Le mostre del Meeting: dalle periferie alla scoperta del cuore dell’uomo

Press Meeting

“Un percorso dalle periferie del tempo a quelle dello spazio, dalle periferie della cristianità a quelle della povertà, che desideriamo incontrare e aiutare”, Alessandra Vitez, responsabile dell’Ufficio Mostre descrive così le 7 esposizioni protagoniste del Meeting 2014. Un viaggio, dalla Siria all’Etiopia, passando per le realtà più povere di Brasile, Kenya ed Ecuador, oppure alla scoperta dell’universo o della letteratura e della storia, nell’incontro con Peguy, Tolstoj, San Giovanni Bosco, e della Chiesa d’Oriente. Al centro di tutto il destino dell’uomo e il suo desiderio di conoscere, incontrare e dialogare.
7 esposizioni a cui si aggiungono la mostra “LA SOCIETÀ DELL’ALLEGRIA. L’oratorio di don Bosco: “Questa è la mia casa!” (Villaggio Ragazzi, padiglione C3), 4 ‘Esperienze e percorsi’ di realtà che vengono a Rimini per farsi conoscere attraverso una piccola esposizione e le 2 di ‘Uomini all’opera’: esperienze e realtà che raccontano la propria esperienza.

Qui di seguito una breve presentazione delle 7 esposizioni:

Generare bellezza: nuovi inizi alle periferie del mondo (padiglione C1)
A cura di John Waters e della Fondazione AVSI
Tra le periferie del mondo di Papa Francesco, ci sono anche i luoghi più poveri del pianeta, dove miseria, guerra e fame rischiano di soffocare la dignità della persona. La fede incide sulla realtà fino a offrire risposte a queste grandi sfide? Quali sono i fattori che generano sviluppo? L’opera di realtà del terzo settore come AVSI è efficace o è solo assistenziale “distribuzione di briciole”? Il percorso della mostra attraversa tre realtà molto differenti: un gruppo di scuole in Kenya, un centro di recupero ed educazione nutrizionale a San Paolo, un intervento di educazione infantile e non formale nelle periferie di Quito. “Una delle scoperte che abbiamo fatto” racconta il giornalista irlandese John Waters, “è che un antidoto alla povertà può essere la bellezza: dobbiamo rendere le persone coscienti della bellezza che esse stesse sono. Una volta coscienti di questo possono sconfiggere la sensazione di essere una casualità, un incidente”.

Explorers (padiglione A1)
A cura dell’Associazione Euresis. In collaborazione con la Fondazione Ceur
Ricercare ciò che non si conosce è un tratto profondamente radicato nella natura umana. La mostra renderà i visitatori del Meeting dei veri e propri esploratori, catapultandoli ai confini del nostro sistema solare, a bordo della navicella spaziale Voyager, in un viaggio interplaneatario che li riporterà, al loro ritorno, a guardare la Terra con occhi nuovi: minuscola, meravigliosa e ospitale. Come scrisse T.S. Eliot: “Non smetteremo di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta”.

Dal profondo del Tempo: all’origine della comunicazione e della comunità nell’antica Siria (padiglione C1).
A cura di Marilyn Kelly-Buccellati. Con la collaborazione di Giorgio Buccellati e di Federico Buccellati.
Con la consulenza di David Lordkipanidze, Tamas Gamkrelidze, Maamoun Abdulkarim.
La Mostra racconta, tra le numerose scoperte negli scavi di Dmanisi (odierna Georgia) e di Urkesh (attuale Siria) della quella di cinque teschi ominidi (un milione ottocentomila anni fa) e di alcuni manufatti, spiegandone il significato. L’ultimo rinvenuto, perfettamente integro, era quello di un individuo con viso lungo, denti larghi e scatola cranica relativamente piccola. Un altro apparteneva a un individuo senza denti che, nonostante questa sua condizione, fu in grado di sopravvivere per diversi anni prima di morire. Dallo studio di questi reperti emerge un punto estremamente importante: l’aspettativa di vita più alta viene favorita dall’aiuto e dal sostegno degli altri individui e questo rappresenta probabilmente la prima prova al mondo dell’esistenza di atti di generosità o caritas.
Storia di un’anima carnale. A cent’anni dalla morte di Charles Peguy (padiglione C5)
A cura di Piero Cappelli, Pigi Colognesi, Flora Crescini, Massimo Morelli

Nel centenario della morte, il Meeting dedica una mostra al grande scrittore francese. “Quello che più ci interessa”, dice Pigi Colognesi, uno dei curatori, “è far conoscere quest’uomo, in particolare per la sua idea di avvenimento. Le cose non si possono racchiudere in schemi: o succedono o non succedono, non basta pensarle”. I pannelli sono fatti dello stesso carattere che lui utilizzava e all’interno ci saranno momenti vivi di dialogo inscenati con veri attori, come se accadessero oggi. La mostra è arricchita anche dal video di una intervista inedita ad Alain Finkielkraut.

PARABOLE D’ORIENTE. Il cristianesimo alla sfida del nuovo millennio (padiglione A5)
Promossa dall’ Ambasciata della Repubblica d’Armenia presso la Santa Sede. Organizzazione generale Zona. A cura di Renata Ferri.
Una mostra fotografica sulle comunità cristiane in Medio Oriente con un lavoro monografico di Michele Borzoni e una selezione di Immagini delle agenzie di stampa. Testi di Andrea Milluzzi

La condizione dei Cristiani d’Oriente sta recentemente tornando sotto i riflettori dei media e della politica internazionale, con gli appelli di Papa Francesco che ne sottolineano la drammaticità. L’ennesima guerra che insanguina la regione ha come conseguenza l’esodo massiccio dei cristiani, in questo caso dalla Siria, che ridimensionano ulteriormente la già esigua presenza cristiana nell’area della sua diffusione storica. Sono numerose le chiese presenti nella grande area che va dal Caucaso all’Egitto, dall’Iran a Cipro. Il doppio obiettivo della mostra è di documentare da un lato la realtà odierna della Cristianità orientale aprendo una riflessione sul futuro di queste comunità e sul loro ruolo nelle società mediorientali del XXI secolo, e dall’altro riportare l’attenzione della comunità internazionale sulla questione della salvaguardia del ricco patrimonio architettonico ed artistico che da secoli costituisce parte integrante della cultura cristiana. Il progetto espositivo avrà carattere itinerante. Oltre al Meeting -prima tappa della mostra- sarà portato a Roma, Bruxelles, Parigi e altre capitali europee.

Tolstoj. Il grido e le risposte (padiglione A5)
A cura di Giovanna Parravicini, Adriano e Marta Dell’Asta, Francesco Braschi, Ol’ga Sedakova, Fekla Tolstaja e di studenti di università italiane e della Scuola di Alta Economia di Mosca. In collaborazione con Museo Statale Tolstoj, Mosca; Istituto di Letteratura Russa (Puškinskij Dom) dell’Accademia delle Scienze, San Pietroburgo.
Nel suo travagliato itinerario umano, nei suoi grandi capolavori letterari come negli scritti pubblicistici, nella vasta attività educativa e sociale, nella ricerca religiosa attraverso il cristianesimo e altre religioni, Tolstoj ripropone i grandi temi della vita e della morte, della verità e della vita «buona», umana. La sua è la ricerca di un “europeo colto dei nostri giorni”, passato attraverso la crisi della coscienza moderna, le idee dell’illuminismo e del razionalismo, che soffre continuamente la tentazione della chiusura ideologica, della riduzione del cristianesimo a dottrina morale, fino alla negazione della divinoumanità di Cristo; ma, nel contempo, non riesce mai, fino alla fine, a soffocare il presentimento del mistero. Alla radice del dramma di Tolstoj vi sono alcune opzioni decisive: un’idea di ragione che ammette il mistero, oppure una ragione che si pretende arbitra del reale; un cristianesimo come avvenimento oppure una serie di regole da rispettare e far rispettare; un laicismo, spesso arrogante e pretestuoso, che contraddice l’acuta esigenza della «laicità», cioè di un’esperienza cristiana che trovi in sé le ragioni della consistenza della fede.

Dalle periferie della Cristianità. L’ETIOPIA INNALZERÀ A DIO LE SUE MANI. Immagini di una tradizione millenaria (padiglione C5)
A cura di Giuseppe Barbieri
Una mostra preziosa, che comprende anche un’ottantina di pezzi scelti da una collezione privata comprendenti croci in bronzo, rame, tavole lignee, manoscritti, icone e tessuti. A cui si aggiunge un video sulla vita liturgica e sociale etiopica. L’organizzazione di una mostra come questa, fatta di icone, manoscritti, croci etiopiche può far risaltare la duplice funzione che questi oggetti artistici hanno avuto e continuano ad avere nella società che li ha prodotti: la glorificazione di Dio, cioè l’aspetto propriamente liturgico e devozionale, e il sostegno alla dignità della persona al di là delle circostanze limitanti in cui si trova, cioè l’aspetto o la dimensione sociale. L’allestimento riminese sarà la 4° tappa di questa mostra. Le precedenti sono state Venezia, Pordenone e Vicenza.

Per chi è interessato è già possibile prenotare le visite guidate alle mostre sul portale del Meeting:
https://www.meetingrimini.org/default.asp?id=904&edizione=5991&item=18

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