro-prie imprese».
Cattaneo ricorda che «l’Ue mette a disposizione questi fondi e l’Italia deve dimostrare di fa-re le riforme, non rispolverare dai cassetti i vecchi progetti pur di spendere quei soldi. Oggi dobbiamo riformare il paese su fisco, burocrazia e giustizia. Un esempio concreto è il docu-mento comune di quasi tutte le forze politiche messo insieme in commissione Finanze, che dice che questo è il momento della crescita e non della distribuzione della ricchezza, che è il momento di stare vicino alle imprese dando fiato a chi ha voglia di assumere rischi. È il mo-mento di più sussidiarietà».
Fidanza afferma: «Sono per la prima sul palco del Meeting e ne sono molto onorato. Ho tro-vato qualche opacità nel discorso di Gentiloni: l’amministrazione guidata da Biden ha com-piuto una scelta affrettata, non parlerei di débâcle dell’Occidente. La tragedia dell’Afghani-stan si sarebbe potuta evitare nelle sue manifestazioni più tragiche di questi giorni. Voglia-mo fare la difesa europea a guardia di quale politica europea? Se non c’è politica estera comune non ha senso la difesa comune. Noi sovranisti vorremmo un’Europa che faccia me-no cose e le faccia meglio. Serve un’Europa del realismo, non dell’ideologia europeista. Ci vuole più sussidiarietà anche in Europa, perché dove un paese può fare meglio è giusto che trovi spazio. Per concludere, sì alla sostenibilità ambientale, ma accompagnata a quella dell’economia e dei consumatori».
Melilli ritiene che «la preoccupazione del commissario sia fondata. Non ci rendiamo conto appieno della straordinaria opportunità che ci offre l’Europa e il rischio è duplice: non rag-giungere gli obiettivi, non renderci conto del valore dirimente che avrebbe non raggiungere gli obiettivi. Abbiamo costruito un paese policentrico nella distribuzione dei poteri che è di-ventato di una complessità sproporzionata e non ha costruito un rapporto più fluido con le imprese e con i cittadini.
Lupi conclude: «Grazie al Meeting che ogni anno ospita l’Intergruppo di lavoro sulla sussi-diarietà, che trova qui il suo luogo più consono. Da diciotto anni tentiamo di discutere met-tendo a fuoco i problemi e dialogando in modo trasversale ai partiti. Noi ci siamo accorti in questi ultimi periodi che non ci salviamo da soli, abbiamo bisogno, partendo dalle nostre diversità, di lavorare insieme, cercando non quello che ci differenzia, ma ciò che ci unisce per dare il proprio contributo. È stato un atteggiamento pragmatico quello che ci ha portato a cambiare posizione anche verso l’Europa: da soli non andiamo da nessuna parte. Abbiamo sempre criticato l’Europa degli egoismi e ora ci siamo accorti, perché la realtà ci ha costretto a cambiare, che piano piano è cambiata anche l’Europa. Fare debito pubblico tutti assieme è un passo che tre anni fa nessuno di noi credeva possibile».
(G.L.)