Rimini, domenica 19 agosto – Si è aperto con un minuto di silenzio, ricordando la tragedia di Genova, l’incontro di presentazione del Meeting. A chiederlo è stata la presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli Emilia Guarnieri: “È un momento di silenzio, di amicizia, preghiera e vicinanza umana agli amici liguri, alle famiglie colpite, alle vittime e ai feriti. La pace, chi la conosce, sa che gioia e dolore in parti uguali la compongono”, ha ricordato, citando Paul Claudel. In apertura Guarnieri dell’incontro ha dato lettura del messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Manuel de Oliveira Guterres. Introducendo il relatore, S. Ecc. Mons. Christophe Pierre, la presidente ha posto alcune significative domande: che cosa produce il desiderio del cuore dell’uomo nella vita personale, nell’organizzazione della società, dell’economia, nel lavoro, nella politica? Può cambiare la storia?
Nell’Auditorium Intesa Sanpaolo A3 alle ore 15.00, l’arcivescovo, nunzio apostolico negli Stati Uniti, ha svolto in modo vibrante e appassionato il tema che dà il titolo alla XXXIX edizione della manifestazione. Fra gli ospiti in platea, il presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione don Julián Carrón e la presidente uscente della Rai Monica Maggioni.
Pierre, richiamando una nota espressione di papa Francesco, ha rilevato che “di fronte al cambiamento la gente comincia a disperarsi, dimenticando di essere protagonista della storia”. Che cosa può dunque rendere tale? “Solo un incontro che risveglia il cuore e riapre alle possibilità del futuro: come è accaduto negli incontri che la gente ha avuto con Gesù. O negli incontri personali che Papa Francesco ha con la gente che incontra oggi. O negli incontri che accadono a noi, come eredi di don Giussani”.
Affascinante e coinvolgente è stata, in tal senso, la lettura del brano evangelico della samaritana offerta dal nunzio apostolico: “Quando Gesù le si presenta come acqua viva, c’è nella donna una presa di coscienza: ella riconosce di avere a che fare con una persona davvero eccezionale, qualcuno che avrebbe potuto soddisfare la sua sete più profonda, la sete di felicità”. La samaritana, ha proseguito infatti Pierre, “aveva cercato di placare la sua sete la sua sete con le cose terrene e si era ritrovata perennemente assetata, insoddisfatta e frustrata. La sua era, dunque, una vita di dolore, di miseria, di solitudine”. Proprio come spesso accade a noi: “Cerchiamo di far fronte ai nostri peccati, alle debolezze e alle inadeguatezze colmando le nostre vite con cose che pensiamo possano soddisfarci, dall’alcol e le droghe alla ricchezza e al potere; ma alla fine nulla ci soddisfa”. L’incontro della donna con una “Presenza originale” la porta, invece, a scoprire la sua umanità e le possibilità di “vivere in un modo nuovo” testimoniando quanto accadutole.
Monsignor Pierre ha osservato le analogie tra tale episodio e la lungimiranza pastorale e missionaria del Santo Padre. “Con le sue encicliche, i discorsi e i gesti, il Papa chiama la Chiesa a prendersi la responsabilità di facilitare una esperienza personale di Gesù, che riempie la vita di gioia”. Il prelato ha offerto, dunque, una lettura del pontificato di Bergoglio alla luce della Conferenza dei vescovi dell’America latina ad Aparecida (2007): “In quell’occasione problemi come l’insicurezza che domina il vivere dell’uomo moderno e i suoi effetti sull’evangelizzazione sono stati affrontati col metodo dell’ascoltare la realtà, dialogando con tutti i livelli della società. Analogamente il Santo Padre propone la visione di una chiesa che facilita l’incontro con Cristo. Questa missione – ha proseguito il relatore – richiede innanzitutto di prendere coscienza di ciò che esiste nel cuore dell’uomo: il senso della verità, della giustizia, del bene, della felicità e della bellezza. Il Papa invita la Chiesa ad essere missionaria, a placare la sete dell’uomo per la Presenza di Dio in Gesù. La sua elezione – ha chiosato Pierre – in questo momento storico è veramente provvidenziale, perché la Chiesa ha ricevuto un Pastore che la spingerà ad essere una Chiesa di incontro, di misericordia e di testimonianza, pienamente impegnata e coinvolta nella realtà”.
Il relatore ha proseguito, dunque, tratteggiando un’analogia tra Francesco e don Luigi Giussani: “Il Signore ha chiamato Giussani ad essere un profeta fondando Comunione e Liberazione e guidando il movimento attraverso i tumultuosi tempi del 1968, in cui la fede sembrava disconnessa dalla vita e gli ideali e le speranze di felicità dei giovani erano modellati da una mentalità secolarizzata. Educare i giovani e portarli a vedere l’attrattiva di Cristo come il centro della vita e l’adempimento dei loro desideri diventò, allora, il compito fondamentale di don Giussani. Egli invitò ad una verifica costante della proposta cristiana, un paragone con l’esperienza per valutarne la corrispondenza al desiderio di felicità insito in ogni cuore. Oggi – ha osservato Pierre – ci troviamo di fronte a un’ulteriore riduzione della capacità di guardare la realtà e quindi del sé, sotto l’influenza del potere terreno. Il Movimento di CL, applicando la sensibilità del metodo educativo proposto dal fondatore, è chiamato a proporre un percorso che guardi avanti, affinché uomini e donne possano diventare consapevoli, non solo di quali siano i loro bisogni più profondi, ma anche di cosa hanno dentro sé stessi”.
“Siamo alle soglie di un cambiamento epocale, parliamo di rivoluzione tecnica e delle comunicazioni, ma qual è la vera rivoluzione?”: monsignor Pierre ha concluso individuando la risposta a questa domanda nella “rivoluzione del cuore. Non possiamo costringere nessuno a credere, come Gesù non ha costretto la samaritana; piuttosto, le ha dato, attraverso il dialogo, la possibilità di perseguire il vero desiderio del suo cuore. E anche noi – ha affermato il prelato – possiamo offrire a coloro che incontriamo, specialmente ai giovani, l’opportunità di condividere la grazia che abbiamo ricevuto. Il mondo oggi ha bisogno di testimoni: genitori, educatori, politici, compagni di lavoro e sacerdoti. Abbiamo bisogno di una Chiesa che testimoni la gioia dell’appartenenza a Cristo”