L’enciclica Laudato Sì per una nuova cura della terra

Press Meeting

Rimini, 25 agosto 2015 – “Quanti di voi hanno letto l’enciclica di papa Francesco?”, fra il pubblico alza la mano un numero esiguo di persone, forse una ventina fra i numerosi presenti in sala. “Vi ringrazio per la vostra sincerità”. Inizia così, in maniera semplice, amichevole l’incontro con il fondatore e presidente del movimento Slow Food, Carlin Petrini in sala Neri CONAI alle 15, intervenuto sul palco del Meeting insieme a Giorgio Vittadini presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.
Il seguito è un racconto, alternato da aneddoti, episodi, dell’incontro folgorante fra il Santo Padre e Petrini, “un incontro – dice – nato da una telefonata, una sera di ottobre del 2013, che mi ha cambiato la vita. Sì, è proprio così, quella sera un mio collaboratore mi ha detto “ti ha cercato il Papa”. Credevo scherzasse, l’ho richiamato, ci siamo parlati per quaranta minuti, poi giorni dopo ho ricevuto una lettera dalla sede pontificia”.
Petrini è autore della prefazione che introduce l’enciclica Laudato Sì, “un documento straordinario – prosegue – di notevole spessore sotto vari aspetti, spirituale, culturale, storico, politico, economico che tutti dovrebbero leggere”. È il principio di un nuovo umanesimo, la risposta ad una mancanza dell’uomo.
Vittadini domanda al relatore quali siano i collegamenti dell’enciclica con la filosofia di Slow Food. “L’enciclica, scritta in maniera garbata – sottolinea – è ricca di spunti di riflessione e tocca i temi cari al nostro movimento, la custodia del creato, dell’ambiente, dalla terra, della biodiversità, la valorizzazione del lavoro dei contadini, dei pescatori. Ma soprattutto mette in evidenza due aspetti importanti della vita: la comprensione e la necessità del dialogo fra gli uomini”. Il dialogo può essere pura dialettica, sforzo intellettuale, “oppure toccare le corde del cuore”. Dialogo e comprensione sono strumenti potenti perché si basano sulla simpatia, sull’empatia, sulla gioia di vivere che ogni uomo esprime.
Petrini parla di ecologia integrale, spiegandola così: “Non possiamo avere rispetto della natura, della terra se non rispettiamo i nostri simili”. Il collegamento è al tema dell’immigrazione, “un fenomeno drammatico sul quale occorrono apertura mentale e nuovi paradigmi. Non dobbiamo dimenticare che anche gli italiani sono un popolo di emigranti con un nostro tributo storico di morti e sofferenza, di navi affondate durante i viaggi verso le terre d’America”.
Sul tema della gastronomia Petrini ha una visione netta: “Non è puro spadellamento o semplice insieme di ricette ma il risultato finale di un processo dove entrano in gioco agricoltura, storia, antropologia, biologia, fisica, chimica, genetica, economia, spiritualità”. Il pensiero è rivolto anche ai contadini e agli operai delle aree più povere del mondo, spesso sfruttati e derubati della terra, ma pure agli agricoltori italiani che producono latte, ortaggi, carne alla base delle eccellenze culinarie del made in Italy.
Sui temi della biodiversità e per valorizzare i prodotti e le tradizioni dei contadini e degli artigiani – ricorda il fondatore di Slow Food – ogni due anni a Torino viene dedicata la rassegna Terra Madre con oltre seimila artigiani provenienti da tutto il mondo. A novembre poi a Milano si terrà l’iniziativa straordinaria Terra Madre Giovani con la partecipazione di delegati da 130 paesi. A loro il messaggio conclusivo: “Siete chiamati ad una grande sfida, essere protagonisti del cambiamento, contribuire ad alleviare le sofferenze degli uomini attraverso la cultura del dialogo e della tolleranza. Io sono con voi”. Un messaggio trasversale e in sintonia a tanti temi trattati negli incontri e nelle mostre.

(G.G.)

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