L’AMICIZIA NELLA BIBBIA
Weiler: «L’amicizia? Venti anni al Meeting»
Rimini, 21 agosto 2023 – Joseph Weiler, University professor at NYU Law School and senior fellow at the
Center for European studies at Harvard, ha festeggiato oggi i suoi venti anni di Meeting per l’amicizia fra i
popoli. Lo ha fatto nell’edizione dedicata all’amicizia e parlando de “L’amicizia nella Bibbia”, insieme al suo
amico don Stefano Alberto, docente di Teologia, Università Cattolica del Sacro Cuore. Prima di entrare nella
Sala Conai A2, un giornalista gli ha chiesto cosa fosse per lui l’amicizia. «Venti anni al Meeting», ha risposto
senza neanche pensarci. E da amico ha parlato, non da conferenziere. Come uno che rincontra gente a lui
cara, dopo un anno di legami virtuali, con la voglia di comunicarle il risultato dei suoi studi e stupirla con le
sue intuizioni.
Weiler ha esordito dicendo che la Bibbia preferisce l’amicizia alla fratellanza di sangue e che ne parla come
di una esperienza amorosa, tanto che, nelle Scritture, amore e amicizia sono spesso intercambiabili. Il suo
primo colpo ad effetto riguarda la celeberrima frase di Levitico 19, 18, che invita ad amare il proprio
prossimo. «Il testo ebraico non parla di “prossimo” ma di amore “per il tuo amico”. È una parola rivelatrice
che ci dice che un’amicizia profonda chiede il nostro amore». Weiler ha facile gioco nel demolire la
fratellanza di sangue dell’Antico Testamento, ricordando le storie poco edificanti di Caino e Abele, Isacco ed
Ismaele, Esaù e Giacobbe, Giuseppe venduto dai suoi fratelli. «La Bibbia privilegia l’amicizia rispetto alla
fratellanza e gli amici più che i fratelli», ha ribadito. «Anche oggi vediamo quanto siano complicati i rapporti
fra fratelli; invece, con gli amici, di norma, la relazione è meno complicata e più profonda, anche se può far
soffrire per la sua sincerità: “Leali sono le ferite di un amico”, recita Proverbi 27,6» Weiler ha insistito su
questa intercambiabilità fra amore e amicizia. In Proverbi 3,32 si dice che “l’amicizia del Signore è per i
giusti”. «Anche qui con la traduzione non ci siamo», ha puntualizzato. «Il testo ebraico usa l’espressione
“confidenza”. Dio ha confidenza con il giusto; è come se i due condividessero un segreto, come degli
amanti. Così Abramo, in Cronache, non è solo amico, come leggiamo oggi, ma uno “che ama Dio”. E ancora
Abramo, ma in Isaia, per l’Altissimo è più di un compagno, è “amore”.»
Non poteva mancare il riferimento a Davide, il personaggio dell’Antico testamento più amato e studiato da
Weiler. Il libro di Samuele parla di Gionata, uno dei capi d’Israele, e ci rivela che la sua anima era
fortemente legata a quella di Davide. «Sulle prime sembra che abbiamo a che fare con il classico caso di
amicizia previsto dal Levitico: si ama il proprio amico come se stessi», commenta Weiler, «Ma io sono
scettico. Intanto perché Gionata aveva trent’anni di più (e non dico oltre …) e poi perché il suo è un
sentimento unidirezionale. In nessuna parte, infatti, si dice che Davide lo ricambiasse. È un’amicizia
unilaterale.» Weiler era dispiaciuto, ma ha dovuto riconoscere che Davide, almeno fino ai Salmi, «non è
stato mai capace di amicizia, basta ricordare la fine che fece fare ad un amico leale come Uria. Davide ha
sempre sfruttato l’amicizia degli altri».
Di tutt’altra natura, invece, è il rapporto fra Rut e Naomi (Rut 1, 16-17), due donne amiche, veramente
«unite da un’amicizia dell’anima».
Nel Nuovo Testamento, secondo Weiler, c’è una percezione più profonda dell’amicizia fra uomo e Dio.
Nell’Antico, la condizione di questa amicizia è l’obbedienza ai precetti di Dio. «Nel Vangelo di Giovanni, al
capitolo 15», ha commentato il relatore, «è detto che un’amicizia non può crescere in una relazione
maestro-servo. Il servo obbedisce e basta. Gesù invece parla di dare la vita per i propri amici. I discepoli gli
obbediscono perché hanno capito la profondità del suo insegnamento. Se qualcuno avesse detto a don Giussani che lo seguiva perché era il suo maestro, lui non avrebbe gradito. L’obbedienza viene da una conoscenza, da una consapevolezza».
Weiler ha concluso il suo incontro con gli amici, recitando la sua preghiera preferita: “Amico della mia
anima”, con cui gli ebrei aprono e chiudono i riti del Sabato. «Vieni o amico dell’anima mia, vieni o padre
misericordia mia, chiama il tuo servo a te. Presto attirami, o Dio, come un cerbiatto all’acqua correrò e
adorerò la tua via. Il tuo amore mi delizierà, più che il miele a me dolce sembrerà; sazio sarà questo servo
tuo Signore d’ogni squisito sapor».
(D.B.)