“Un libro – ha evidenziato Camillo Fornasieri introducendo la presentazione del volume (Ed. Marietti 1820) – con cui don Francesco Ventorino ha voluto offrire la propria personale reazione alla sfida lanciata a Ratisbona da Benedetto XVI alle ragioni del mondo, le nostre ragioni, e alla fede, la nostra fede: “mostrare la fede nella sua ragionevolezza, e sentire lo stupore nell’essere, sentire che il rapporto con la realtà è il rapporto con l’Altro”.
“La vita è semplice – ha quindi sottolineato Giancarlo Cesana – è fatta della gioia, del dolore, della morte. Ma per essere affrontata richiede una decisione,e anche disciplina, sacrificio. Il libro porta il sottotitolo ‘Tracce di antropologia cristiana del matrimonio dal pensiero di S. Tommaso al magistero attuale della Chiesa’, e affronta il discorso sulla concezione dell’uomo cristiano a partire dall’affermazione che ‘ tutti gli uomini possono fare esperienza di un ordine delle cose’.”
Storicamente gli uomini hanno bisogno, per comprendere quest’ordine, di imparare a non sentirsi i padroni della realtà. In forza della rivelazione cristiana, Cristo aiuta l’uomo a comprendere ciò per cui è fatto: questo significa che possediamo una dignità. S. Tommaso descrive in 15 righe cos’è il bene, ovvero l’ordine della realtà: quello che c’è di concreto il cristianesimo lo conosce. Dio cos’è? È la presenza unica dentro le cose. Questo vale anche per la sessualità. Affinché essa diventi linguaggio d’amore, per l’autore è necessaria una continua e profonda educazione della persona. La ragione senza affettività non esiste: solo un’intelligenza affezionata è capace di passare dall’eros (affermazione di sé) all’affermazione dell’altro come bene per sé, all’affezione al destino Resiste solo ciò che rimanda a qualcos’altro di più grande. Questa sarebbe soltanto un’idea, se non ci fossero persone che vivono la verginità come espressione totale. Noi siamo fatti per essere amati e possedere. “La famiglia – ha scritto don Ventorino – è il luogo in cui si può mostrare che il cielo e la terra si toccano”’. “L’educazione si regge sulla coerenza ideale”, diceva don Giussani. Ciò che si costruisce è l’affermazione di quello che si segue: è una sfida che diventa anche sfida a educare i figli sul terreno dell’umano. “La famiglia è il luogo di una vita che nasce dall’amore per il destino di un altro. Bisogna capire che l’amore è un giudizio sulle cose a cui sono attaccato con affezione”.
“Sono partito – ha soltanto voluto precisare don Francesco Ventorino – da don Giussani, e sono risalito indietro nel tempo nella tradizione cristiana per ricercare la fonte viva che ha alimentato il suo carisma”.
M. T..
Rimini, 22 agosto 2007