“L’Europa è il luogo dove fronteggiare l’emergenza uomo riscoprendone la sua storia e i suoi valori come la mostra del Meeting ‘Sinfonia dal nuovo mondo’ tenta di fare”. Con queste parole Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà ha introdotto l’incontro su “Europa dei popoli, Europa degli Stati” che si è tenuto nel salone D5. Sono intervenuti Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo e Luis Miguel Poiares Maduro, ministro per lo sviluppo regionale della Repubblica portoghese. Ha portato il suo saluto Pasquale Valentini, segretario di stato per gli affari esteri della Repubblica di San Marino. Valentini ha ricordato che il segretario generale delle Nazioni unite Ban Ki-moon ha riconosciuto la peculiarità di San Marino nella storia dei conflitti mondiali: “Questo stato ha dato riparo a molti di coloro che fuggivano dai conflitti”.
Il ministro portoghese esordisce affermando che un bravo politico, così come un bravo imprenditore, dev’essere capace di anticipare le tendenze dello sviluppo futuro dei fenomeni facendo scelte coerenti nel presente. Poiares Maduro ha poi individuato la radice della crisi europea in una crisi di democrazia, in quanto lo spazio comune europeo crea interdipendenze fra gli stati. “Le politiche di bilancio di uno stato ad esempio – ha continuato il relatore – coinvolgono necessariamente anche gli altri stati, senza che i cittadini dello stato che ne subisce le conseguenze possano incidere sulle scelte dell’altro. Inoltre c’è un problema di democrazia nei mercati dei capitali, che sono di proporzioni enormi, e non riescono ad essere regolamentati da un solo paese ma richiedono un controllo sovranazionale”.
L’Europa – ha continuato Maduro – si è dotata di strumenti, come la disciplina fiscale per contrastare l’influenza negativa che uno stato può avere sull’altro e ripristinare la fiducia dei mercati e degli stati fra loro. Secondo il ministro portoghese occorre creare un vero spazio politico europeo e per questo fa due proposte: dotare l’Europa di risorse proprie e di una sua capacità fiscale con un bilancio a cui contribuiscano direttamente i cittadini europei e riformare la Commissione europea facendone un vero governo dell’Europa. Solo così i cittadini potranno scegliere chi deve governarli, “e in questo modo si potrà ripristinare quel clima di fiducia nelle istituzioni europee che è andato perduto”.
Martin Schulz ha esordito ricordando che il “prossimo presidente della Commissione europea sarà eletto dal Parlamento europeo dopo aver consultato le diverse famiglie politiche che lo compongono nel rispetto dei risultati delle votazioni. Tale possibilità deriva dal trattato di Lisbona attualmente in vigore”. L’Europa – per il politico tedesco – è un’idea che si basa sulla solidarietà e il rispetto per la singola persona. Perciò “dobbiamo discostarci dalle cifre e parlare del rispetto della persona”.
Il nostro continente – prosegue Schulz – è riuscito a garantire la pace, lo sviluppo, la cooperazione perché insieme siamo più forti che da soli. “Siamo i più ricchi a livello mondiale ma il 50 per cento dei nostri giovani non trova lavoro e questa è una vergogna per il nostro vivere civile”. Schulz ha raccontato a questo proposito l’episodio di una ragazza spagnola che con ben due lauree era costretta ad andare a lavorare in Sud America perché nella sua nazione non c’era futuro. Il presidente del Parlamento europeo ha poi ricordato che nel nostro continente le grandi ricchezze continuano a crescere, mentre l’occupazione non decolla “e questo è il sintomo di una cattiva distribuzione della ricchezza che non dà possibilità ai giovani”. Inoltre il politico tedesco ha criticato il sistema finanziario e le banche “che hanno ricevuto i soldi dalla Bce allo 0,50% e non li hanno investiti nell’economia reale ma nei mercati finanziari, togliendo possibilità alle piccole e medie imprese di crescere e quindi di creare occupazione”. “Oggi – ha continuato il relatore – ci sono persone che vogliono dividere l’Europa fra Nord e Sud, fra chi produce e chi non produce, fra chi è efficiente e chi non lo è; per dimostrare le loro tesi portano ad esempio il disavanzo, la recessione e l’alta disoccupazione di certi stati, ma la Gran Bretagna se facciamo questi esempi dove la mettiamo? Al Sud o al Nord?”
Il Pil tedesco – ha ricordato il relatore – deve la sua crescita alle esportazioni, il 60 per cento delle quali finisce nel mercato europeo e la maggior parte in Italia. Logica la conclusione: “Questo significa che anche la Germania non può fare a meno dell’Europa”. L’Europa pertanto “deve essere forte per far valere nel mondo il valore della dignità umana contro lo sfruttamento dell’uomo che si svolge in tante parti del mondo anche a livello produttivo, tanto che in molti paesi i bambini vengono fatti lavorare per 14 ore al giorno”. Il compito dell’Europa nel mondo è far valere il valore della dignità umana. “E questo – ha concluso – lo possiamo fare solo insieme”
(A.S.)