Rimini, 25 agosto 2017 – Un sistema paese con al centro il lavoro e la persona: è quello che hanno chiesto in maniera corale le imprese, la finanza pubblica e privata, i sindacati, i cui autorevoli rappresentanti si sono confrontati, alle 19:00 in Sala Illumia C3, durante l’incontro “Lavoro e persona”.
Moderati da Bernhard Scholz, presidente di Compagnia delle Opere, sono interventi: Annamaria Furlan, segretaria generale di CISL; Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia; Stefano Barrese, responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa San Paolo; Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria.
Per Furlan occorre una visione europea: lo sviluppo, la digitalizzazione, la formazione, la creazione dell’industria 4.0, passa attraverso un confronto con gli altri stati del continente. «Dobbiamo parlare», dice, «di Stati uniti d’Europa». Come fare uno scatto di discontinuità col passato? «Attraverso la politica redistributiva, la ripresa degli investimenti, la politica industriale, la produttività. Più partecipazione e più produttività sono gli assi in cui cooperano lavoro e impresa. La questione occupazionale, in particolare quella giovanile, dev’essere una priorità della politica, dell’agenda di governo».
Per Invitalia, dice Arcuri, lo sforzo comune dev’essere indirizzato attraverso cinque traiettorie, «recuperando il senso di comunità e superando quello di individuo; aiutando la parte più povera del paese; avendo cura delle richieste di crescita delle aziende; semplificando il rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione; favorendo uno sviluppo del sud e non solo del nord del paese».
«Oggi le imprese del paese devono tenere conto del processo di innovazione tecnologica in atto a livello globale», aggiunge Barrese. «Le prime otto delle dieci grandi imprese a livello mondiale sono di questo settore: al primo posto dei loro interessi c’è il profitto e non la persona. La tradizione manifatturiera del nostro paese è per l’innovazione, per la formazione. Il nostro gruppo bancario», conclude, «ha quale priorità finanziare questo tipo di impresa». Un dato: 48 miliardi per quest’anno, di cui 25 già erogati per 7000 richieste di intervento di imprese 4.0.
«La sfida del paese è crescere: oggi l’Italia è la seconda nazione più industrializzata dell’Europa, ma potrebbe essere ancora più forte anche a livello globale», sostiene Boccia. «La Francia vuole avanzare e strapparci il titolo: un dato significativo sono i 30 milioni di euro di investimenti che Macron ha previsto per lavoro e imprese. Confindustria può avere un ruolo da intermediario nelle scelte di politica economica», continua, «e suggerire gli strumenti da adottare per la crescita dell’economia reale». Un esempio il piano giovani, «il nostro investimento per il futuro: a mio giudizio, la riduzione del cuneo fiscale per i primi tre anni favorirebbe l’assunzione di giovani. Poi le imprese familiari: non c’è assoluta dicotomia fra famiglia e impresa. L’Italia, nonostante la crisi», conclude Boccia, «rimane un grande paese industriale; poi con la Brexit, insieme a Francia e Germania, può giocarsi un ruolo di primo piano. Occorre crederci e lavorare insieme».
(G.G.)