Leadership, competitività e bene comune
Rimini, 23 agosto 2023 – Di quali leader e di quale leadership abbiamo bisogno nell’epoca delle transizioni? La risposta arriva dal Meeting per l’amicizia fra i popoli, nell’incontro “Leadership, competitività e bene comune”.
Mario Abbadessa, senior managing director e country head di Hines Italy, è partito dall’esperienza della sua realtà: «La leadership nel nostro settore può essere delicata, perché ogni giorno ci confrontiamo con numerosi team di lavoro e stakeholder con obiettivi ed esigenze diversi tra loro. Essere un leader in questo contesto, quindi, significa fare da mediana tra le tante estrazioni e caratteri che si incontrano in un’unica visione industriale. Fin dal 1960, per Gerald D. Hines, fondatore del Gruppo, è sempre stato importante coinvolgere direttamente i propri collaboratori nel capitale d’impresa della società. Anche in Italia abbiamo portato questo modello, perché siamo fortemente convinti che per poter estrarre valore dalle persone sia necessario responsabilizzarle creando un allineamento di interessi che guardi a una missione comune».
«C’è l’idea che il leader sia l’individuo carismatico che guida tutti gli altri», ha osservato Gianluca Giansante, socio Comin & Partners e docente Luiss, autore di Leadership. Teorie, tecniche, buone pratiche e falsi miti, (ed. Carocci), «è un mito da sfatare. La prima caratteristica del leader è quella di essere uno di noi». Un esempio di leadership viene dal fuorionda, all’inizio della pandemia, del presidente Mattarella, anche lui impossibilitato ad andare dal parrucchiere. Un leader che comunichi con altri leader: «Il modello leader-follower non funziona nei modelli complessi: è fondamentale che i collaboratori possano prendere le decisioni».
Antonio Funiciello, responsabile Identity Management Eni e già capogabinetto di Mario Draghi a Palazzo Chigi, ha aggiunto come non esistano «leadership per tutte le stagioni». Nel tempo che viviamo, fatto di «grandi trasformazioni», i veri leader sanno ideare «schemi nuovi». La leadership, comunque necessaria, è forte quando «non accentra, ma delega, organizza, rispetta l’avversario, va contro corrente». Funiciello, autore di Leader per forza. Storie di leadership che attraversano i deserti, edito da Rizzoli, ha aggiunto come «i decisori abbiano un rapporto molto complicato con il tempo»: devono «decidere e rispondere» di fronte alle sfide che li incalzano. Un leader come Mosè, che non vede la terra promessa, è sconfitto secondo le logiche attuali, ma «le esperienze umane si giudicano per quello che lasciano. Un sindaco bravo è uno che trasforma la realtà e cambia la vita delle persone».
Christian Malangone, direttore generale del Comune di Milano, ha notato come, sebbene l’uomo sia «costruito per il cambiamento», gli ostacoli si manifestano quando «non c’è una condivisione dei motivi, dell’indirizzo e della meta verso cui andare». Questo tema è vero anche per la Pubblica Amministrazione, la cui attrattiva verso le nuove generazioni, anche dopo la pandemia, è in forte calo: «I numeri delle persone che partecipano ai concorsi lo dimostrano». Per Malangone una buona immagine che rappresenta la leadership è quella del custode: «Le cose che custodisci non sono tue, non rimarrai per sempre». E nel leader sono forti da una parte il sentimento della mortificazione – «A fine giornata sai che il lavoro non è finito, e non basterà per tutto» – e quello della generosità – «Il leader diventi esempio per tutti, e quindi dia ragione e motivazione delle cose che fa, ne condivida i contenuti, coinvolga, monitori e nel caso corregga».
(A.C.)