Rimini, 21 agosto 2021 – Uno dei temi di attualità a cui il Meeting vuole contribuire per il bene del paese è stato affrontato da Carlo Bonomi, presidente Confindustria, e Guido Bardelli, presidente Compagnia delle Opere. I loro interventi sono stati preceduti dalle testimonianze di Emanuela Lucchini, presidente ICI Caldaie, e Attilio Briccola, amministratore delegato Bric’s S.p.A.: aziende che hanno vissuto le difficoltà economiche e sociali create dalla pandemia. Ha moderato l’incontro Dario Di Vico, editorialista de Il Corriere della Sera, il quale ha ricordato che «nonostante la crisi pandemica, l’Italia è rimasta il secondo paese manifatturiero d’Europa», ed ha paragonato le nostre imprese ad un «pavimento che ha tenuto nonostante le forti sollecitazioni. Oggi abbiamo una previsione di crescita del Pil del 5 o 6% nel 2021, e il PNRR può essere l’occasione di una collaborazione forte fra il sistema pubblico e il nostro sistema imprenditoriale attraverso le sue rappresentanze».
Lucchini ha esordito osservando che «dopo 10 anni di difficoltà crescenti non si può parlare di semplice crisi, ma di un cambiamento così profondo da somigliare alla fine dell’epoca glaciale». La relatrice ha inoltre messo in evidenza come l’emergenza sanitaria ed economica abbia costretto le imprese a cambiare a trecentosessanta gradi, «anzi ogni azienda deve considerarsi una start-up se vuole stare al passo con il cambiamento in atto. Sono da rimettere in discussione», ha continuato, «tutti gli aspetti della impresa: ambientali in cui la soluzione, secondo ICI Caldaie, è passare velocemente all’utilizzo dell’idrogeno come fonte energetica investendo insieme ai centri di ricerca e alle altre aziende del settore; organizzativo, perché ogni persona che lavora deve essere interconnessa con gli altri, non esistono più gli operai e gli impiegati, e non esiste più l’aspetto gerarchico, ma si lavora per progetti trasversali per favorire l’apporto di tutti al business; imprenditoriale, perché non è sufficiente l’intuizione iniziale dell’imprenditore, ma occorre che, lui stesso, si dia un metodo e un percorso per dare seguito a quel desiderio originario». Dopo due anni di stasi, ha proseguito Lucchini, le aziende sono tornate ad assumere giovani laureati per cui sono da strutturare percorsi professionali e di carriera; occorre permettere ai giovani di inserire nuovi metodi nel lavoro: algoritmi di intelligenza artificiale, progettazione per modelli e big data. Inoltre le imprese devono diventare fulcro di attrazione per giovani talenti. La formazione continua deve essere il “must” del futuro, secondo uno slogan preso dalla Toyota: «Gli uomini impareranno finché vivono, le aziende vivono finché imparano».
Briccola gestisce l’azienda di famiglia fondata nel 1952 dal padre con sei dei suoi nove fratelli. Essa è stata colpita fortemente dalla crisi pandemica con il blocco dei voli aerei, in quanto produce dei trolley. Il fatturato nel 2020 si è dimezzato, nonostante la caratura internazionale dell’azienda, che oggi sta risentendo positivamente della domanda proveniente dal suo primo mercato rappresentato dagli Stati Uniti. La svolta per vincere questa paura, causata dalla crisi pandemica sull’azienda, è stato l’invito della CDO di Como al Board della Fabbrica per l’eccellenza, in cui Briccola ha ritrovato le ragioni e l’energia per giocare fino in fondo la propria responsabilità. In questo periodo ha affermato di aver «svolto un lavoro sulla sostenibilità» e capito che essa «è collegata alla competitività», inoltre compreso «che cosa significa responsabilità sociale, il cui primo oggetto è l’azienda stessa e coloro che si rapportano con lei. Tuttavia le collaborazioni anche fra aziende non sono sufficienti ad affrontare le sfide future, ma servono i corpi intermedi affinché i fondi del PNRR possano arrivare ai soggetti economici per la propria trasformazione e miglioramento».
Bardelli ha esordito ricordando che «non possiamo semplificare l’attuale momento di complessità, ma dobbiamo guardare e farci interrogare per trovare insieme le risposte giuste. Le due testimonianze» di Lucchini e Briccola, ha proseguito, «ci hanno fatto comprendere come una responsabilità sociale nasce dal confronto con la realtà e non da una spinta etica o filosofica. Quello che ha tenuto in questa crisi è stato il capitale umano e la capacità degli imprenditori di mettere insieme questo capitale: sono state le mattonelle che hanno tenuto insieme il pavimento imprenditoriale dentro un confronto e un dialogo con gli altri e i corpi intermedi».
Bonomi ha riflettuto sulla rappresentanza e sulla responsabilità che ne consegue per il bene del Paese, dicendosi molto perplesso sul fatto che i sindacati non si siano seduti al tavolo sulla crisi sanitaria e economica per trovare una soluzione condivisa: di fronte a più di 128mila morti non ci si può tirare indietro. Il relatore ha rilanciato, di fronte ai morti per il lavoro, un patto della fabbrica per la sicurezza, proponendo l’istituzione di commissioni paritetiche con la partecipazione diretta di lavoratori e datore di lavoro per trovare soluzioni condivise sulle misure di sicurezza nelle diverse realtà. «Il problema della sicurezza sul lavoro», ha continuato Bonomi, «era stato sollevato da noi su alcuni settori industriali come l’automotive, per cui occorre intervenire dove esiste il problema. Esistono dei colli di bottiglia che devono essere superati in Italia e il PNRR può servire per fare le riforme strutturali che servono al Paese. Una delle prime è la scuola, che forma le generazioni future e deve essere costruita su chi la frequenta e non solo su chi ci lavora; la riforma degli ITS deve renderli più capaci di fornire le competenze tecniche che servono; infine politiche attive del lavoro devono aiutare la formazione per trovare nuove opportunità. Non possiamo più permetterci una politica che faccia perdere tempo al Paese e punisca l’asset più importante, che è la manifattura, perché, nonostante la ripresa prevista a fine 2022, saremo ancora sotto di quattro punti rispetto al 2008».
Bonomi ha concluso di essere orgoglioso di rappresentare gli imprenditori italiani, perché l’Italia ha dimostrato con molti episodi in questo periodo di essere una comunità coesa: «Il buon navigatore si vede quando il mare è in tempesta».
(A.S.)