L’eredità dell’economia europea: un groviglio di problemi da risolvere.

Press Meeting

L’outlook positivo sugli indicatori economici nell’eurozona renderà più facili le riforme e aiuterà a mantenere l’eredità dei nostri padri in Europa? L’interrogativo è stato posto da Domenico Lombardi, economista ed editorialista de Il Sole 24 Ore, nell’incontro “Europa: le sfide dell’economia. Opportunità e prospettive”, tenutosi alle 11:15 nella Hall Sud Sala Neri. Decisivo sarà, secondo Anne-Laure Delatte, vice direttrice di CEPII, «un nuovo slancio dell’alleanza franco-tedesca con le elezioni in Germania del prossimo autunno, dopo quelle in Francia, per sostenere l’Europa verso l’unione fiscale e l’unione bancaria». Sul piano finanziario, l’economista, ha auspicato anche «meccanismi nell’eurozona di trasferimenti di risorse ai Paesi in difficoltà», misura alla quale si contrappongono oggettive difficoltà nei singoli Stati. L’asse franco-tedesco rimane, ha proseguito Delatte, la «chiave di volta» nel contesto complessivo: «Abbiamo bisogno di un modello di Unione che vada al di là degli aut aut, che crei istituzioni più democratiche a livello europeo. La questione è politica».

Che cosa eredita oggi l’economia europea? La risposta è arrivata da Erik Jones, Director of European and Eurasian Studies alla Paul H. Nitze School of Advanced International Studies della Johns Hopkins University: «Le istituzioni sono in crisi di credibilità, abbiamo ereditato un bel groviglio di problemi. La crisi delle istituzioni ci obbliga a capire che cosa rischiamo di perdere. C’è il populismo, ma cosa è successo ai partiti politici tradizionali? Vediamo che oggi le emozioni, più che la sfera politica, hanno un forte riflesso sulle scelte economiche e bisogna capire cosa sono al meglio. La sfida», ha sottolineato, «è adattare istituzioni perché rispondano al presente. L’ Unione bancaria europea è un esempio, ma anche adattare i mercati del lavoro e il commercio».

Ancora l’eredità storica dell’Europa nell’intervento di Jeromin Zettelmeyer, Senior Fellow al Peterson Institute for International Economics: «L’Europa ha tanti padri e madri e noi abbiamo la responsabilità di questa eredità». In questo contesto, ha precisato, «oggi vedo un ampio margine di ripresa dell’asse franco-tedesco. Nel frattempo, tutti sono scontenti nei confronti di Bruxelles: questo è oggi il problema dell’integrazione europea». Per il relatore gioca a sfavore soprattutto il «problema di opinioni contrastanti in Europa, con il Sud che vuole meno interferenze nelle politiche nazionali e più opzioni e con il Nord che invece ne vuole di più. I tedeschi non sono favorevoli all’assicurazione europea dei depositi, perché sottolineano la necessità di una condivisione del rischio, ma c’è un margine di compromesso. La situazione può degenerare», ha concluso l’economista. «Occorre assumersi rischi, occorrono politici forti, Macron è un un buon inizio». Ma intanto, dal palco del Meeting, è partito un plauso a Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea: «Per fortuna», ha commentato Delatte, «c’è super-Mario: ha salvato l’Europa, ha salvato l’Italia. Lui ha detto che avrebbe fatto tutto quello che era necessario fare. Non credo che la crisi dell’euro sia finita, ma per ora è stata risolta grazie al quantitative easing».

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