L’EDUCAZIONE MODERNA: SPECIALISTI DEL NULLA?

Press Meeting

Alberto Savorana, portavoce di Comunione e Liberazione, spiega il provocatorio titolo come il voler porre l’accento sull’io, oggetto e soggetto di qualunque azione educativa, e ribadisce che “una società che non è in grado di educare firma la sua condanna all’estinzione”. Introduce quindi i due relatori Sergio Belardinelli, docente di Sociologia dei processi culturali ed educativi all’Università di Bologna, e Giorgio Israel, docente di Matematica all’Università La Sapienza di Roma: “Non sono specialisti del nulla, ma persone che con la loro esperienza combattono una battaglia”, quella del rinnovamento del soggetto educativo che viene prima delle nuove tecniche e nuove strategie, anche se evidentemente ne può fare uso. Savorana cita Paola Mastrocola, intervistata in un video della mostra “Giovani per la crescita” a proposito del rapporto con gli studenti svogliati: “Metterei accanto a loro i grandi: Dante, Montale, per vedere se si contagiano”.
Belardinelli esordisce collocando la nascita dell’educazione moderna all’interno della “crisi antropologica della concezione classica dell’uomo”, che adesso vuole concepirsi come individuo, ossia “emanciparsi da ogni legame sociale come famiglia, chiesa, politica. L’unica realtà che riusciamo a sopportare è quella costruita da noi, il nostro universo di plastica”. Così la pedagogia si adegua, rinunciando alla formazione dell’uomo, e si riduce ad esaltare spontaneismo e tecnicismo educativo. Così facendo, tra adulti impauriti e accondiscendenti e giovani capricciosi, si dimenticano le basilari evidenze su cui si fondano le relazioni educative: l’amore, l’esempio e l’assenza di pretesa dell’educatore di essere padrone del processo educativo.
Citando poi John Lennon (“la vita è ciò che accade mentre stai facendo altro”) afferma che così accade anche per l’educazione, che quindi “non è riducibile a protocollo, se non per gli specialisti del nulla” e introduce il tema del pluralismo. Occorre partire dalla ineludibile domanda fondamentale su cosa sia il bene dell’uomo, e accettare che “educare significa farsi carico di questa domanda”, concludendo che “ci siamo illusi che pluralismo ed autonomia potessero eliminare la fatica dell’educazione”. Si conclude con Horkheimer: “La cultura non ha diffuso, tra coloro che furono oppressi, quella capacità di felicità che un tempo fu propria dei signori”
Israel cita Giussani, ricordando che “quando un’egemonia culturale e sociale tende a penetrare il cuore, allora è venuto il tempo della persona” e si scaglia contro “l’economicismo educativo del cosiddetto capitale umano” a cui corrisponde “un crescente disinteresse per i contenuti ed un crescente interesse per le tecniche”. Il docente afferma inoltre che, se la conoscenza è finalizzata alla libertà, “ridurre l’educazione a tecniche di apprendimento è annientarla”. Infatti così “si trascura l’unico motore, la passione educativa”. E prosegue tuonando contro la “dittatura dell’esperto” e affermando che la valutazione degli educatori andrebbe al più affidata ad “esperienze di riferimento non esterne, non agli economisti della scuola”. Qualcuno dice che la cultura si può misurare con la stessa facilità con cui misuriamo la temperatura, ma “qual è l’unità di misura della conoscenza? Questa turlupinatura continua ad annidarsi tra le pieghe della burocrazia ministeriale e le corti degli esperti”. Ed ammonisce, suscitando gli applausi del pubblico: “che lo scientismo e la tecnocrazia diventino filosofia di governo in ambito educativo è cosa estremamente pericolosa”. Ed ancora, sull’insegnamento a base di neuroscienze, afferma che “la mentalizzazione dell’istruzione, in cui ogni difficoltà è trasformata in patologia, è una fuga dalle responsabilità”. Di contro, occorre rimettere al centro del processo educativo il rapporto tra maestro e allievo: “Educare senza testimoni sarebbe distruggere la conoscenza. Come può esistere testimonianza che non offra contenuto alla ricerca di senso?” Savorana sintetizza l’incontro in una battuta: “Non specialisti del nulla, ma esperti dell’umano”

(Ant.C.)
Rimini, 23 agosto 2012

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