A tema il rapporto tra laicità e laicismo questa mattina al Meeting per i senatori Marcello Pera e Rocco Buttiglione, monsignor Luigi Negri, Vescovo di San Marino e presidente della Fondazione “Giovanni Paolo II” per il Magistero Sociale della Chiesa, e Nikolaus Lobkowitz, Direttore del Centro studi sull’Europa dell’Est e sulla Mitteleuropea,.
Il primo intervento è stato quello del professor Lobkowicz, che ha subito evidenziato la differenza tra laico e laicista: “la vocazione del primo è cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio. Il laicismo invece, è il tentativo di limitare o addirittura escludere l’influenza della Chiesa e della religione nella vita pubblica”. “Inizialmente – così Lobkowicz ha delineato l’evoluzione del laicismo – indicava la richiesta di un insegnamento pubblico senza religione; venne poi auspicata la divisione fra Stato e Chiesa, e si arrivò, dopo la II Guerra Mondiale, alla codifica di questo tipo di laicismo nella Costituzione di molti Stati”. Al contrario, “lo Stato moderno deve stare molto attento a non trasformare il laicismo in una nuova religione, come avvenuto nei Paesi comunisti”: in realtà tutti i valori riportati nelle Costituzioni degli stati europei hanno un’indiscutibile origine cristiana e senza il cristianesimo non sarebbero mai emersi. Solo “dalla paura della libertà” che i cristiani hanno dimostrato di avere nel corso della storia ha potuto avere origine questo laicismo: ma oggi “lavorando insieme, laici e cattolici possono identificare un percorso comune per fermare il declino della nostra società. Ciò è possibile in quatdo accomunati dallo stesso obiettivo: conservare una società che corrisponda alle esigenze dell’uomo”. I cattolici devono vivere
la loro vocazione impegnandosi concretamente nel mondo e assumersi responsabilità nella politica: “in quanto cristiani convinti, siano dei politici buoni perché ragionevoli”.
Rocco Buttiglione ha raccontato del suo incontro con l’esperienza e il pensiero di don Luigi Giussani che ha sempre trovato sorprendente perché proponeva il cristianesimo non come dottrina impositiva, ma “come esperienza che illumina tutta la vita”. Nel parlare di democrazia, ha poi affermato che “il suo bello è proprio che la sconfitta e l’errore non sono mai definitivi”. La democrazia non si basa sull’approccio razionalistico e laicista per cui vi è una scienza infallibile che dice all’uomo cosa deve pensare; questo modello di pensiero impone una “verità” trovata con metodi scientifici, “facendo però fuori l’esperienza dell’uomo”. Esperienza è infatti una parola chiave per il parlamentare, che, imparando dagli insegnamenti di don Luigi Giussani, la riconosce come elemento cardine attraverso cui passa la ricerca dell’uomo, della Verità.
“Nessuno può dirci di non parlare di quella che facciamo nella nostra vita. In questo modo, quando parliamo di matrimonio, lo presentiamo come un’ esperienza positiva che ha generato frutto”. Quando ci si confronta sul livello dell’esperienza, e non ideologico, è inevitabile “trovare convergenze tra cattolici e non, perché siamo tutti uomini”. “È amando l’esperienza dell’ uomo – ha concluso Buttiglione – che si diventa tali. Né clericali, né laicisti”.
Marcello Pera, dopo aver distinto fra laicità di stampo americano (dove la separazione fra religione e politica non annulla la prima che, anzi, è ammessa nella società perché la politica possa nutrirsene) e laicismo di origine francese (il giacobinismo che estromette qualunque religione per venerare la religione dello stato), ha parlato delle conseguenze dell’affermazione del laicismo, figlio della rivoluzione del 1789, in Europa e in Italia. “Emblematico quanto capitò a Buttiglione nella Commissione europea – ha ricordato Pera – Lì si stabilì che, in politica, non si può trarre ispirazione dalla propria fede, ma ci si deve omologare al dettato giacobino rivoluzionario dell’89”. Poi ha elencato i guasti del laicismo: il pasticcio del preambolo della Costituzione europea che nega la radici cristiane, la sperimentazione sugli embrioni, il diritto all’aborto, all’eutanasia, ai matrimoni e alle adozioni per gli omosessuali, l’eugenetica, il partito dei pedofili olandesi. “Sono tutti frutti della rimozione della tradizione cristiana”, ha spiegato. E poi il multiculturalismo, che ghettizza gli stranieri, e il diritto di cittadinanza nella sua versione italiana, “che tratta un problema di somma importanza come se fosse un certificato anagrafico così che il problema più importante sono gli anni di permanenza”. “Si sta realizzando l’alleanza fra democrazia e relativismo, e così si vota su tutto e non ci sono più valori non negoziabili: conta solo il criterio della maggioranza”. Pera ha concluso ricordando che abbiamo davanti sfide epocali: la vita, la dignità della persona umana, l’integrità della nostra cultura, l’Islam. “Di fronte ad un’‘agenda’ del genere, che cosa sento dire? Che il problema è l’allargamento della maggioranza, la necessità di un compromesso, che i cattolici debbono stare un po’ di qua e un po’ di là. Sono furbatine politiche non all’altezza del compito, bassa cucina che passa una dieta insipida e non nutriente”.
Monsignor Negri ha infine ricordato come Giovanni Paolo II sia stato in grado di insegnare a laici e cristiani ad essere veramente tali. “Molti uomini hanno capito che il Papa insegnava loro ad essere uomini, contro il tradimento di tante militanze”. Sono così nati cattolici non clericali e laici non laicisti: laici, cioè, “che hanno superato l’orrenda tentazione delle ideologie totalitarie, alle quali si deve, per esempio, un certo assetto del nostro Paese, che ci fa soffrire soprattutto nella provincia in cui sono stato messo a vivere e a lavorare”. La Fondazione Giovanni Paolo II per il Magistero Sociale della Chiesa “tenterà di aiutare il dialogo fra laici non laicisti e cattolici non clericali, dialogo davanti al quale le schermaglie ideologiche appartengono solo al passato”.