Rimini, 22 agosto 2024 – Alle 15:00, nella Sala Conai A2 della Fiera di Rimini, si è svolto il convegno “Le migliori condizioni per coniugare lavoro, crescita professionale, vita privata e sociale”. Questo evento, organizzato con il sostegno di Eni, Randstad e Montello, ha messo al centro del dibattito il delicato equilibrio che le persone devono oggi trovare tra la loro vita professionale e personale, in un contesto lavorativo sempre più dinamico e complesso. Il convegno ha visto la partecipazione di Marco Ceresa, Group CEO di Randstad; Rita Ghedini, componente della Presidenza Nazionale di Legacoop con delega al Buon Lavoro Cooperativo; Enrico Giovannini, economista e statistico, cofondatore e direttore scientifico di ASVIS, nonché presidente del comitato scientifico Randstad Research; Mario Mezzanzanica, professore di Computer Science and Engineering all’Università Milano Bicocca e membro del Dipartimento Lavoro della Fondazione per la Sussidiarietà; e Tiziana Nisini, vicepresidente della XI Commissione Lavoro pubblico e privato. A moderare il dibattito è stato Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.
Vittadini ha aperto l’incontro evidenziando l’importanza di discutere di lavoro in un contesto come quello attuale, in cui le dinamiche del mercato sono in continua evoluzione: «Il tema di oggi non riguarda solo la quantità di occupati, ma la qualità delle condizioni lavorative e il significato che il lavoro assume per le persone». Ha poi introdotto la ricerca condotta dalla Fondazione per la Sussidiarietà in collaborazione con Randstad, che ha esplorato le condizioni ideali per coniugare lavoro, crescita professionale, vita privata e sociale. Vittadini ha sottolineato come la pandemia abbia accelerato cambiamenti già in atto, trasformando le aspettative dei lavoratori e le esigenze delle aziende. «Oggi i lavoratori non chiedono solo un contratto stabile, ma anche flessibilità, opportunità di crescita e un equilibrio tra vita lavorativa e personale». Invita i relatori ad affrontare tre temi particolarmente significativi per l’incontro: conciliazione di vita e lavoro; il significato del lavoro sia dal punto di vista personale che collettivo; formazione e soft-skill.
Mezzanzanica ha iniziato presentando i risultati della ricerca, che ha messo in luce una crescente attenzione dei lavoratori verso aspetti che vanno oltre la semplice retribuzione. «L’equilibrio tra lavoro e vita privata, un ambiente di lavoro positivo e retribuzioni adeguate sono i principali fattori di attrattività per chi cerca lavoro», ha spiegato, citando dati che mostrano come questi elementi siano diventati cruciali per la maggior parte dei lavoratori. Ha inoltre evidenziato come le imprese stiano progressivamente rispondendo a queste esigenze, con un numero crescente di annunci di lavoro che offrono flessibilità e benefit legati al benessere: «Le competenze trasversali, come la capacità di adattarsi al cambiamento e di lavorare in team, sono sempre più richieste, e ciò riflette l’evoluzione del mercato del lavoro verso modelli più agili e inclusivi». Ha poi posto l’accento sulla preoccupante crescita del cosiddetto “lavoro povero”, una realtà che colpisce circa l’11% dei lavoratori italiani, e ha sottolineato l’urgenza di interventi che possano migliorare le condizioni salariali e di vita dei lavoratori più vulnerabili: «In un contesto di crescita occupazionale, non possiamo ignorare che molte persone continuano a lavorare in condizioni precarie, con salari che non permettono loro di sostenere una famiglia».
Quindi è stato chiesto a Ceresa di contestualizzare i cambiamenti del mondo del lavoro rispetto ai nuovi bisogni e quali sono le sfide per le imprese e il ruolo della tecnologia. Il Group CEO di Randstad ha confermato che le trasformazioni delineate dalla ricerca sono già evidenti nel quotidiano delle imprese: «I lavoratori di oggi sono molto più attenti alle condizioni lavorative rispetto al passato. Vogliono sapere se ci sarà spazio per la crescita professionale, quanta flessibilità è prevista e quali sono i benefit offerti». Le imprese devono affrontare nuove sfide per attrarre e trattenere i talenti, sottolineando l’importanza di creare ambienti di lavoro che rispondano alle nuove aspettative: «La mobilità è aumentata, le persone cambiano lavoro più frequentemente e cercano contesti in cui possano sentirsi valorizzate e sostenute».
Ceresa ha inoltre parlato dell’impatto dell’intelligenza artificiale (IA) sul mercato del lavoro, riconoscendo che, sebbene questa tecnologia possa automatizzare molti compiti, non sostituirà completamente i lavoratori: «L’intelligenza artificiale diventerà un complemento del lavoro umano, non una sostituzione, soprattutto in quei ruoli dove la creatività e le competenze relazionali sono fondamentali». Ha infine esortato le imprese italiane a prepararsi per un futuro in cui il lavoro autonomo potrebbe diventare più comune, seguendo una tendenza già diffusa in altri paesi europei.
A questo punto Giovannini ha offerto una riflessione più ampia sulle trasformazioni necessarie per rendere il lavoro sostenibile e in linea con le esigenze di un’economia moderna. «La definizione di lavoro sta cambiando. Non si tratta più solo di attività remunerate, ma di tutto ciò che contribuisce al benessere sociale», ha detto, richiamando l’attenzione sulla necessità di superare la visione tradizionale del lavoro, che esclude molte attività non retribuite ma essenziali per la società. Ha inoltre sottolineato come la sostenibilità economica richieda un cambiamento profondo, che includa non solo la riduzione delle disuguaglianze salariali, ma anche un maggiore rispetto per il capitale umano. «Il futuro del lavoro passa attraverso un riconoscimento più ampio delle competenze e un’attenzione maggiore alle condizioni lavorative», ha affermato, invitando le imprese a abbracciare questa transizione.
Giovannini ha proseguito parlando delle sfide che l’Italia deve affrontare per migliorare il suo mercato del lavoro, evidenziando la necessità di investire di più nell’istruzione e nella formazione continua. «Siamo in ritardo nel raggiungere gli obiettivi di istruzione fissati dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, e questo rischia di compromettere la nostra competitività», ha avvertito. Il relatore ha concluso il suo intervento con un invito a riconoscere l’importanza del lavoro non retribuito e a ripensare il valore economico in modo più inclusivo e sostenibile.
Quindi Ghedini ha portato la prospettiva della cooperazione, spiegando come questo modello possa contribuire a creare condizioni di lavoro più eque e sostenibili. «Il buon lavoro cooperativo è un elemento identitario per noi. La cooperazione vera non è solo una forma giuridica, ma un impegno concreto per garantire stabilità, equità e sviluppo professionale ai lavoratori», ha affermato, sottolineando come la cooperazione si impegni a garantire non solo salari adeguati, ma anche un welfare integrativo che permetta ai lavoratori di conciliare meglio vita e lavoro. «Il welfare aziendale è una risposta fondamentale alle esigenze di flessibilità e sostegno che emergono dai lavoratori, soprattutto per le donne e i giovani».
Ghedini ha anche affrontato il tema dell’immigrazione e della mobilità interna, evidenziando come la mancanza di politiche di integrazione efficaci rischi di creare squilibri gravi nel mercato del lavoro. «Se non programmiamo l’immigrazione in modo strategico, rischiamo un declino non solo produttivo ma anche sociale», ha avvertito, richiamando l’attenzione sulla necessità di investire in politiche che facilitino l’integrazione dei lavoratori stranieri e promuovano la mobilità interna.
Nisini ha concluso il convegno sottolineando il ruolo cruciale della politica nel supportare il cambiamento del mercato del lavoro: «La politica non può creare lavoro da sola, ma deve essere al servizio delle imprese, accompagnandole con misure che incentivino l’occupazione e migliorino le condizioni lavorative». Ha parlato delle sfide che il governo sta affrontando per ridurre l’assistenzialismo e promuovere politiche che favoriscano la creazione di lavoro di qualità. Ha anche sottolineato l’importanza di investire nell’istruzione e nella formazione, per preparare i giovani alle sfide del futuro. «Dobbiamo superare le barriere ideologiche e collaborare con il settore privato per risolvere i problemi strutturali del nostro mercato del lavoro», ha affermato.
Nisini ha concluso con un invito a continuare il dialogo tra istituzioni, imprese e lavoratori, per costruire un mercato del lavoro che sia non solo competitivo, ma anche equo e sostenibile: «Abbiamo bisogno di una politica pragmatica, che sappia ascoltare e rispondere alle esigenze di tutti gli attori coinvolti, per creare un futuro migliore per il nostro Paese».