Le ingiustizie e la giustizia

Press Meeting

Rimini, lunedì 20 agosto – Il salone Intesa Sanpaolo accoglie il dialogo tra Roberto Fontolan, diretto-re del Centro Internazionale di Comunione e Liberazione, e Giovanni Legnini, vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. “Le ingiustizie e la giustizia” è il titolo scelto; una contrapposizione che intercetta appieno la domanda di senso – e quindi anche di giustizia – che in più occasioni è stata oggetto degli incontri del Meeting.
Legnini esordisce sostenendo che c’è “bisogno di ripensare il sistema normativo, i contenuti dell’ordinamento e, più in generale, il ruolo del diritto, in modo tale da poter raccogliere le nuove domande di giustizia di fronte alle vecchie ingiustizie”.

Subito si affrontano le criticità che oggi interessano di più: prima ancora che i rapporti tra potere legislativo e giudiziario, le stessa capacità dell’ordinamento di offrire norme in grado di rispondere ai problemi sempre più complessi e transnazionali, dall’immigrazione alla digitalizzazione. “Viviamo una situazione di crisi perché i fatti della vita sono più rapidi della capacità del legislatore di dettare la regola – afferma Legnini – e, laddove non sopraggiunge una risposta politica al bisogno di giustizia dei cittadini, questi si rivolgono alla magistratura”.

Il giudice, si osserva, spesso è chiamato ad un ruolo vicario e supplente di fronte ai vuoti del dato normativo e questo ha come inevitabile risvolto una crescente giurisdizionalizzazione dei rapporti e dei conflitti. “Questi cambiamenti non sono stati voluti dalla magistratura – continua Legnini – ma sono una conseguenza del modo in cui si sono evoluti i rapporti istituzionali. Bisogna guardare con attenzione questa trasformazione perché si rischia di aggravare la sfiducia delle persone nei confronti degli organi rappresentativi e, più in generale, del sistema istituzionale nel suo complesso”.

“Bisogna ricomporre il quadro: il rapporto tra la normativa statale e le fonti europee, il crescente utilizzo di strumenti di soft law, le evoluzioni nei rapporti tra popolo e istituzioni e tra i diversi organi che sono chiamati ad operare in queste ultime. Tutto questo chiede maggior consapevolezza da parte dei diversi attori coinvolti, in un continuo dialogo tra poteri e saperi”.

Ormai alla fine del suo mandato da vice presidente del Csm, Legnini conclude: “Siamo all’inizio di un percorso che deve portare la magistratura italiana ad accogliere le responsabilità che derivano dai poteri che i cittadini le accordano. L’ascolto e la predisposizione al dialogo debbono contraddistinguere questo cambiamento; e tutto senza mai rinunciare ai principi di indipendenza della propria funzione. Questa evoluzione culturale è appena iniziata e chiederà un crescente impegno”.

(E.S.)

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